Blindato con la fiducia il decreto Ronchi che potrebbe portare alla privatizzazione dei servizi di gestione dell'acqua.
Il Governo, nella seduta del 17 novembre, ha posto la fiducia sul decreto Ronchi, il n. 135, già approvato in Senato, e definito Salvainfrazioni perché riguardante alcune infrazioni di normative comunitarie.
Il decreto è noto, però, perché contiene all'articolo 15 anche la riforma di alcuni servizi pubblici, tra cui quello dell'acqua, ed è questo l'aspetto che sta preoccupando molti cittadini.
Se il decreto andrà in porto così come formulato, infatti, si assisterà alla progressiva privatizzazione dei servizi idrici, prospettiva che ha provocato le proteste di alcune forze politiche e delle associazioni dei consumatori, che temono infiltrazioni criminali nel business dell'acqua e aumenti delle tariffe per i consumatori, che vedranno mettere a rischio l'accesso a prezzi sostenibili ad una risorsa indispensabile come l'acqua.
Il decreto prevede che la quota di capitale in mano pubblica rispetto a quella a cui potranno accedere gli acquirenti privati, che oggi normalmente supera il 50%, scenda al 40% nel 2013 per poi arrivare al 30% nel 2015.
Il provvedimento rende inoltre obbligatorio il ricorso a gare per l'affidamento dei servizi e di fatto abolisce l'assegnazione diretta a società prevalentemente pubbliche o controllate.
L'intera operazione di messa in vendita dei servizi dovrebbe partire dal 2011. Non ci sono, quindi, i presupposti di urgenza propri di un decreto legge, per cui è stata presentata dalle opposizioni una pregiudiziale di incostituzionalità per far rivedere la norma.
Sulla questione è intervenuto anche il WWF che da anni si batte per promuovere una gestione più oculata delle risorse idriche, anche per far fronte ai cambiamenti climatici in atto.
L'associazione ambientalista, oltre a criticare la legge in fase di approvazione, ha ricordato l'importanza di affrontare in maniera corretta il problema della gestione delle risorse idriche, concentrandosi piuttosto sui punti che porta avanti da tempo:
- redigere i Piani di gestione di bacino idrografico;
- istituire le Autorità di distretto;
- confermare il diritto all'acqua discutendo la proposta di legge d'iniziativa popolare presentata già nel 2007 con oltre 400.000 firme;
- controllare il rilascio o il rinnovo delle concessioni di prelievo di acque.
Le associazioni chiedono lo stralcio dalla norma dell'intero articolo 15, che contiene riferimenti a diversi servizi locali, come rifiuti e trasporti, ma in particolare preoccupa per quanto riguarda i servizi idrici. Visto che il decreto è stato blindato con la fiducia, si annuncia battaglia con la promozione di un referendum abrogativo della futura norma.