Per ridurre lo spreco di acqua potabile, valgono alcuni consigli pratici che riguardano la gestione della rete idrica e dei vari dispositivi impiantistici.
Ciascun fabbricato residenziale ha necessità di un approvvigionamento continuo di acqua potabile, fornita tramite acquedotto comunale (o autobotti) e accumulata all'interno di serbatoi.
Una prima domanda che viene da porsi riguarda essenzialmente la quantità di acqua giornaliera che solitamente è utilizzata da una famiglia media.
Questa richiesta evidentemente nasce da una condizione precauzionale che pone al riparo di eventuali inconvenienti di ordine sanitario.
Per stabilire l'esatta quantità di acqua, occorre redigere un piano di programmazione basato su alcuni fattori come: numero dei servizi igienici, cucina, punti adduzione elettrodomestici, ecc., ossia, di tutti gli elementi che, di fatto, determinano il consumo medio.
In merito a quest'ultimo dato, occorre rilevare come il tenore di vita e la posizione geografica, possono determinare valori differenti.
Basti pensare ad esempio, al consumo medio d'acqua in una famiglia italiana, rispetto a un'omologa residente in un paese del terzo mondo o in via di sviluppo.
A fronte, infatti, di un indice medio di circa 200 litri (giornaliero e per abitante) in Italia, ne corrispondono 25/30 litri per paesi Asiatici, per poi scendere ulteriormente in zone più depresse del globo.
Questi dati in genere non suscitano nessun interesse, ponendosi come aspetti del tutto naturali.
Nei fatti, purtroppo, queste condizioni determinano delle tragedie e inaspriscono ulteriormente il divario tra i paesi ricchi (in grado di garantire ai propri cittadini una vita salutare), e le zone povere dove la mancanza e la difficoltà di approvvigionamento dell'acqua sono associate a cause di epidemie.
La corretta gestione di questa risorsa quindi, è un dovere di tutti, anche in considerazione che la quantità di acqua presente sulla Terra non è infinita, ma si rinnova continuamente tramite un ciclo naturale.
L'eventuale squilibrio in questo processo, come un consumo oltre i limiti consentiti, potrà essere causa di veri disastri ecologici.
A questo punto è d'obbligo fare delle considerazioni su ciò che riguarda l'adozione di rimedi che contribuiscono alla riduzione degli sprechi e conseguentemente a una maggiore funzionalità nell'utilizzo di questo prezioso liquido per i bisogni personali.
Innanzitutto all'origine di tutto vi è una corretta gestione delle attività giornaliere che ponga ad esempio, per chi ha il privilegio di usufruire di un giardino o di un orto, di utilizzare maggiormente l'acqua di origine piovana, e, per piante e vasi, i liquidi di risciacquo adoperati in cucina per lavare frutta e verdura.
La lotta allo spreco può essere condotta anche attraverso un controllo periodico dell'efficienza delle tubature e dei vari dispositivi impiantistici.
Basti pensare, infatti, che, un rubinetto che gocciola, può causare una perdita di circa 6/7 litri al giorno.
Anche nella nostra vita quotidiana possiamo evitare, tramite qualche piccolo accorgimento, di sprecare la quantità di acqua pro capite.
Tra le azioni immediate vi è, ad esempio, la differenza sostanziale nell'uso della vasca da bagno rispetto alla doccia.
Con il primo sanitario in genere occorrono circa 140/150 litri di acqua, mentre, per una doccia (molto rapida), se ne possono consumare mediamente 80 litri.
Questi dati ovviamente sono molto sommari, ma consentono tuttavia di leggere, in modo proporzionale, una differenza sostanziale su ciò che comporta il soddisfacimento di uno dei nostri bisogni giornalieri.
Anche tirare lo sciacquone di un vaso igienico, può essere causa di sprechi.
Su questo punto, vale la pena considerare la maggiore funzionalità di un dispositivo a cassetta piuttosto che con flussometro.
In merito alla soluzione a cassetta, le maggiori industrie del settore già da alcuni anni hanno introdotto dei meccanismi che consentono due tipi di scarico tesi a differenziare la quantità di acqua rilasciata all'interno del vaso igienico.
Viene anche d'obbligo pensare a un risparmio tramite il recupero di liquido chiaro, non potabile, proveniente da riserve di acqua piovana, o da sistemi di riutilizzo di acqua di circuiti impiantistici.
Oltre queste considerazioni, non mancano tuttavia i vecchi consigli, come di utilizzare l'acqua di cottura dei cibi, per eliminare lo sporco più consistente sulle pentole, piatti e posate, e di avviare la lavastoviglie (e lavatrice) solo a pieno carico.
A questo aggiungiamo un rimedio efficiente come quello di evitare di lasciare scorrere continuamente l'acqua da un rubinetto quando ci s'insapona ad esempio le mani.
Ciascuna di queste soluzioni, nel loro piccolo, può apparire ininfluente, ma si provi a immaginare ciò che comporta complessivamente la somma di ogni singolo effetto.