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L'Italia è il primo Paese in Europa per numero di eventi sismici, in ragione della orogenesi che milioni di anni fa, in due epoche diverse, ha determinato la sovrapposizione di zone di pianura e zone di mare, producendo così i sistemi montuosi che vediamo oggi.
Il territorio italiano è inoltre tra i paesi del Mediterraneo quello a maggior rischio sismico.
Il rischio è rappresentato dalla possibilità che un fenomeno naturale o indotto dalle attività dell'uomo possa causare effetti dannosi sulla popolazione, sugli insediamenti abitativi e produttivi e le infrastrutture, all'interno di una particolare area, in un determinato periodo di tempo.
Il rischio sismico, quindi, possiamo individuarlo come il prodotto tra la probabilità che un determinato terremoto si verifichi in un certo intervallo di tempo, pericolosità, ed il danno, esposizione, sia in termini economici che in perdite di vite umane , che esso causerebbe nelle parti meno resistenti dell'ecosistema umano, vulnerabilità.
La pericolosità sismica di un territorio è rappresentata dalla frequenza e dalla forza dei terremoti che lo interessano, ovvero dalla sua sismicità.
L'Italia ha:
Le conseguenze di un terremoto dipendono dunque principalmente dalle caratteristiche di resistenza delle costruzioni alle azioni di una scossa sismica: quanto più un edificio è vulnerabile, a seconda della sua tipologia, a seguito di progettazione inadeguata, a causa di materiali di scarsa qualità o insufficiente manutenzione, tanto maggiori saranno le conseguenze.
A parità, poi, di distanza dall'epicentro, l'intensità dello scuotimento provocato dal terremoto dipende dalle condizioni del territorio, in particolare dal tipo di terreno e dalla forma del paesaggio.
In genere, lo scuotimento è maggiore nelle zone in cui i terreni sono soffici, minore sui terreni rigidi come la roccia; anche la posizione ha effetti sull'intensità dello scuotimento, che è maggiore sulla cima dei rilievi e lungo i bordi delle scarpate.
Dall'anno 1000 al 2006 si sono registrati in Italia circa 1700 terremoti, circa 300 di questi con una magnitudo superiore a 5.5, hanno avuto effetti distruttivi e addirittura uno ogni dieci anni ha avuto effetti catastrofici, con un'energia paragonabile al terremoto dell'Aquila del 2009.
Tutti i Comuni italiani possono subire danni da terremoti, ma le aree maggiormente interessate sono le dorsali alpine dell'Italia Nord-Orientale:
Friuli Venezia Giulia e Veneto, nella Liguria Occidentale, nell'Appennino Settentrionale dalla Garfagnana al Riminese e soprattutto lungo tutto l'Appennino Centrale e Meridionale, in Calabria e in Sicilia Orientale.
Oggi la scienza, purtroppo, non è ancora in grado di prevedere in maniera esatta il tempo ed il luogo in cui si verificherà un terremoto.
L'unica previsione, detta di tipo statistico, si basa sulla conoscenza del territorio e della ricorrenza con la quale si sono verificati eventi sismici.
Pur conoscendo le aree del nostro Paese a elevata sismicità, nelle quali i terremoti si sono susseguiti con elevata frequenza ed intensità, e quindi dove è più probabile che si verifichino altri eventi sismici, non è possibile ancora stabilire con esattezza il momento in cui questo accadrà nuovamente.
Nonostante la scienza negli ultimi anni abbia fatto notevoli progressi nello studio dei cosiddetti precursori sismici, ovvero di quei parametri chimici e fisici del suolo e del sottosuolo che subiscono variazioni osservabili prima del verificarsi di un terremoto, i risultati ottenuti in termini di attendibilità non sono quelli auspicati.
Allo studio dei precursori si è abbinata una serie di studi e osservazioni su fenomeni di vario tipo riconducibili ad avvenimenti che hanno preceduto l'evento sismico.
Ad esempio il comportamento degli animali, in genere dei cani e dei gatti, che come si racconta fin dall'antichità, muti in prossimità del verificarsi di un terremoto.
Famoso è anche il caso dei rospi, prima del disastro dell'Aquila.
Proprio in quei giorni, una ricercatrice inglese stava svolgendo alcune ricerche sugli anfibi in Abruzzo, e poté notare il comportamento anomalo di questi animali, che improvvisamente sparirono, proprio nelle ore precedenti alla catastrofe.
Ad oggi non esiste una correlazione concreta e ufficiale tra il comportamento degli animali e i terremoti; per ora l'ipotesi più accreditata è che la principale causa che scatena negli animali un comportamento anomalo prima dei terremoti, sia il disturbo nei campi elettromagnetici, spesso sfruttati dagli animali per orientarsi.
Per limitare quindi gli effetti di una scossa sismica l'unica strada per ora percorribile è sicuramente quella di ridurre i fattori di rischio, agendo in particolare sulla qualità delle costruzioni.
La prevenzione quindi, ovvero costruire bene e regola d'arte, resta l'unico modo efficace per ridurre le conseguenze di un terremoto.
Nel 2009, dopo il terremoto dell'Aquila, lo Stato ha avviato un piano nazionale per la prevenzione sismica, che prevede lo stanziamento alle Regioni di circa un miliardo di euro in sette anni con diverse finalità:
- indagini di microzonizzazione sismica, per individuare le aree che possono amplificare lo scuotimento del terremoto;
- interventi per rendere più sicuri gli edifici pubblici strategici e rilevanti;
- incentivi per interventi di miglioramento sismico di edifici privati.
Per gli interventi di adozione di misure antisismiche, il decreto legge n. 63/2013 ha introdotto il cosiddetto sisma bonus, prevedendo detrazioni maggiori e regole più specifiche per usufruirne.
A seconda del risultato ottenuto con l'esecuzione dei lavori, della zona sismica in cui si trova l'immobile e della tipologia di edificio, sono concesse detrazioni differenti.
Rispetto a quanto era stato previsto fino al 31 dicembre 2016, la norma ha:
Le detrazioni è usufruibile anche dai soggetti passivi Ires e, dal 2018, dagli Istituti autonomi per le case popolari e dagli enti che hanno le stesse finalità sociali, nonché dalle cooperative di abitazione a proprietà indivisa. Nel caso l'intervento sia condominiale, in alternativa alla fruizione della detrazione è possibile cedere il corrispondente credito.
È possibile inoltre, dal 2017, usufruire di una detrazione per l'acquisto di case antisismiche nei Comuni che si trovano in zone classificate a rischio sismico 1 e la possibilità di cedere il corrispondente credito.
Per valutare il rischio sismico è stata messa a punto dal Ministero delle infrastrutture una nuova scala che va da A meno rischio a G più rischio.
Lo strumento consentirà di misurare il grado di miglioramento sismico non solo dal punto di vista strutturale, ma anche economico, ovvero stimare i costi necessari per riparare i danni causati da un terremoto.
La valutazione del rischio sismico dovrà essere fatta da ingegneri e/o architetti che poi indicheranno la tipologia di lavori da effettuare utili alla riduzione del rischio.
Saranno quindi premiati gli interventi più virtuosi, cioè la percentuale di detrazione della spesa sarà infatti pari al 70% se si riduce di una classe il rischio sismico, e al 80% se si scende di due classi, nel caso degli edifici privati.
Per gli interventi su interi immobili condominiali, invece, le detrazioni sono:
La detrazione va calcolata su un ammontare complessivo di 96.000 euro per unità immobiliare per ciascun anno e deve essere ripartita in 5 quote annuali di pari importo, nell'anno in cui sono state sostenute le spese e in quelli successivi.
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