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Tassa di successione: quando non si paga

L’imposta di successione non è dovuta in caso di franchigie, di esclusione di beni, di eredità di modico valore o per effetto di particolari regimi agevolativi.
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Tassa di successione: quando non si paga?


Sono molte le situazioni in cui la tassa di successione, abitualmente prevista del nostro ordinamento, può essere bypassata.

È proprio la normativa attuale a riconoscere numerose ipotesi in cui il pagamento dell’imposta di successione non è dovuto.

È il caso dell’applicazione di franchigie, dell’esclusione di determinati beni dall’attivo ereditario, delle eredità di modico valore o per effetto di particolari regimi agevolativi.

La legge prevede precise aliquote, che oscillano tra il 4% e l’8%, ma introduce al contempo una serie di eccezioni, pensate per alleggerire il carico fiscale soprattutto in ambito familiare.


Tassa di successione, obbligo per gli eredi


La trasmissione del patrimonio a seguito della morte di un individuo è un momento cruciale per gli eredi, non solo sul piano affettivo ma anche su quello giuridico e fiscale.

Una pianificazione successoria consapevole consente di governare questa fase con maggiore serenità, evitando che l’imposizione fiscale incida in modo eccessivo sul patrimonio trasmesso.

In particolare, conoscere i casi in cui non si è tenuti al pagamento dell’imposta di successione può fare la differenza in termini di tutela e valorizzazione dei beni ereditati.

L’imposta di successione nel sistema giuridico italiano ha una sua precisa portata.

Questo in quanto è un tributo dovuto per il trasferimento mortis causa della proprietà o di altri diritti su beni e rapporti giuridici.

Tassa di successioneTassa di successione - Getty Images



Essa si applica in misura proporzionale al valore dell’asse ereditario e varia in funzione del grado di parentela tra il de cuius e i beneficiari.


Condizioni in cui l’imposta non si paga: successioni di modico valore


Uno dei casi più frequenti riguarda le successioni di modico valore.

Se il patrimonio ereditario non supera i 100.000 euro e non comprende beni immobili o diritti reali su immobili, del è devoluto esclusivamente al coniuge o ai parenti in linea retta, non solo non è previsto il pagamento dell’imposta, ma non è nemmeno necessario presentare la dichiarazione di successione.


Franchigie esenti da imposta


La stesso discorso vale anche per la previsione di franchigie esenti da imposta.

Per coniugi e figli, la soglia di esenzione è fissata a un milione di euro per ciascun beneficiario.

Questo vuol dire che, a fronte di un’eredità inferiore a tale importo, l’imposta non trova applicazione.

Per fratelli e sorelle, la franchigia scende a 100.000 euro, mentre per altri parenti e soggetti estranei non è prevista alcuna soglia di esenzione.

Tuttavia, anche in questi casi, se il valore dell’eredità risulta contenuto, potrebbe non raggiungersi il livello di imposizione.

Un’attenzione particolare è rivolta ai soggetti portatori di handicap grave, riconosciuti ai sensi della legge 104 del 1992.

Per tali soggetti, la franchigia personale è elevata a 1.500.000 euro.

Tale previsione è finalizzata a garantire un sostegno economico a lungo termine a chi si trovi in una condizione di fragilità, consentendo il trasferimento del patrimonio senza aggravio fiscale fino a tale soglia.


I beni esclusi dall’attivo ereditario e dalla tassa di successione


Non tutti i beni del defunto vengono considerati ai fini del calcolo dell’imposta.

Vi sono, infatti, alcune categorie che, pur se parte integrante del patrimonio del de cuius, non concorrono a formare l’attivo ereditario.

Beni esclusi dall’attivo ereditario Beni esclusi dall'attivo ereditario - Getty Images



È il caso, ad esempio, dei titoli di Stato, delle indennità maturate e non ancora riscosse (come il TFR), dei crediti verso lo Stato e dei beni culturali sottoposti a vincolo.

In tutti questi casi, il legislatore ha ritenuto di escludere tali valori dall’ambito di applicazione dell’imposta, sia per ragioni di politica economica (come nel caso dei titoli pubblici), sia per finalità di tutela culturale.


Le polizze vita in caso di morte


Comprendere quando l’imposta di successione non è dovuta è un passaggio cruciale per una pianificazione ereditaria efficace. In virtù di quanto, un trattamento che si può definire altrettanto favorevole per evitare di pagare le imposte in esame è riservato alle polizze vita.

Le somme corrisposte a seguito della morte dell’assicurato non solo non rientrano nell’attivo ereditario, ma sono anche escluse dall’imposizione IRPEF.

Questo fa delle polizze uno degli strumenti più efficienti e sicuri per il trasferimento del patrimonio in esenzione d’imposta.


Agevolazioni per il trasferimento di aziende e partecipazioni


Caso degno di menzione, considerato una rilevante esenzione ai fini del pagamento della tassa di successione, concerne il passaggio generazionale dell’impresa.

Se il coniuge o i discendenti del defunto ricevono in eredità aziende o partecipazioni sociali, il trasferimento può avvenire senza imposizione fiscale, a condizione che gli aventi diritto si impegnino a proseguire l’attività o mantenere le quote per almeno cinque anni.

Pagamento tassa successione Pagamento tassa successione - Getty Images



Tale misura mira a salvaguardare la continuità dell’attività imprenditoriale e a prevenire la frammentazione del capitale aziendale, che spesso si verifica al momento della successione.


Il ruolo delle donazioni e della rinuncia all’eredità


La donazione, più che un caso di esenzione, si può definire come una furba strategia largamente utilizzata per anticipare la trasmissione del patrimonio e beneficiare delle stesse franchigie previste in ambito successorio.

Anche in questo caso, infatti, si applicano le soglie di esenzione in funzione del grado di parentela.

Una donazione ben pianificata può contribuire a ridurre, se non ad annullare del tutto, il carico fiscale futuro.

Di segno opposto è la rinuncia all’eredità. In presenza di debiti o di situazioni patrimoniali complesse, l’erede può decidere di non accettare l’eredità, evitando così l’acquisizione dei beni e la conseguente imposizione fiscale.

Perché la rinuncia produca effetti giuridici, è necessario che sia formalizzata davanti a un notaio o presso il tribunale competente, secondo quanto previsto dall’art. 519 c.c.


Evoluzioni normative: l’autoliquidazione dell’imposta


A partire da quest'anno, l’imposta di successione ha subito dei cambiamenti radicali provocati da una riforma significativa.

Il contribuente infatti dovrà autoliquidarla, calcolandola direttamente nella dichiarazione di successione.

Questa novità semplificherà notevolmente l’adempimento fiscale, riducendo la tempistica necessaria per la definizione della pratica successoria e garantendo maggiore chiarezza nelle modalità di calcolo e versamento dell’imposta.

Autoliquidazione imposta successioneAutoliquidazione imposta successione - Getty Images



Il ricorso alle esenzioni, alle franchigie e agli strumenti giuridici disponibili consente di tutelare il patrimonio e di evitare aggravi fiscali non necessari.

Fermo restando i molteplici casi favorevoli a bypassare questo versamento, vi è sempre da considerare che ogni situazione ereditaria presenta specificità degne di un’attenta valutazione.

In virtù di questo è fondamentale affidarsi a una consulenza qualificata che sappia orientare le scelte nella direzione più vantaggiosa per gli eredi.


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Quando non si paga la tassa di successione
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