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Gli avvallamenti e dislivelli nei pavimenti sono un problema piuttosto diffuso, soprattutto negli edifici più vecchi.
Si manifestano generalmente con la perdita di planarità della pavimentazione, la formazione di fessure (soprattutto in corrispondenza delle fughe tra le piastrelle) e vere e proprie rotture di queste.
Cedimento pavimento esterno - Foto arch. Matteuzz
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Tali difetti non compromettono soltanto l'estetica dell'ambiente, ma possono anche pregiudicarne la sicurezza e la fruibilità.
Aumentano infatti il rischio di inciampo, ostacolano la corretta disposizione di mobili e arredi, favoriscono il ristagno dell'acqua o creano vere e proprie micro barriere architettoniche per le persone con difficoltà motorie o sensoriali.
Il problema riguarda inoltre sia gli spazi interni che esterni, le pavimentazioni antiche o recenti, i piani terra e quelli superiori.
Degrado con avvallamenti e rotture nel pavimento di un portico - Foto arch. Matteuzzi
Tuttavia le cause sono diverse, e raggruppabili in quattro categorie principali:
L'usura da calpestio riguarda soprattutto i pavimenti più antichi (spesso di vari secoli) degli spazi più frequentati come logge, portici, androni, cortili, scale e corridoi, e tra questi le zone di passaggio obbligato.
Grave usura per calpestio in un pavimento storico - Foto arch. Matteuzzi
Si manifesta con la consunzione graduale e irreversibile del materiale costitutivo del pavimento dovuta al ripetuto passaggio di pedoni ed eventuali veicoli.
Con l'andare del tempo si formano dunque solchi e avvallamenti progressivamente più grandi e profondi.
I pavimenti più vulnerabili risultano quelli di pietra, cotto, battuto di calce o cocciopesto e i seminati alla veneziana.
Degrado da usura e integrazioni in un pavimento storico - arch. Matteuzzi
Il riempimento degli avvallamenti con integrazioni o toppe di malta cementizia risulta infatti inefficace, perché queste ultime tendono ad accelerare la velocità del degrado per l'incompatibilità fisico-chimica dei materiali.
Un altro problema comune nei pavimenti esterni o degli ambienti al piano terra sono gli avvallamenti o le rotture dovute ai cedimenti differenziali del terreno.
Le manifestazioni di questo degrado dipendono dal materiale e dalla tecnica costruttiva del pavimento.
Cedimento parziale di una pavimentazione storica - Foto arch. Matteuzzi
In pavimenti monolitici come battuti di calce, ciocciopesto e calcestruzzo, il degrado si manifesta con un fitto reticolo di lesioni sempre più lunghe, numerose e ravvicinate, con epicentro nel punto più profondo dell'avvallamento.
Nelle pavimentazioni discontinue di piastrelle, autobloccanti o piccole lastre di pietra si formano invece alcune fessure in corrispondenza delle fughe.
Naturalmente, esistono vari metodi per riparare questi dissesti: uno dei più efficaci sono le iniezioni di resina espandente, proposte ad esempio dall'azienda Uretek Italia Spa con la tecnologia FLOOR LIFT.
Consolidamento di un pavimento esterno lesionato con iniezioni di resina espandente, by Uretek
L'intervento prevede la mappatura preliminare dei cedimenti e la successiva esecuzione in punti attentamente calibrati di una serie di microfori (con un diametro di 6–12 mm) sulla superficie da trattare.
Il processo viene monitorato costantemente mediante livelli laser, interrompendo l'iniezione non appena si raggiunge la quota desiderata per evitare sollevamenti eccessivi o non uniformi.
Esecuzione delle iniezioni di resina espandente per consolidare un pavimento, by Uretek
L'intervento è veloce, poco invasivo e consente di ripristinare velocemente (spesso entro poche ore) l'uso pavimento trattato.
Le applicazioni sono numerose: dal ripristino di pavimenti su vespaio a strade private, rampe carrabili, cortili, posti auto, magazzini e capannoni, fino al livellamento dei sottofondi in vista di nuove finiture.
Gli stessi difetti compaiono anche quando il vespaio di ghiaia o il massetto di sottofondo non sono stati eseguiti a regola d'arte.
Vespaio di sottofondo in un edificio esistente. Foto arch. Matteuzzi
Tuttavia, questi avvallamenti o rotture si distinguono facilmente dai cedimenti del terreno, perché questi ultimi sono quasi sempre accompagnati dalle tipiche lesioni murarie.
Anche in questo caso si può rimediare dopo la formazione dei difetti grazie alle iniezioni di resine espandenti.
Gli eventuali massetti di sottofondo, soprattutto se posti direttamente a contatto con il vespaio e interessati dalla presenza di impianti e canalizzazioni, vanno invece armati con una specifica rete antifessurazione in fibra di vetro.
Si consiglia ad esempio quella di Dakota Group: venduta in rotoli con larghezza e lunghezza rispettivamente di m 1,10 e 50, presenta maglie quadrate di 4 cm.
Massetto armato con rete antifessurazione in fibra di vetro. Foto arch. Matteuzzi
La sua funzione è duplice: aumentare la resistenza a flessione del massetto (e dunque la sua capacità di assecondare gli assestamenti naturali della malta) e ripartire uniformemente i carichi del calpestio.
La rete viene semplicemente annegata all'interno del massetto, raddoppiandola in corrispondenza delle canalizzazioni e lungo le sovrapposizioni tra i rotoli.
Tranne che per l'usura da calpestio, che tende a manifestarsi a tutti i piani di un edificio, i problemi sopra descritti riguardano soprattutto il piano terra.
Ai piani superiori degli edifici storici risulta invece assai frequente un altro problema piuttosto comune, quello del fluage o deformazione viscosa del legno.
Fluage nell'orditura principale di un portico in legno. Foto arch. Matteuzzi
Nei solai troppo snelli e poco rigidi il legno tende infatti a deformarsi progressivamente, assumendo una configurazione caratteristica
Le travi dell'orditura principale presentano un'evidente freccia o deformazione a flessione, più accentuata in mezzeria e spesso chiaramente percepibile anche ad occhio nudo.
La quota del pavimento risulta inoltre sensibilmente maggiore sulle pareti perimetrali rispetto al centro della stanza, formando un solo grande avvallamento.
Solaio degradato da consolidare, by Laterlite
Nei tramezzi, soprattutto se di mattoni in foglio (cioè posti di taglio, e perciò con uno spessore di soli 6 centimetri circa) compaiono invece le tipiche lesioni a taglio diagonale.
Occorre dunque risolvere il problema consolidando il solaio, in particolare aumentando la rigidezza dell'impalcato.
Una prima strategia di intervento prevede il raffittimento dell'orditura principale e/o secondaria, con l'inserimento di travi maestre e travetti supplementari.
In alternativa, si possono disporre dei rompitratta in direzione perpendicolare all'orditura principale.
Si tratta però di interventi molto invasivi, che possono richiedere addirittura lo smontaggio e successivo rimontaggio del solaio.
Consolidamento solaio con una soletta collaborante, by Laterlite
Quanto ciò non risulta fattibilesi interviene dall'estradosso insrendo una soletta collaborante.
In questo modo è possibile riportare il solaio a una deformazione flessionale accettabile, normalmente corrispondente a circa 1/500 della sua luce complessiva.
La soletta collaborante normalmente è a base di calcestruzzo alleggerito, come ad esempio lo specifico prodotto di Laterlite SpA.
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