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Case Green: l'Italia rivede la direttiva UE

Il testo avallato dal Consiglio europeo sulle Case Green prevede che solo gli edifici residenziali di nuova csotruzione debbano essere a emissioni zero entro il 2030
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Case Green: per gli edifici già esistenti la scadenza slitta al 2050


Torna in auge il tema tanto dibattuto negli scorsi mesi sulla cosiddetta Direttiva Case Green.

Per giungere a un accordo sulla direttiva relativa all'efficientamento energetico nell'edilizia, è stato istituito un trilogo, ovvero un incontro fra i negoziatori di Parlamento e Consiglio Ue, mediato dalla Commissione europea.

Ricordiamo che, secondo la normativa, entro il 2030, tutti gli edifici residenziali (fatta esclusione di deroghe ed eccezioni) dovranno rientrare nella classe energetica “E”, e poi in classe “D” entro il 2033.

Direttiva Case Green: quali novità
Tuttavia, il testo avallato dal Consiglio europeo prevede che il termine del 2030 per le emissioni zero riguarda solamente gli edifici residenziali di nuova costruzione. Per gli edifici già esistenti, il termine per allinearsi ai nuovi dettami in materia di efficientamento energetico, slitta al 2050.

Fin dall'inizio, l'Italia aveva fatto sentire le sue rimostranze. Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, infatti, ritiene che l'obiettivo europeo di rendere gli edifici esistenti a emissioni zero entro il 2050 non sia raggiungibile in Italia.

Dati alla mano, in Italia abbiamo ben 21 milioni di fabbricati (dei 31 milioni totali) oltre la classe D. Come ha spiegato il ministro Fratin, per motivi storici e anche di conformazione, il patrimonio immobiliare italiano è ben diverso da quello di molti altri Paesi europei.

Oltre alla deadline, che pare essere impossibile da rispettare per l'Italia, c'è anche un altro punto in discussione.
Si tratta della questione di carattere meramente economico. L'Ance ha infatti stimato che, per rendere a emissioni zero una casa di circa 100 mq, sarebbe necessario spendere fino a 60.000 euro.

Infine, il ministro italiano è in disaccordo anche sulla questione degli attestati di prestazione energetica. Il Parlamento Ue, infatti, vorrebbero che fossero stabiliti dei criteri standard valevoli per tutti i Paesi membri. Idem per le sanzioni da applicare ai Paesi non in regola.

Sul fatto, Fratin ritiene vadano individuate delle azioni realistiche, concrete e realizzabili. Sempre secondo il nostro ministro, quindi, sarebbe necessario stabilire dei parametri omogenei per fotografare la situazione del parco immobiliare allo stato iniziale, in modo che non si vadano a creare penalizzazioni o vantaggi per difformità di classi o valutazioni.

riproduzione riservata
Case Green: dietro front per il raggiungimento di emissioni zero
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