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L'architrave è un elemento architettonico e strutturale molto importante: costituisce infatti la chiusura superiore di qualsiasi porta o finestra e perciò contribuisce in maniera determinante alla stabilità di una parete in muratura.
Può rimanere in vista oppure essere nascosto dall'intonaco o un rivestimento: possiede quindi anche un importante ruolo estetico e di caratterizzazione dell'edificio, perché ciascuno stile architettonico ha codificato i propri modelli peculiari.
Gli architravi tradizionali sono quasi sempre in legno, un materiale molto adatto grazie all'ottima resistenza a flessione; di tipo monolitico in pietra con forma rettangolare, triangolare oppure a trapezio o infine a piattabanda di mattoni o di conci lapidei sagomati a cuneo.
Poiché, inoltre, sono un prezioso documento dei materiali e delle tecniche costruttive tradizionali, un intervento di restauro o miglioramento sismico deve prevederne l'accurata conservazione con opportune tecniche di consolidamento.
Il primo passo per un corretto consolidamento consiste nell'analisi dello stato di conservazione e nello studio dell'eventuale quadro fessurativo.
Gli architravi tradizionali manifestano infatti un dissesto molto caratteristico per gli eccessivi sforzi di flessione.
Un architrave in pietra tende infatti a spezzarsi in mezzeria oppure tra la mezzeria e una delle imposte, mentre un architrave in legno presenta un'eccessiva flessione a causa della deformazione viscosa o fluage.
Le piattabande o architravi in laterizio tendono infine a lesionarsi in corrispondenza dei giunti di malta o a manifestare pericolosi dissesti a taglio con lo scorrimento verso il basso di mattoni o conci lapidei.
In assenza di un arco di scarico, una bucatura o una zona di parete alleggerita subito sopra l'estradosso dell'architrave la muratura si lesiona invece secondo un inconfondibile profilo semicircolare o parabolico, che comporta la formazione di un vero e proprio arco di scarico naturale. Questo effetto è facilmente spiegabile tenendo conto che un architrave sostiene una porzione di muratura corrispondente grosso modo a un triangolo equilatero.
Durante un terremoto le bucature, e perciò gli architravi a piattabanda, si danneggiano invece per le enormi sollecitazioni a taglio a cui vengono sottoposti.
I dissesti corrispondenti possono essere di due tipi:
Un architrave può essere consolidato per due motivi:
Il consolidamento può avvenire con tecniche tradizionali, collaudate da molti secoli di uso ininterrotto, oppure con materiali tecnologicamente avanzati.
Anticamente gli architravi monolitici in pietra gravemente lesionati venivano semplicemente ricuciti con l'inserimento di una o più graffe in metallo, generalmente piombo: si tratta però di una soluzione inaccettabile al giorno d'oggi, sia a causa delle notevoli difficoltà di esecuzione, sia per lo scarso margine di sicurezza. La resistenza a flessione è infatti affidata unicamente ai perni in metallo.
Una valida alternativa prevede il semplice inserimento di una o più piattine in metallo all'intradosso, andando a costituire una piattabanda armata.
Si tratta di un intervento che, pur alterando il funzionamento strutturale originario dell'architrave, rispetta pienamente i principi di reversibilità eì minimo intervento.
É inoltre una tecnica molto antica, già utilizzata dagli antichi Romani ad esempio nel peristilio della Villa Adriana a Tivoli e perciò ampiamente collaudata.
In questi particolari costruttivi vediamo il consolidamento della piattabanda di una bucatura con luce netta di 204 cm e una profondità di 64 cm mediante l'inserimento di tre piattine in acciaio inox con spessore di 2 cm e larghezza di 6 cm.
L'appoggio in corrispondenza dei piedritti avviene per una lunghezza di 40 cm su ciascun lato.
La muratura va tagliata molto precisamente con appositi macchinari e successivamente risarcita con malta di composizione analoga a quella originaria e comunque tassativamente non cementizia.
Un intervento simile è stato eseguito nel Palazzo De Probizer a Isera in privincia di Trento dall'aziendaDZ Servizi Restauro: l'unica differenza consiste nell'uso di una lastra in lamiera metallica di adeguato spessore resa solidale con la muratura in sostituzione delle piattine di acciaio.
La muratura lesionata in corrispondenza dell'arco di scarico naturale può essere invece risarcita in vari modi:
Il consolidamento con strisce o tessuti di fibre di carbonio si basa sullo stesso principio.
Il materiale è però molto diverso e di sperimentazione piuttosto recente.
Le fibre di carbonio, dotate di ottima resistenza a trazione, estrema leggerezza e spessori ridottissimi si presentano sotto forma di fiocchi o fasci di fibre, reti, strisce di varia larghezza o veri e propri tessuti.
Nel caso di un architrave, l'intervento avviene generalmente in due modi:
Questo metodo presenta però alcune criticità:
Il miglioramento sismico di un architrave consiste invece nel migliorarne sensibilmente la risposta in caso di terremoto soprattutto alle sollecitazioni di taglio.
Questo sistema si rivela particolarmente efficace per contrastare la formazione delle tipiche lesioni a taglio che si manifestano proprio negli spigoli delle bucature ed è applicabile soprattutto agli architravi in legno o a piattabanda.
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