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Un impianto fotovoltaico tradizionale produce energia solo quando il sole è attivo.
Senza accumulo, l'energia non utilizzata istantaneamente viene immessa in rete, mentre nei momenti di bisogno (serali, notturni, nuvoloso) si preleva energia dalla rete elettrica.
Schema impianto fotovoltaico con inverter e accumulatore - foto Metamer Srl
L’accumulatore, o sistema di storage, risolve questa discontinuità: immagazzina l’energia prodotta in eccesso e la rende disponibile quando serve, aumentando l'autoconsumo e l'efficienza dell'impianto, come sintetizzato nello schema sopra di Metamer srl.
L’entità di energia prodotta dipende da latitudine, inclinazione, ombreggiamento e potenza installata.
Un impianto da 3 kW ben esposto al sud Italia può produrre circa 4.000–4.200 kWh/anno; al nord circa 3.200–3.600 kWh/anno.
Considerando un consumo domestico medio di 3.000 kWh/anno, un impianto ben dimensionato può coprire interamente il fabbisogno elettrico di una famiglia.
Senza accumulo, solo il 30–35% di questa produzione viene autoconsumata. Il resto è ceduto alla rete con un ritorno economico modesto.
Con accumulo, l’autoconsumo può superare il 75–80%.
Nel 2025, i costi medi (IVA esclusa) sono i seguenti:
Tabella comparativa fotovoltaico base e con accumulatore
Totale impianto con accumulo: circa € 9.000–12.000 chiavi in mano.
Totale impianto senza accumulo: circa € 5.500–7.000.
La differenza iniziale è significativa, ma può essere ammortizzata nel tempo grazie al risparmio energetico.
Nel 2025 sono attive diverse misure di incentivo tra cui:
Per chi già possiede un impianto, è possibile aggiungere l'accumulo come retrofit, beneficiando comunque delle detrazioni.
Alcuni fornitori gestiscono anche finanziamenti a tasso zero.
Senza accumulo, una famiglia che consuma 3.000 kWh/anno copre in media il 30% con energia autoprodotta: circa 900 kWh.
Il restante 2.100 kWh è prelevato dalla rete.
Con un costo medio di 0,30 €/kWh, la bolletta annuale sarà attorno a 630 €.
Con il fotovoltaico con accumulatore il risparmio in bolletta è notevole - foto Getty Images
Con accumulo, l’autoconsumo può salire al 75%, cioè 2.250 kWh.
Solo 750 kWh sono acquistati dalla rete (circa 225 € annui).
Il risparmio annuo rispetto a un impianto senza accumulo è di circa 400 euro, che si somma ai benefici derivanti dalla riduzione dell’immissione in rete.
In 10 anni, il risparmio cumulato può superare i 4.000 euro, a cui si aggiunge l’aumento del valore dell’immobile e l’indipendenza energetica.
Oggi la tecnologia più diffusa è quella agli ioni di litio, che garantisce compattezza, cicli di carica elevati (fino a 6.000) e lunga durata (10–15 anni).
Accumulatore agli ioni di litio - foto Wikipedia
L'accumulatore agli ioni di litio è un tipo di batteria ricaricabile che utilizza la riduzione reversibile degli ioni di litio per immagazzinare energia.
Batteria al piombo-gel - foto Amazon
Le batterie al piombo-gel sono meno costose ma più ingombranti e con vita utile inferiore.
Batteria modulare a parete - foto e.shop.abbassalebollette.it
Alcuni sistemi sono modulari e scalabili, espandibili in base alle esigenze future (es. Huawei Luna, Sonnen, Tesla Powerwall).
Nel contesto attuale di aumento dei costi energetici e instabilità del mercato, dotarsi di un sistema di accumulo è sempre più una scelta lungimirante.
Non solo per risparmiare, ma per avere maggiore autonomia e sicurezza energetica sotto il denominatore comune della sostenibilità.
La casa del futuro punta su risparmio, indipendenza energetica e sostenibilità - foto Getty Images
Con incentivi attivi, calo dei costi tecnologici e progressiva elettrificazione dei consumi (auto, climatizzazione, elettrodomestici), l’accumulo domestico non è più un lusso, ma un investimento strategico per la casa del futuro.
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