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Differenza tra azione di rivendicazione e azione di spoglio

L'azione di rivendicazione e l'azione di spoglio sono due azioni rispettivamente a difesa della proprietà e del possesso. Vediamo quali sono i requisiti di ciascuna
Pubblicato il

Azioni petitorie e azioni possessorie


Il nostro ordinamento prevede delle specifiche azioni a difesa della proprietà.
Si tratta delle cosiddette azioni petitorie, ovvero l'azione di rivendicazione, l'azione negatoria, l'azione di regolamento dei confini e l'azione di apposizione di termini.

In questa sede ci occuperemo dell'azione di rivendicazione, volta a ottenere l'accertamento del diritto di proprietà e la restituzione del bene illegittimamente posseduto o detenuto da altri.

Azione di rivendicazione
La legge prevede altresì delle azioni particolari a favore del possessore privato del possesso (anche non titolare del diritto di proprietà sul bene), denominate azioni possessorie, volte al recupero di un bene che sia stato sottratto o alla cessazione di molestie arrecate da altri.

Si tratta rispettivamente dell'azione di reintegrazione o spoglio e dell'azione di manutenzione.


L'azione di rivendicazione: come funziona


Il proprietario può rivendicare il bene da chiunque lo possieda o detenga, come sancito dall'articolo 948 del codice civile. L'azione di rivendicazione punta infatti a ricongiungere il possesso al diritto di proprietà al fine di far coincidere nuovamente proprietario e possessore.

L'azione ha carattere reale, cioè è connessa strettamente alla titolarità sul bene (che deve essere dimostrata) ed è imprescrittibile, ovvero può essere esercitata, da un punto di vista processuale, in qualunque momento.

Non ha dunque limiti di tempo (come del resto lo stesso diritto di proprietà) e incontra il solo limite della perdita del diritto, non già per non uso, quanto per l'acquisto della proprietà da parte di altri a titolo originario, come nel caso dell'usucapione.
Azioni petitorieSe legittimato attivo è soltanto il proprietario, dal punto di vista della legittimazione passiva, l'azione di rivendicazione può essere esercitata contro chiunque possieda o detenga il bene, dunque contro qualsiasi persona che disponga del bene e abbia la conseguente possibilità di restituirlo.


Che fare se il possessore o detentore ha ceduto il bene?


Da un punto di vista processuale, una volta promossa la controversia il proprietario può proseguire l'esercizio dell'azione anche qualora il possessore o detentore abbiano cessato di disporre del bene.

Se il bene è stato alienato dalla controparte in pendenza di giudizio, il convenuto soccombente è tenuto a recuperarlo a proprie spese o, in difetto, a corrisponderne il valore al proprietario, oltre al risarcimento del danno.


La prova del diritto di proprietà quale presupposto dell'azione di rivendicazione


L'esercizio dell'azione di rivendicazione presuppone una prova piuttosto difficile da produrre da parte del proprietario o da chi si ritiene tale.

Egli dovrà fornire la prova del diritto di proprietà, fornendo quella che è definita prova diabolica.

Al proprietario non basta infatti dimostrare di aver acquistato il bene mediante donazione, successione o compravendita, poiché deve andare indietro nel tempo e risalire ai vari proprietari che si sono succeduti, fino a quello di essi che abbia acquistato il diritto di proprietà a titolo originario.

Per superare la prova diabolica il proprietario potrà soltanto, in riferimento al bene immobiliare rivendicato, sommare i possessi anche dei precedenti proprietari e dimostrare così un acquisto a titolo originario tramite usucapione ultraventennale.


Azione a difesa del possesso: azione di reintegrazione


Per spiegare in cosa consiste l'azione a difesa del possesso è necessario partire dal concetto di possesso stesso, inteso come situazione di fatto.

L'articolo 1140 codice civile definisce il possesso come un potere sulla cosa che si manifesta con un'attività corrispondente all'esercizio della proprietà accompagnata dall'animo di possedere come se si fosse proprietari (animus possidendi).

Azione di spoglio
Il possessore è portatore di interesse giuridicamente rilevante ed è titolare di un diritto a non subire spoglio o molestie.

Il possessore, se esercita tempestivamente l'azione di reintegrazione, può recuperare il bene a lui sottratto mediante spoglio.


L'azione di reintegrazione: in cosa consiste


L'azione di reintegrazione (o di spoglio) mira al ripristino della situazione di possesso, indipendentemente dall'accertamento del diritto di proprietà.
In questo caso è la preesistente situazione di fatto, antecedente lo spoglio, a dover essere oggetto di dimostrazione.

Siamo di fronte a un'azione erga omnes, che può essere avviata nei confronti di chiunque abbia compiuto un atto di spoglio. Da un punto di vista processuale si instaura un procedimento rapido, improntato a estrema urgenza, tanto che l'azione decade se non viene rispettato il termine di un anno.


La prova del possesso


Requisito per poter esercitare l'azione è essere possessori del bene.
Il possessore è tutelato, da un punto di vista sostanziale, a prescindere dal fatto di essere contemporaneamente proprietario o titolare di altro diritto reale.

L'azione di spoglio è l'azione che può essere esercitata contro chiunque abbia, anche con violenza o con occultamento, ovvero clandestinamente, spogliato altri del possesso ed è volta alla reintegrazione del possesso in favore della parte lesa.

Elemento essenziale è che la sottrazione sia avvenuta contro la volontà del possessore o di nascosto.

La giurisprudenza ha chiarito che la privazione del possesso deve avere carattere, se non definitivo, almeno duraturo ed è sufficiente una interversione del possesso da parte del detentore, senza che si abbia in tal caso anche una sottrazione materiale della cosa.

Da un punto di vista soggettivo lo spoglio è caratterizzato dal dolo o dalla colpa di chi lo ha commesso e costituisce atto illecito ai sensi dell'articolo 2043 del codice civile.


Azione di reintegrazione e funzione di recupero del bene


L'azione di reintegrazione ha una funzione recuperatoria. Affinché tale effetto si realizzi è necessario che il possessore agisca nei confronti dell'autore dello spoglio, a patto che egli abbia ancora la materiale disponibilità del bene.
Se ciò non fosse, l'azione dovrà essere esercitata nei confronti del nuovo possessore o detentore che abbia la consapevolezza dell'avvenuto spoglio.

Legittimato all'azione è il possessore ma anche chi detiene (in forza di un titolo) per ragioni personali e non di servizio (ad esempio l'inquilino o il comodatario).
L'azione potrà essere esercitata anche senza previa autorizzazione del possessore.


Termini di decadenza per l'esercizio dell'azione di reintegrazione


L'azione di reintegrazione, se avvenuta con violenza, deve essere esercitata con urgenza, entro il termine di un anno dall'avvenuto spoglio, pena la sua decadenza; se invece lo spoglio è avvenuto clandestinamente, entro un anno dalla sua scoperta da parte del possessore.

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Azione di rivendicazione e di spoglio
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