Il fenomeno della variazione della vegetazione naturale è legato alla composizione del suolo del quale denuncia determinate caratteristiche fisiche e chimiche.
Spesso guardando un paesaggio naturale si rimane colpiti dall'aspetto mutevole della vegetazione spontanea, spesso si alternano gruppi di singole specie e associazioni fisse di specie diverse, che si ripetono con incredibile costanza in regioni molto lontane come pure in ambienti climatici alquanto limitati. Il fenomeno è legato alla composizione del suolo, del quale denuncia determinate caratteristiche fisiche e chimiche.
Quindi, sebbene la maggior parte delle piante ornamentali si adatti a quella che comunemente e con termine molto vago viene definita terra da giardino, altre esigono substrati particolari mentre tutte indistintamente rispondono con un notevole rigoglio, una fioritura più abbondante e prolungata e una maggiore resistenza alle malattie quando la terra di coltura soddisfa al massimo le loro esigenze specifiche.
Quella che chiamiamo terra è composta da elementi di origine differente materiali inorganici minerali più o meno finemente disgregati o grossolani, mescolanza di sostanze derivanti dalla decomposizione di detriti vegetali e animali che spontaneamente si accumulano con il tempo o che, vengono apportate con le concimazioni a base di letame e simili; questa ultima con il tempo ed un lento processo di decomposizione, si trasforma nel noto humus.
A una semplice osservazione questo appare come un materiale bruno, soffice, permeabile che con il progredire della decomposizione fornisce alle piante indispensabili elementi nutritivi direttamente assimilabili e rappresenta un prezioso regolatore dell'economia idrica del suolo, in quanto mantiene una giusta riserva di umidità senza dar luogo a ristagni.
È il substrato indispensabile alla vita della numerosa e multiforme microflora batterica e fungina, parte attiva nelle trasformazioni bio-chimiche che stanno alla base della fertilità. La composizione chimica del terreno risulta dalla quantità e dalla qualità degli elementi nutritivi apportati sia dai minerali sia dalle sostanze organiche e che possono essere individuati solamente mediante analisi chimica fatta eseguire dai laboratori specializzati.
Questi elementi si trovano nel terreno quasi sempre in forma complessa e vengono assimilati dai vegetali soltanto dopo essere stati ridotti in forma semplice. Ciò avviene con un processo naturale le cui possibilità e intensità di svolgimento sono condizionate da reazioni chimiche e biologiche le quali possono a loro volta verificarsi o non verificarsi soltanto se il terreno possiede determinate caratteristiche che favoriscono oppure ostacolano la crescita delle piante.
In generale si possono distinguere nei terreni nostrani uno scheletro composto da ghiaia e ciottoli di diametro compreso tra 2 e 20 mm, una terra fina composta da sabbia, argilla e limo in ordine decrescente di diametro delle particelle, comunque inferiore a 2 mm.
La struttura del terreno può risultare incoerente o compatta o di tipo intermedio a seconda della percentuale reciproca dei vari materiali. Su di essa ha influenza determinante la quantità di humus, che è in grado di attenuare sia l'eccessiva incoerenza sia l'eccessiva compattezza, entrambe incompatibili con la vita delle piante.
Per esempio non occorrono particolari indagini per riconoscere che un terreno con una troppo elevata percentuale di sassi e ghiaia non è adatto alla coltivazione perché, oltre a non trattenere l'acqua e i concimi, non permette un buon radicamento. In pratica si possono riconoscere tre tipi di terreno in base alla percentuale dei vari materiali che li compongono, da ciò deriva in particolare che un terreno sabbioso viene definito sciolto e un terreno argilloso molto compatto.