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Le cronache italiane hanno frequentemente a oggetto il manifestarsi di terremoti lungo tutto il territorio della Penisola e soprattutto dei loro catastrofici effetti.
Del resto, quello italiano è un territorio a notevole rischio sismico ma, lungi dall'essere preparati, come accade in altri luoghi soggetti allo stesso rischio, ad esempio il Giappone, nel nostro Paese si devono troppo spesso contare le vittime e inventariare i danni al patrimonio edilizio.
Se da un lato è ancora impossibile prevedere il verificarsi di un sisma, dall'altro un elemento appare lampante: i suoi effetti sono tanto più gravi quanto peggiore è la qualità degli edifici dal punto di vista strutturale.
In poche parole, è possibile limitare notevolmente i danni e le perdite di vite umane, costruendo edifici antisismici.
In Italia le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, di cui l'entrata in vigore era stata più volte rinviata, sono andate a regime solo dopo il tragico terremoto dell'Abruzzo.
Le nuove norme hanno classificato il territorio della Penisola in zone sismiche dal diverso livello di rischio, in base a una scala che va da 1 a 4; a seconda della zona in cui ricade l'intervento edilizio, quindi, cambiano gli accorgimenti tecnici minimi da mettere in atto per costruire una casa antisismica.
Inoltre, nelle zone di maggior rischio è fondamentale approntare un'indagine geologica particolarmente approfondita.
Ciò che cambia, rispetto a quanto accadeva prima del primo luglio 2009, entrata in vigore delle Nuove Norme, è che nessuna parte del territorio risulta più non classificata, per cui diventa obbligatorio, per ottenere un Permesso di Costruire, che la struttura sia verificata sismicamente.
Il progettista strutturale deve constatare se la struttura dell'edificio sia in grado di resistere alle sollecitazioni dei sismi prevedibili per quella zona. Allo scopo, vengono utilizzati specifici software in grado di simularne l'intensità e gli effetti sull'edificio.
Le tecniche per costruire una casa antisismica sono sostanzialmente di tre tipi:
• allargamento delle sezioni dei pilastri portanti;
• simmetria in massa;
• regolarità in altezza.
La prima è la tecnica più semplice e si basa sul fatto che, allargando le dimensioni dei pilastri, si offre maggiore resistenza alle sollecitazioni.
La simmetria in massa prende a riferimento un ipotetico asse centrale rispetto a cui deve esserci uguale distribuzione di pesi da un lato e dall'altro; in parole povere la pianta di un edificio deve essere il più possibile simmetrica rispetto alle due direzioni ortogonali.
La regolarità in altezza prevede invece una sostanziale simmetria rispetto a un ipotetico piano verticale.
Questi due ultimi sistemi risultano naturalmente più vincolanti dal punto di vista progettuale.
Purtroppo, ancora oggi, costruire una casa secondo criteri antisismici viene percepito solo come un ulteriore aggravio di spesa e non come un elemento indispensabile ai fini della sicurezza, oltre che un investimento anche economico per il futuro.
Un'indagine condotta pochi anni fa, invece, ha dimostrato che costruire una casa antisismica costa appena il 10% in più rispetto a un edificio tradizionale.
Infatti, se nella costruzione di un edificio la parte strutturale incide del 30% sul costo complessivo, nel caso di una struttura progettata secondo criteri antisismici, la percentuale di incidenza sale solo al 33%.
Volendo fare un esempio, se le strutture di un edificio si aggirano sui 100.000 euro, il costo sale a 110.000 euro se sono adeguate simicamente.
Bisogna anche tenere a mente che il valore commerciale di un edificio costruito secondo tali canoni è superiore alla maggiore spesa per costruirlo, per cui, intraprendere un intervento edilizio di questo tipo rappresenta un investimento vantaggioso anche sotto il profilo economico.
Diverso è il discorso per quanto riguarda i tempi di realizzazione della struttura: si stima una tempistica necessaria più lunga di circa il 30%; tutto sommato è una attesa che vale la pena di affrontare se in cambio si ha la garanzia di una durata maggiore dell'immobile.
Al momento dell'entrata in vigore delle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, le case in Italia rispondenti alle norme antisismiche da esse dettate erano circa il 27% del totale, ma la percentuale è destinata ad aumentare nei prossimi anni, dopo la loro applicazione.
Naturalmente è necessario intervenire anche per adeguare gli edifici già esistenti.
In particolare, bisogna prestare attenzione agli edifici costruiti prima del 1974, anno in cui in Italia sono state emanate le prime norme antisismiche, poi aggiornate.
Per questi edifici è opportuno valutare attentamente le condizioni degli elementi strutturali e la qualità dei materiali impiegati. Inoltre, è importante verificare se, nel corso degli anni, siano stati fatti spostamenti delle finestre dalle posizioni originarie.
Anche nel caso di interventi su edifici esistenti si può dire che il gioco vale la candela: a fronte di un certo investimento economico, cioè, si potrà avere garanzia di maggiore tranquillità e inoltre avere un edificio di maggiore valore economico.
Da non dimenticare, poi, che fino al 31 dicembre 2015 è possibile usufruire della detrazione Irpef del 65% della spesa sostenuta, per interventi di adeguamento antisismico.
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