Progettare con la Arco di Castiglioni

Dalla celebre lampada da terra nata nel 1962 dalla matita del designer milanese, le proposte di alcuni designer che hanno fatto tesoro dell'insegnamento del maestro.
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Cinquant'anni della lampada Arco


1962 – 2012: compie cinquant'anni la celebre lampada Arco disegnata per Flos dai fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni.
Di loro si è già raccontato molto ma, considerata l'inesauribilità del patrimonio che ci hanno lasciato in eredità, sembra che non sia mai abbastanza.

Flos, ArcoComplemento indispensabile di ogni sala da pranzo dell'epoca, quando arredata da una padrona di casa attenta alle tendenze e amante del design, la lampada vive attualmente una seconda giovinezza anche attraverso una serie di prodotti che, nel corso del tempo, hanno rubato qualcosa del concept originale, unico in quanto a potenzialità di personalizzazione e flessibilità.

Vediamone le caratteristiche principali.

Una base in marmo bianco piuttosto pesante (circa 65 kg) sostiene un profilo a U telescopico suddiviso in tre sezioni in acciaio inossidabile, a sua volta supporto per la cupola che accoglie il corpo illuminante vero e proprio.


Questo si trova racchiuso tra una calotta forata, che consente il raffreddamento della lampadina, e un anello concentrico di chiusura; entrambe sono in acciaio come lo stelo.

Il sistema così composto consente una doppia regolazione: quella dell'altezza della sorgente luminosa rispetto all'area che si desidera illuminare; quella della direzione della luce, perpendicolare o inclinata rispetto alla superficie orizzontale di un tavolo o del pavimento.

L'impianto elettrico che alimenta la lampadina da 100 watt in vetro opalino è invisibile; i cavi scorrono, protetti e nascosti, all'interno della struttura e ne escono solo alla base.


Punto luce svincolato


Flos, Arco, dettaglioLa vera invenzione di Arco, però, sta nella rivoluzione che svincola la posizione del punto luce rispetto alle esigenze di illuminazione dell'ambiente. Un tavolo o uno spazio per conversare non hanno più la necessità di avere, in un punto preciso e predeterminato del soffitto, una lampada a sospensione, poco versatile e progettualmente molto vincolante.

Grazie ad Arco l'alimentazione elettrica può essere costituita da una semplice presa a parete posta a distanza e il basamento può essere collocato a ben 2 metri, in proiezione orizzontale, rispetto all'area che si desidera illuminare.

Un insieme di arredi e complementi arricchito dalla presenza della lampada di Castiglioni crea inoltre una composizione asimmetrica e dinamica, che invita ad una percezione dello spazio sempre nuova, coinvolgente e attuale allora come ai giorni nostri.


Lampada di Castiglioni come abaco progettuale


Prima parlavo delle imitazioni. Innanzitutto è necessario procedere a una scrematura, che elimini banali copie non autorizzate, i produttori e commercianti delle quali erano, e continuano a essere, i veri responsabili di un generale decadimento della qualità completamente estraneo a ciò che nasce, al 100%, da un processo inventivo e creativo originale tutto made in Italy.

Flos, Arco, dettaglioNon è però solo con la brutta, triste copia che dobbiamo confrontarci.

In un universo variegato e multiforme di creativi di ogni generazione c'è spazio anche, e soprattutto, per una folta schiera di prodotti ai quali si arriva tramite un reale ripensamento e una valida riproposizione di temi già trattati e consolidati nel design.

Così consolidati da diventare una sorta di abaco progettuale al quale attingere più o meno liberamente, perseverando in un unico obbligo: essere innovativi e conservare, comunque, traccia inequivocabile della citazione d'autore.


Reinterpretazione dello stelo della lampada Arco


Romain Duclos, AD 46/10La sfida raccolta da un giovane designer, il parigino Romain Duclos, si è ad esempio concretizzata nella AD 46/10. In questa lampada da terra il basamento (in un calcestruzzo di sapore industriale contemporaneo invece che in marmo chiaro) e la cupola in acciaio sono chiaramente rubati alla Arco, salve lievi modifiche volumetriche e dimensionali.

Il carattere inedito, invece, sta tutto nello stelo.
Al contrario del maestro, Duclos porta in piena luce il cavo elettrico e, rivestendolo in un visibilissimo rosso vivo, lo rende protagonista di una linea spezzata che asseconda la curva e rimane tesa grazie a una sequenza di rami in metallo con estremità poste di flesso in flesso.


Oscillazione controllata e bilanciata della lampada Arco


Fa tesoro della capacità oscillatoria controllata Dada di ITALAMP azienda veneta che da quasi quarant'anni ha potenziato la sua attività nel settore dell'illuminazione con progetti di alto livello e materiali di prima qualità.

Italamp, DadaLa lampada rappresenta un'epurazione del modello.
Del basamento rimane traccia solo nella lieve impronta circolare del sostegno in metallo a pavimento, mentre il paralume in tessuto sposa linee classiche, tali da rendere più adeguata la collocazione in un soggiorno arredato con gusto tradizionale.

L'unico elemento a contrasto è rappresentato anche qui, come nella AD 46/10, dal cavo elettrico rosso che, arrotolato quasi con noncuranza intorno a due supporti ricavati sullo stelo leggermente inclinato, cattura subito lo sguardo e rende ancora più essenziale e sobrio l'insieme.


Interpretazione futuristica della lampada Arco


A un'interpretazione d'avanguardia della Arco si arriva poi con due lampade dal design avveniristico e dai materiali ad alto contenuto tecnologico.

La prima è Semjase di Sandro Santantonio Design per Lucente, azienda trevigiana che pone da sempre al primo posto innovazione, ricerca e diffusione internazionale dei suoi prodotti.

Lucente, SemjaseI tre ingredienti sapientemente combinati da Castiglioni (basamento, stelo, cupola) qui non sono riconoscibili singolarmente e risultano fusi in un unico gesto progettuale, concretizzato in un oggetto flessuoso fatto di poliuretano espanso strutturale estruso a iniezione.

Il bianco lucido accentua la curva che, sebbene copra un'altezza minore rispetto alla Arco (200 invece che 250 cm; la proiezione orizzontale è uguale, 200 cm), rimane perfettamente riconoscibile all'interno dell'ambiente che è destinata a illuminare.

La lampadina si trova incastonata all'interno dell'occhiello superiore che, in quanto a forma, ricalca perfettamente la base.


Contaminazione giapponese


Una seconda interpretazione futuristica del modello è data infine da Kyudo, disegnata per Kundalini dai giovani tedeschi Konstantin Landuris e Horst Wittmann, noti come studio Hansandfranz.

Kundalini, KyudoIl nome della lampada, che significa letteralmente la via dell'arco, dichiara esplicitamente la contaminazione giapponese del progetto.

L'ispirazione è dunque l'antica arte del tirare con l'arco che trova nell'armonia e nell'equilibrio i suoi tradizionali punti di forza.

Il diffusore lineare è incastonato su un binario scorrevole da regolare a piacere, così come avviene per le tre sezioni a U che costituiscono lo stelo di Arco.

L'innovazione sta non solo nella linearità estrema dell'oggetto, ma anche nel materiale, estruso di alluminio verniciato lucido, e nel sistema di illuminazione, un LED strip a bassa tensione.

La base è un semplice disco pieno in metallo dalla quale si diparte un sostegno che, nella sua brevità, riesce comunque a bilanciare la tensione estrema e raffinata della curva.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare i siti:

www.achillecastiglioni.it

www.rlos-design.com

www.lucente.eu

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  • Vittoriopuravida
    Vittoriopuravida
    Giovedì 20 Agosto 2015, alle ore 13:58
    Bella bellissima, ma perché costa tanto? come fa voga.com a venderla a 200??
    rispondi al commento
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