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Il cemento, nell'accezione tradizionale del termine, presto potrebbe essere sostituito da un cemento alternativo. Si tratta di una tipologia di cemento green, a basso impatto inquinante nella produzione e che si ricava addirittura dalla canna da zucchero.
Niente a che vedere dunque col cemento tradizionale, anche se si pone in realtà come una validissima alternativa ad esso, essendo capace di realizzare le medesime finalità.
La tematica è piuttosto avvertita, laddove si consideri che, per come rilevato dal Royal Institute of International Affairs di Londra, la produzione di cemento su scala globale libera nell'atmosfera 2,2 milioni di tonnellate di CO2. È quanto rilevato annualmente.
Ora, pensare di iniziare a farne a meno in un futuro non lontano, è qualcosa che già di per sé si rivela sensazionale, grazie all'uso del nuovo materiale ecosostenibile.
Per la creazione di materiale ecosostenibile da impiegare come cemento, si andrebbe dunque verso uno stravolgimento dell'attuale tecnologia produttiva. La stessa produce i due terzi delle dosi inquinanti descritte per mezzo della reazione chimica per fabbricare il clinker.
Riempimento isolante in cellulosa, esempio di materiale ecosostenibile
Il rimanente terzo d'inquinamento causato deriva invece dal combustibile fossile impiegato allo scopo di riscaldare i forni, ad una temperatura di 1.450 gradi circa. Il clinker è la componente basilare per la formazione del cemento Portland, e appare insostituibile per realizzare un cemento efficace. O meglio, appariva fino a pochissimo tempo fa.
Il cemento di cui si tratta, è a pieno titolo un materiale ecosostenibile, visto il suo impatto minimo per la sua produzione. Ma non solo, poiché parliamo al riguardo di ogni fase coinvolta nel ciclo di vita del prodotto.
A partire dalla produzione per approdare poi all'imballaggio, al trasporto, all'utilizzo, allo smaltimento una volta che il ciclo di lungo termine sia arrivato alla fine. Si parla altresì, quanto all'ecosostenibilità, di un possibile riciclaggio per nuovi impieghi.
Nello specifico, il nuovo tipo di cemento elaborato si impone come trovata rivoluzionaria per il fatto di essere derivato da una produzione vegetale, quale appunto la canna da zucchero.
Lontano dall'essere un caso isolato, il materiale in questione mira ad arricchire la varietà di materiali già presenti nell'ambito della bioedilizia, ossia l'edilizia ecologicamente sostenibile, innovativa e futuristica branca delle costruzioni.
Nulla di strano se il cemento da canna da zucchero si ponesse nel breve termine in affiancamento ad altri materiali ecologici ed alternativi quali il sughero, la pietra, la paglia, il lino, il bambù, la fibra di cocco, la lana di cellulosa, a voler citare degli esempi.
Quella che subentrerà sarà dunque l'aggiunta ad una lista, ma che punta ad un elemento essenziale, e fino ad ora fortemente inquinante quale il cemento.
L'altro aspetto del quale tenere conto è che la fabbricazione di tale cemento avviene, nello specifico, dallo scarto della canna da zucchero. Sono cioè tutte risorse che diversamente andrebbero perdute, e che invece vengono poste in condizione di dare un contributo determinante al pianeta.
Raccolta della canna da zucchero: gli scarti sono preziosi
Ma com'è stato ottenuto il cemento in questione? Lo studio è stato portato avanti congiuntamente dall'Università di East London e Grimshaw, lo studio di architettura londinese pioniere nel settore high-tech.
È stata unita la bagassa della canna da zucchero, per l'appunto lo scarto, con un legante minerale. Il risultato è consistito in Sugarcrete, questo il nome del nuovo ritrovato scientifico. Oltre che al cemento in sé, esso può sostituirsi anche ai mattoni, così come ai blocchi portanti, e può essere interamente impiegato per la realizzazione di tetti e solai.
L'idea non è venuta casualmente, ma a partire da una considerazione quale quella sulla disponibilità della materia prima da impiegare. Gli scarti della canna da zucchero, la bagassa viene prodotta in un quantitativo pari a 600 milioni di tonnellate in un anno.
La bagassa della canna da zucchero, alla base del nuovo cemento
Serviva, per supplire al ruolo del cemento e altre fondamentali componenti in edilizia, una disponibilità in massa degli scarti da reimpiegare. Si è così pensato a quelli prodotti dalla coltura della canna da zucchero, una delle più estese al mondo per i volumi di produzione.
Gli studi di ricerca intrapresi hanno poi portato alla trasformazione del rifiuto organico in risorsa.
Essa, oltre all'inquinamento, ridurrebbe di molto anche l'energia necessaria per la produzione. Per l'esattezza le emissioni di carbonio sono venti volte inferiori a quelle della produzione standard di cemento.
Dei blocchetti in Sugarcrete (fonte: uel.ac.uk - sito East London University)
Da non sottovalutare neppure la leggerezza: Sugarcrete è 4 volte più leggero dei mattoni, il che non inficia le sue prestazioni meccaniche in qualità di materiale e in relazione agli scopi prefissati.
Non solamente, ma le prestazioni, oltre a poter essere equiparate, addirittura superano quelle dei materiali standard. Va considerato infatti che il sistema costruttivo a secco, cui dà luogo, riduce del 90% il contenuto d'acciaio necessario.
Ogni lastra viene prodotta quindi con fibre di canna da zucchero di varie densità, e ciò azzera anche i rischi di fessurazione, propri invece del calcestruzzo. Maggiore anche la resistenza al fuoco (indubbio vantaggio in caso d'incendio) e alle scosse di terremoto.
Dunque anche la sicurezza si annovera pienamente fra i vantaggi apportati, tanto da poter essere impiegato nella realizzazione di pannelli isolanti sul piano termico per tetti e pareti.
Tornando al paragone di cui sopra con il calcestruzzo, c'è da dire che un altro vantaggio si concretizza sul versante dei tempi d'indurimento, di gran lunga più ridotti di quelli del calcestruzzo, fin troppo estesi per propria natura.
Non solo riempimento, ma vi è la capacità del nuovo cemento ecosostenibile di realizzare blocchi già pronti da immettere sul mercato. Gli stessi saranno alla base di applicazioni strutturali autoportanti.
Sugarcrete e il facile assemblaggio (fonte: dezeen.com)
La fabbricazione si svolgerà con l'ausilio della robotica, e la progettazione degli stessi con quello della realtà aumentata. I blocchi saranno per tale via predisposti ad essere creati con facilità, ma anche assemblati fra di loro e poi smontati dagli utilizzatori finali.
Si creerà la possibilità di un assemblaggio facile di strutture autoportanti, con una semplificazione non da poco.
A livello d'impatto nella produzione mondiale, si pensa che i primi beneficiari possano essere i paesi del Sud del mondo. Per la maggiore reperibilità di canna da zucchero, con i Paesi in questione che ne sono altresì i maggiori produttori.
I Paesi del Sud del mondo sono i maggiori produttori di canna da zucchero
Si verrebbe anche a bilanciare una situazione di disparità che vedono tali paesi penalizzati. La filiera che si dovrebbe avviare si contraddistingue non solo per la sua sostenibilità e facilità applicativa, ma anche per i costi molto bassi.
Attualmente i Paesi del Sud del mondo sono costretti, il più delle volte, ad importare la gran parte del materiale edile complessivamente utilizzato. E ciò con costi anche sproporzionati, in paragone alle rispettive possibilità economiche.
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