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Case Green: tanti investimenti per la riqualificazione energetica senza i bonus

La Commissione UE ha approvato definitivamente la Direttiva Green. Per il parco immobiliare significa emissioni zero per il 2050. Ma a quale prezzo?
Pubblicato il

Direttiva Green: quanto ci costerà adeguare i nostri edifici?


Lo scorso 12 marzo il Parlamento Europeo ha approvato definitivamente il testo del Energy performance of building directive (Epbd) ovvero la Direttiva Green.

In Italia da ristrutturare 3 abitazioni su 5 - GettyImages
In Italia da ristrutturare 3 abitazioni su 5 - GettyImages

Cosa implica questo?

I punti salienti sono:

  • riduzione emissioni del 16% entro il 2030;

  • riduzione emissioni del 20-22% entro il 2035 per il settore residenziale;

  • riduzione emissioni del 26% entro il 2035 per gli edifici non residenziali;

  • dal 2040 stop ai combustibili fossili, quindi, stop agli incentivi;

  • zero emissioni entro il 2050.

Su quest’ultimo va detto che è stata lasciata libertà a ciascun Paese di decidere come intervenire, ovvero, su quali tipologie di edifici concentrarsi maggiormente per raggiungere i risultati richiesti.

Rimane il vincolo di garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo di energia primaria provenga dalla ristrutturazione degli edifici che attualmente presentano le peggiori condizioni, in altre parole, gli immobili più energivori.

Ma quanto ci costerà la Direttiva Green?


I tre grandi step previsti dalla Direttiva Green: 2030, 2035 e 2050


L’essenza della Direttiva Green può essere sintetizzata così: più spazio ai sistemi ibridi e all’elettrificazione, impulso alle energie rinnovabili.

Detto questo, la prima scadenza riguarda l’anno 2030: entro tale data ogni Stato dovrà conseguire una riduzione del 16% rispetto alle attuali emissioni di CO2.

E nel quinquennio successivo, quindi per il 2035, ciascun Paese dovrà concretizzare una riduzione di emissioni pari al 20-22%.

Questi primi due step servono per avvicinarsi al traguardo finale, fissato nel 2050, quando gli edifici dovranno raggiungere la quota zero emissioni.

Per rispettare quanto stabilito dalla UE, all’Italia occorrerà effettuare opere di ristrutturazione notevoli su una quantità enorme di edifici, considerato che il Belpaese possiede un parco immobiliare piuttosto vecchio e poco green, facendo una media generale delle situazioni presenti nelle diverse regioni.

Riqualificazione energetica ingente per il nostro parco immobiliare - GettyImagesRiqualificazione energetica ingente per il nostro parco immobiliare - GettyImages

Da qui al 2030 si stimano lavori per 270 miliardi di euro.

Infatti, gli edifici che versano in condizioni energetiche scadenti sono quantificati tra i 5,5 e 7,6 milioni.


I costi per l’adeguamento degli edifici esistenti


Le maggiori difficoltà non riguardano gli edifici di nuova costruzione, bensì quelli già esistenti.

Non sono inadeguati solamente quelli risalenti ad epoca più remota (pensiamo gli edifici costruiti tra gli anni Sessanta e Ottanta), ma anche gli edifici realizzati negli anni Novanta e almeno nella prima decade degli anni Duemila.
Gli edifici maggiormente energivori hanno classe F e GGli edifici maggiormente energivori hanno classe F e G

Unimpresa, prendendo in esame gli edifici più energivori, quindi di classe F e G, considerando che si dovranno ristrutturare tre abitazioni su cinque, ha stimato, come già detto, una spesa di 270 miliardi.

Secondo Codacons gli interventi di riqualificazione energetica si tradurranno in un costo medio per abitazione che oscillerà tra i 35mila e i 60mila euro.

Per le associazioni di settore, invece, questo intervento (considerando un immobile in classe F o G) può richiedere anche 120.000 euro per singola unità abitativa, includendo anche la quota dei lavori condominiali.

Solo la sostituzione della caldaia con una di nuova generazione può arrivare a costare 16mila euro.


Che fine faranno i bonus casa?


Dovremo fare anche i conti con la fine degli attuali bonus casa

In aggiunta al fatto che la maggior parte delle attuali agevolazioni fiscali hanno scadenza il prossimo 31 dicembre, c’è il testo della Direttiva Green che stabilisce regole diverse in merito dal 2025.

Il cambiamento più significativo riguarda l’ecobonus legato alle caldaie che non sarà riconosciuto per gli apparecchi che funzionano solo a metano.

La Commissione UE potrebbe includere nell’ecobonus le caldaie a gas verde (biometano o idrogeno verde), ma dipenderà dalle linee guida che verranno stilate a riguardo dell’obiettivo “2040, stop ai combustibili fossili”.


Stop ai combustibili fossili e spazio a ibrido ed elettrico


Via libera a tutti gli apparecchi ibridi
, ad esempio, quelli che uniscono caldaie e pompe di calore con un’unica centralina.

Questi certamente rientrano nelle agevolazioni avallate dalla Direttiva Green.
Direttiva green - foto GettyimagesDirettiva Green - foto Gettyimages

E lo stesso vale per l’elettrificazione dei riscaldamenti e l’utilizzo delle pompe di calore.

Anzi, in particolare questi due adeguamenti saranno il perno dell’alimentazione green delle nuove costruzioni a emissioni zero.

Dal 2032 gli immobili ristrutturati avranno l’obbligo di installare impianti fotovoltaici.


Emissioni zero entro il 2050


Tre le scadenze:

  • 2028 per gli edifici pubblici di nuova costruzione

  • 2030 per le nuove costruzioni residenziali

Con un denominatore comune, cioè emissioni zero con l’obbligo di essere dotati di impianti fotovoltaici.

Infine, la deadline del 2050, anno che dovrebbe vedere raggiunta la soglia zero emissioni da parte dell’intero parco immobiliare.

riproduzione riservata
Case green: dal 2025 stop agli incentivi sulla casa
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