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Dopo il Sisma di qualche giorno fa in Emilia e quello dello scorso 2009 in Abruzzo, si stanno mettendo alla luce delle problematiche piuttosto evidenti sulla stabilità del nostro patrimonio edilizio.
Da qualche tempo si parla di sistemi in grado di anticipare i terremoti ma è pur vero che, allo stato attuale e in base alle conoscenze scientifiche, non è possibile fare nessuno studio se non di tipo probabilistico, derivato da una ricerca di sismicità storica.
Tali analisi consentono di prevedere l'intensità di un eventuale terremoto in una certa area geografica, ma non offrono chiaramente nessun dato certo e attendibile.
Il terremoto, secondo la classificazione più conosciuta, è misurato in base alla quantità di energia sprigionata (magnitudo Richter).
A differenza della scala Mercalli, che si basa sugli effetti del sisma sui luoghi, la Richter è più obiettiva, e quindi solitamente utilizzata dagli esperti del settore.
Le scosse di lieve entità possono essere avvertite dall'uomo (soprattutto nei piani alti degli edifici) e solitamente non provocano danni evidenti.
Basta tuttavia che l'intensità sia leggermente superiore per costatare le prime conseguenze sulle strutture edilizie.
Tralasciando l'aspetto più generale di questo tema, ci si sofferma su alcune pecurialità che, pur se marginali rispetto alla complessità dell'argomento, contribuiscono comunque a determinare alcuni standard di sicurezza.
Nelle foto di seguito allegate, sono evidenziate delle condizioni che interessano lo stato di fatto e di manutenzione di alcuni fabbricati esistenti.
Una prima illustrazione riporta lo stato di consistenza della struttura basamentale di un vecchio fabbricato dove, l'incuria e l'assenza di manutenzione, stanno causando il progressivo deterioramento della malta d'allettamento dei conci compromettendo in maniera assoluta la stabilità dell'apparecchio murario.
Nell'altra foto è visibile, oltre allo stato di degrado della struttura di legno di una copertura, una massa di materiale di risulta (costituita da vecchie tegole), depositata all'interno del sottotetto sucessivamente a qualche intervento di riparazione.
È evidente come una simile condizione causi un sovraccarico sia sul solaio dell'ultimo piano sia sulla struttura portante del fabbricato.
In altri due esempi si notano delle profondetracce eseguite su un muro portante (per il passaggio di linee elettriche), e il deterioramento delle barre di armatura di una struttura in cemento armato soggetta presumibilmente a infiltrazione continuata di acqua.
È evidente che ciascuno di questi elementi deve essere visto nella sua complessità, e quindi non è in questa sede che ci si sofferma sulle cause e per formulare eventuali rimedi.
Quello che deve fare riflettere sono le eventuali anomalie, di ordine statico, che queste condizioni determinano sulla naturale resistenza della struttura edilizia.
Bastano, infatti, lievi sollecitazioni esterne (poste fuori dai carichi naturali) conseguenti a scosse sismiche, ad aggravare ulteriormente il quadro complessivo della resistenza strutturale, già in parte compromessa da queste difformità.
Anche in questo caso, tale descrizione non esaurisce in toto tutto l'argomento, ma rende evidente i conseguenti effetti dinamici legati a ogni singolo aspetto.
Per trattare questo tema si prendono come riferimento alcuni esempi molto comuni, e riscontrabili in ambito edilizio.
Il primo riguarda un adeguato intervento di consolidamento di una struttura muraria in cui sono stati previsti: un cordolo sommitale, la realizzazione di una connessione tra il vecchio e nuovo apparecchio murario, e la posa di un sistema di copertura con travi di legno(poggiate) non spingenti.
Queste soluzioni sono adottate nei casi in cui sia necessario riconfigurare (in pendenza) il piano di copertura, per il rialzo dei muri perimetrali o per realizzare l'orditura portante (principale e secondaria) di legno.
Esistono chiaramente altre tecnologie edilizie ma, l'esempio su evidenziato, è stato inserito semplicemente per indicare l'importanza nella gestione di ciascun intervento tramite una valutazione di ordine strutturale.
È, infatti, necessario, prima di eseguire i lavori, verificare la natura e consistenza del fabbricato esistente, compatibilmente con le caratteristiche costruttive dei nuovi materiali.
Di ordine e consistenza diversa sono gli ultimi due casi esposti.
Nel primo, anche se il fabbricato denuncia un avanzato degrado, dovuto allo stato di abbandono, quello che interessa è di individuare il corpo edilizio costituito dai serbatoi idrici e dai muretti poggianti sul terrazzino.
Quello che deve fare riflettere, non è solamente il peso eccessivo che grava sulla copertura, ma quanto l'esilità della struttura che potrebbe facilmente crollare anche a seguito di una scossa sismica di modesta entità.
La stessa dinamica, si pone anche per l'altro esempio, dove l'assoluta mancanza di manutenzione del manto di copertura, ha determinato la scomposizione della prima fila di tegole poste a quota di gronda.
Anche in questo caso non è difficile pensare alle eventuali conseguenze di caduta dall'alto di questi elementi (trattenuti in maniera precaria), successivamente a lievi sollecitazioni, e dell'eventuale danno a persone o cose.
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