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Fino al 31 dicembre 2016 i contribuenti che intraprendono lavori di ristrutturazione edilizia o di risparmio energetico sul proprio immobile potranno godere della detrazione fiscale sull'IRPEF nella misura pari al 50% o al 65% delle spese sostenute per tali interventi, detrazioni che devono essere ripartite in entrambi i casi in 10 quote annuali di pari importo nella dichiarazione dei redditi.
Agevolazioni fiscali che potrebbero cambiare radicalmente se dovesse essere approvata dal Parlamento un proposta di legge presentata alla Camera dalla Cna, la Confederazione nazionale artigiani.
La proposta di legge in oggetto, depositata dalla deputata del partito democratico Sara Moretto, si intitola «Disposizioni per la cessione dei crediti di imposta maturati per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici mediante contratto di sconto con un intermediario finanziario».
Obiettivo principale della proposta di legge è di rilanciare il settore edilizio considerando che il dato sulle ristrutturazioni registra un calo dal 2013 (30.373 miliardi di euro) al 2015 (27.465).
La proposta di legge produrrebbe un incremento stimato in circa 5 miliardi di spese per lavori edili, secondo calcoli della CNA, e un aumento di circa 24 mila dipendenti nel primo anno di applicazione.
Ma cosa prevede in pratica la proposta? Si tratta di anticipare, presso banche e intermediari finanziari, le agevolazioni fiscali previste per le ristrutturazioni edilizie e per la riqualificazione energetica, senza l'obbligo di dover attendere i dieci anni di recupero rateale nella dichiarazione dei redditi.
L'iter per le agevolazioni fiscali previste nella proposta di legge prevede che il beneficiario dell'agevolazione, cittadino o impresa, individua in primo luogo l'istitutobancario a cui destinare il credito. Subito dopo trasmette il modello di opzione all'Agenziadelle Entrate, indicando la banca cessionaria che ha sottoscritto il modello.
Da quel momento il cittadino o l'impresa pagheranno esclusivamente la parte di fattura non inclusa nel beneficio. Il 50% o il 65% saranno a carico dell'intermediario finanziario o la banca che la recupererà nei canonici 10 anni.
In sostanza, l'importo del bonus resterà sempre lo stesso, ma sarà anticipato dalla banca: il cittadino pagherà, dunque, l'importo delle spese per lavori di ristrutturazione edilizia o di riqualificazione energetica al netto della detrazione fiscale.
In questo modo, il cittadino, per i lavori di risanamento edilizio, dovrà pagare solo la metà dei costi: l'altro 50%, anticipato dalla banca, sarà da questa recuperato sotto forma di agevolazione fiscale. Il bonus ristrutturazione così anche quello di riqualificazione energetica passa dal cittadino alla banca con il vantaggio per il contribuente di non dover aspettare i canonici 10 anni per recuperare le 10 rate della detrazione IRPEF.
Inoltre, per il cittadino non esisterà più il rischio di incapienza, cioè di non poter recuperare la detrazione fiscale perché l'importo delle tasse da pagare è basso.
Così, per ogni 1.000 euro di spesa per le ristrutturazioni, solo 580 euro saranno a carico del privato o dell'impresa, mentre la restante parte di spesa sarà sostenuta dalla banca.
Allo stesso modo, 1.000 euro di spesa per la riqualificazione energetica dell'edificio significano 450 euro a carico della famiglia o dell'impresa e 550 euro erogati dalla banca.
Si tratta in sostanza del meccanismo della cessione del credito che è già stato introdotto nella legge di Stabilità 2016 per agevolare gli interventi di riqualificazione energetica effettuati da soggetti incapienti sulle parti comuni condominiali. A partire dal 2016, infatti, per le spese di riqualificazione energetica effettuati sulle parti comuni degli edifici, per le quali spetta la detrazione dall'imposta lorda del 65%, esclusivamente i contribuenti che ricadono nella no tax area possono usufruire dell'ecobonus del 65% attraverso la cessione del credito corrispondente ai fornitori che hanno eseguito i lavori o le prestazioni, come parte del pagamento dovuto.
Successivamente l'Agenzia delle Entrate ha precisato che per consentire a questi contribuenti di cedere il bonus all'impresa che effettua i lavori e fruire così dell'agevolazione fiscale, il condominio deve comunicare all'Agenzia delle Entrate la decisione di avvalersi dell'opzione e i fornitori che ricevono il credito come pagamento possono utilizzarlo in compensazione in 10 rate annuali di pari importo, a partire dal 10 aprile 2017. Una novità che è entrata in vigore solo dal 1 gennaio 2016 e che finora non ha riscosso molto successo. La nuova proposta di legge avrebbe un impatto maggiore come sottolinea il presidente della CNA Daniele Vaccarino.
«Bisogna mettere in campo strumenti e soluzioni che consentano all'edilizia di uscire definitivamente da una crisi dolorosissima. Questa proposta rappresenta una leva potente per rimettere in moto il mercato, aprendo le porte a lavori che calzano perfettamente alla taglia delle micro e delle piccole imprese. Consente inoltre ai soggetti incapienti di accedere al mercato delle ristrutturazioni e della riqualificazione edilizia. Si potrà rilanciare anche il mercato strategico dei condomini, dove spesso i lavori sono bloccati dalle difficoltà economiche di alcuni proprietari. Ovviamente sarà fondamentale la riconferma degli attuali incentivi in materia di ristrutturazione e di efficientamento energetico ai livelli attuali del 50 e del 65%».
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