Attraverso un'attenta progettazione è possibile migliorare l'efficienza energetica degli edifici e ridurre i consumi.
Con il Decreto Legislativo n. 195 del 2005, Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico in edilizia, in parte modificato col successivo Decreto 311/06, è stato introdotto in Italia l'obbligo di certificazione energetica per gli edifici di nuova costruzione.
Costruire edifici energeticamente efficienti diventa quindi un impegno inderogabile per professionisti e committenti, tanto più che l'entrata in vigore del Piano Casa prevede l'introduzione di premi volumetrici per le costruzioni più virtuose.
Del resto, affrontare il problema della limitazione dei consumi energetici sin dalla progettazione dell'edificio, significa evitare di apportare correzioni in un secondo momento, con maggiore aggravio di spesa, intervenendo alla fonte sia sulle strutture che sull'impiantistica, facendo ricorso il più possibile alle fonti rinnovabili.
La problematica è certamente di competenza del progettista, ma è giusto che anche la committenza ne abbia consapevolezza, in maniera da poterlo eventualmente indirizzare sia nel caso della realizzazione di un edificio privato, che nel caso di realizzazione di un appartamento facente parte di un complesso residenziale.
I fattori che concorrono a determinare l'efficienza energetica di un edificio sono i seguenti:
- orientamento dell'edificio;
- forma dell'edificio;
- distribuzione degli ambienti interni;
- tipo di involucro, distinto in parti opache (muri e solai) e parti trasparenti (finestre).
Un buon orientamento permette di sfruttare al meglio la radiazione solare, riducendo i consumi per il riscaldamento.
L'orientamento dell'edifico a sud fa sì che si possano catturare i raggi del sole durante l'inverno attraverso le vetrate, e schermarli facilmente in estate, quando sono più alti, attraverso balconi, terrazzi, frangisole o tendoni.
Il lato nord, invece, non riceve quasi mai i raggi del sole ed è quindi opportuno ridurre al minimo le aperture, per evitare le dispersioni, ed incrementare invece lo spessore dell'involucro e dell'isolamento.
La forma dell'edifico è spesso vincolata dalla normativa relativa al rispetto delle distanze dalla strada e dagli edifici esistenti.
Tuttavia, se è possibile intervenire liberamente, va detto che la forma che assicura il minor numero di dispersioni termiche è quella più compatta che, oltretutto, è anche quella più sicura dal punto di vista del rischio sismico.
Per quanto riguarda la distribuzione interna è opportuno collocare gli ambienti in cui si trascorrono più ore come cucina, soggiorno e camere da letto, a sud, dove si può godere maggiormente di irraggiamento diretto e illuminazione naturale, e lasciare a nord i locali di servizio come bagni, corridoi, ripostigli.
La scelta dell'involucro deve tener conto degli aspetti architettonici, ma anche di fattori tecnici, come l'isolamento termoacustico, la resistenza al fuoco, la durabilità nel tempo e la sostenibilità ambientale dei materiali impiegati.
Le soluzioni che rispondono a questi requisiti sono diverse e vanno valutate caso per caso.
L'importante è, comunque, che l'involucro sia in grado di catturare il calore delle ore più calde e rilasciarlo gradualmente, in modo da evitare i picchi di calore in estate e quindi le spese per la climatizzazione, e, viceversa, di rilasciarlo gradualmente durante la notte nel periodo invernale e limitare, così, anche le spese per il riscaldamento.
Va ricordato che molti regolamenti locali permettono di derogare alle distanze minime e alle altezze massime da rispettare per le costruzioni se gli spessori maggiori dell'involucro sono dovuti ad un miglioramento dell'efficienza energetica, incentivo esteso a livello nazionale con il Decreto Legislativo 115/08.