Apparentemente innocua, la condensa prodotta dalle caldaie è soggetta a complesse norme di smaltimento in Italia ed in Europa mirate alla sicurezza.
Lo smaltimento della condensa prodotta da generatori termici costituisce un problema non trascurabile per la salvaguardia dell'ambiente; la soluzione piu' comune per lo smaltimento della condensa, che ha un profilo acido, è il convogliamento della stessa condensa negli scarichi delle acque usate degli edifici, queste ultime generalmente, a causa della presenza di saponi e detergenti hanno un profilo di sostanze basiche che mediamente riescono a neutralizzare l'acidita' delle condense.
L'aspetto più delicato e significativo delle caratteristiche degli scarichi delle condense è, dunque, costituito dal valore di pH, che in generale misura l'acidità di un sostanza; le norme, in ogni caso, vietano la possibilità di miscelazione della condensa con l'acqua potabile per la riduzione dell'acidità.
L'evoluzione delle norme vigenti in materia ha intrapreso una strada complicata con indicazioni non semplici da attuare: su scala europea e nazionale esistono dei valori limite di caratteristiche fisiche e chimiche della condensa che potrebbero essere restrittivi per impianti particolarmente grandi come le centrali termiche condominiali, ed i piani di smaltimento delle condense dovrebbero essere regolati dalle regioni e nella maggior parte dei casi sono tralasciati.
Scarico condensa nei sistemi fognari
È bene sottolineare che per gli impianti di medie e piccole potenze, generalmente inferiori a 35 kW, mediamente, non sono presenti negli scarichi di condense contenuti elevati di sostanze particolarmente velenose, infatti in linea di massima ne è consentito lo scarico nei sistemi di raccolta delle acque fognarie e superficiali.
È bene osservare che tale possibilità, seppure prevista dalle norme, resta comunque basata su un approccio pressoché empirico, essendo la quantità di condensa prodotta proporzionale alla potenzialità dei generatori e all'utilizzazione degli stessi; ma tali fattori non sono correlati in maniera semplice alla produzione di acque basiche (contenenti saponi e detergenti).
In condizioni diverse da quelle descritte e contemplate dalla norma UNI 11071/03, sarebbe obbligatorio l'adozione di un sistema di neutralizzazione o passivazione della condensa prodotta dai generatori termici, prima dell'immissione nei sistemi di raccolta delle acque fognarie o superficiali.
In particolare, il limite superiore di potenza, a partire da quale le norme invitano a valutare significativamente la possibilità di utilizzazione di un passivatore, è di 116 kW; l'ambiguità, nella gestione degli impianti, sorge poiché anche in tal caso non è comunque esclusa la possibilità di neutralizzazione con gli scarichi saponati e con detergenti di uso quotidiano.
Anche in ambito europeo, se non si considerano impianti di potenze particolarmente elevate, maggiori di 200 kW, non sono indicate in maniera univoca le direttive da seguire, essendo le procedure di calcolo indicate spesso affette da incertezza, come la correlazione esistente tra la potenza dell'impianto e la produzione di acque basiche; inoltre in ambito europeo l'incertezza si amplifica anche nei confronti del limite inferiore di potenza, al di sotto del quale non è obbligatorio l'utilizzo di un neutralizzatore, limite che si riduce a 25 kW contro i 35 kW vigenti i Italia.
Il neutralizzatore, o passivatore per la neutralizzazione della condensa è, generalmente, un filtro a carbone attivo, comunque di tipo basico e spesso in Italia di origine dolomitica realizzato cioè a base di carbonato di calcio, in grado di trattenere gli ioni responsabili dell'acidità della condensa.