Si profila uno scontro tra Governo e Regioni in merito alla localizzazione delle centrali nucleari in programma.
L'attuale Governo ha piu' volte ribadito la propria intenzione di riavviare un programma di produzione di energia da fonte nucleare in Italia, nonostante il pronunciamento referendario del 1987 avesse espresso parere contrario e di fatto bloccato la costruzione già in atto delle centrali di Trino Vercellese e Montalto di Castro.
Per realizzare l'ambizioso obiettivo di produrre il 25% di energia da quella nucleare è stato calcolato che servirebbe la costruzione di una decina di centrali da mandare a regime entro il 2030.
È accaduto, però, che alcune Regioni abbiano promulgato dei regolamenti locali con l'intenzione di impedire la costruzione di centrali sul proprio territorio.
È per questo che il Governo ha deciso di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale i provvedimenti delle tre Regioni in questione: Campania, Puglia e Basilicata.
La decisione, presa dal Ministro per lo Sviluppo Claudio Scajola, d'intesa con il Ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, è volta ad impedire che tutte le altre Regioni, sull'esempio delle tre citate, emanassero misure legislative analoghe, rendendo di fatto impossibile il programma del Governo.
Infatti è stata tutta la Conferenza delle Regioni a dire no al nucleare, esprimendo la scorsa settimana un parere non vincolante che bocciava lo schema di decreto legislativo per l'individuazione delle aree dove sorgeranno le centrali.
Avevano votato a favore, invece, Veneto e Friuli Venezia Giulia, mentre la Lombardia si era astenuta.
Altre sette Regioni, Toscana, Piemonte, Calabria, Liguria, Umbria, Emilia Romagna e Lazio avevano fatto ricorso lo scorso settembre alla Corte Costituzionale contestando la norma della legge sullo sviluppo, in base alla quale il Governo può decidere da solo dove installare gli impianti, nel caso in cui non si raggiunga un accordo con gli enti locali.
Il Ministro Scajola ha motivato la decisione con una questione di diritto, sostenendo che l'intervento delle Regioni in materia di energia, sicurezza e tutela dell'ambiente ingerisce con questioni che sono di esclusiva competenza statale.
Inoltre sostiene che il comportamento potrebbe costituire un pericoloso precedente, che potrebbe portare le Regioni ad opporsi alla realizzazione di altre infrastrutture di interesse nazionale sul loro territorio.
Ha annunciato, infine, che nella prossima riunione del Consiglio dei Ministri del 10 febbraio, ci sarà l'approvazione definitiva di un decreto legislativo che conterrà, tra l'altro, i criteri per la localizzazione delle nuove centrali.