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Dalla Green Economy si è fatto un salto verso la Blue Economy, ossia quella che viene definita Economia Circolare.
In cosa consiste?
Nella logica della Blue Economy, i materiali usati vengono poi reimmessi nella filiera produttiva per essere riutilizzati, al fine di ridurre al minimo gli sprechi.
L'edilizia è forse il settore che più di ogni altro genera consumo di risorse e rifiuti voluminosi difficili da smaltire ed è qui che si concentrano i maggiori sforzi per cercare di ridurre tali sprechi.
La bioedilizia, seguendo quest'ottica, si impegna nella ricerca di nuovi materiali che riutilizzino il più possibile le risorse già sfruttate. È così che nascono anche alcuni materiali edili naturali partendo addirittura dai rifiuti organici.
Da sempre l'uomo ha cercato di sfruttare le risorse che naturalmente il territorio metteva a sua disposizione. Il materiale più utilizzato è il legno, oggi ritornato in auge nelle costruzioni edilizie come elemento strutturale e non più soltanto per finiture e arredi, grazie alla sua ecocompatibilità e ai vantaggi che offre per le sue caratteristiche fisiche e meccaniche.
Anche la pietra e la terra sono materiali molto utilizzati in edilizia, tra quelli che si trovano in natura, per la loro disponibilità e i vantaggi da essi offerti.
Molte sono oggi le iniziative volte alla ricerca di nuovi materiali ecologici da costruzione.
Un esempio è B-Smart, un progetto di ricerca europeo, coordinato dall'Università di Lancaster, che ha come finalità la sperimentazione di nuovi biomateriali legati alla produzione cementizia, ma più ecologici, sfruttando gli scarti dell'industria agroalimentare.
Anche il gruppo Arup nel suo report The Urban Bio-Loop ha proposto di utilizzare i rifiuti organici per realizzare dei materiali per costruzioni ecologici ed economici.
La vera sfida è proprio quella di coniugare sostenibilità ambientale e sostenibilità economica, in quanto nella maggior parte dei casi i materiali ecocompatibili sono costosi e questo certamente è un ostacolo alla loro diffusione.
Qui vogliamo concentrarci proprio sui materiali nuovi che la bioedilizia ricava a partire dalle risorse già sfruttate, trasformandole mediante processi biotecnologici e riducendo anche gli impatti ambientali e le emissioni di CO2.
Capita, così, di trovarsi di fronte a cementi fatti con carote, a mattoni fabbricati con i funghi, a intonaci realizzati con gli scarti agroalimentari e bucce di patate da cui si ricavano ottimi materiali isolanti naturali, che perseguono l'obiettivo di bloccare la formazione di condense e conseguenti muffe.
Alcuni hanno iniziato a utilizzare anche la lana delle pecore per fare cappotti termici alle nostre case e altri realizzano sedie e arredi in bioplastica vegetale.
Materiali per bioedilizia: i cementi rinforzati con carote
Il primo esempio che vogliamo portare alla vostra attenzione è un tipo di calcestruzzo che ingloba scarti della lavorazione dell'industria agroalimentare di ortaggi da radice, come carote e barbabietole.
In particolare si tratta di nanopiastrine estratte dalle fibre di questi ortaggi, che rinforzano il calcestruzzo controllandone le prestazioni pur con dosaggi di cemento inferiori al normale, fermano eventuali crepe e aumentano anche la durata del materiale finale.
Si pensi che in questo modo c'è una notevole riduzione di CO2 emesso durante la produzione del materiale da costruzione, in quanto si stima che la quantità di emissioni nell'atmosfera sia direttamente proporzionale alla quantità di cemento impiegato per produrlo.
Funghi ed edilizia non si sono mai sposati bene come concetto.
Basta fare una ricerca su Google con queste due parole messe assieme e si vedrà che il motore di ricerca ci porta su pagine che parlano di muffe e cose analoghe.
Ma oggi i funghi sono diventati un ottimo alleato per la produzione di materiali per bioedilizia.
ECOVATIVE è una società che ha costruito la prima grande struttura con mattoni ricavati dai miceli, i funghi detto in soldoni.
É Hy-Fi, un complesso di tre torri realizzate nella parte bassa con mattoni biologici modellati con rifiuti di mais tenuti insieme da un collante speciale: i funghi, le cui radici diventano materiale edile in cinque giorni. Tutta la costruzione è interamente compostabile, con pochissimi sprechi e senza produzione di CO2.
La stessa azienda produce anche i pannelli per l'isolamento MycoComposite™ 584 delle porte prodotte da Gryphon che all'interno possono avere in alternativa anche la lana di pecora.
Ma non finisce qui. L'azienda MYCOPLAST operante in provincia di Varese, ha creato MOGU, che in giapponese vuol dire fungo, un materiale ricavato da residui agricoli come paglia e alimentari, trasformati dall'azione dei funghi in biopolimero utilizzabile poi per la creazione di vari elementi, tra cui pannelli isolanti naturali e rivestimenti.
Ecocompatibilità: intonaci dagli scarti alimentari
Un altro prodotto che vi segnaliamo è l'intonaco bio prodotto dall'azienda CALCEDICAMPO.
Si tratta di un materiale sostenibile a costo e impatto ridotti, con ridotta produzione di CO2.
È un geointonaco ricavato dalla valorizzazione di scarti della filiera agroalimentare, come gusci d'uovo e lolla di riso, con ottime proprietà antimuffa, anticondensa, regolazione termoigrometrica, resistenza al fuoco e termoisolamento.
Oltre al settore agroalimentare ci sono anche aziende che guardano ad altre risorse naturali per poter produrre i loro materiali ecocompatibili.
Un esempio è l'azienda austriaca TANTE LOTTE Design GmbH che produce Whisperwool, pannelli acustici che hanno come materiale di base la lana delle pecore tirolesi.
Da questa si ricava un prodotto con ottime proprietà fonoassorbenti, ma non solo, perché esso aiuta anche a regolare l'umidità nell'aria indoor e purifica questa dalle sostanze tossiche, oltre a essere un prodotto anallergico.
Anche il design strizza l'occhio ai materiali ecologici di nuova generazione e si avvia ad accoglierli con soluzioni geniali che nulla hanno da invidiare agli oggetti realizzati con materiali tradizionali quanto a estetica e funzionalità.
La rinomata azienda Kartell ha immesso sul mercato la sedia Bio-Chair, disegnata da Antonio Citterio e realizzata completamente con una bioplastica vegetale, sostenibile e biodegradabile ricavata anche questa dagli scarti, stavolta della canna da zucchero.
Ancora, Lessmore Design propone mobili in cartone 100% riciclabili che hanno un ripiano in licheni scandinavi e il tavolino Tappo è un esempio di questo tipo.
Infine, un altro esempio sono le poltrone e i divani in pelle-mela, appleskin, proposte da Green Evo. La pelle-mela è una pelle ecologica vegetale realizzata con scarti di mele, certificata Veganok.
Questi prodotti sono la dimostrazione che si possono avere degli oggetti di arredo rispettosi dell'ambiente e che allo stesso tempo mantengono lo stile e la bellezza degli oggetti realizzati tradizionalmente.
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