Saranno pronti entro il 2012 a Parma 825 alloggi realizzati utilizzando gli incentivi e le norme del Piano Casa.
Per decenni l'Emilia Romagna è stata una delle regioni che si è distinta per i servizi al cittadino e per le politiche sociali in generale orientate alla qualita' della vita. In tempi in cui l'emergenza abitativa si configura come un problema sociale vero e proprio, è sempre l'Emilia Romagna che si distingue per i primi veri interventi di housing sociale, nati sulla scorta dei provvedimenti del Piano Casa.
L'intervento in oggetto vede una prima tranche di 852 alloggi, che saranno realizzati nell'arco di un anno circa e destinati a categorie di cittadini che non rientrano tra quelle che possono usufruire di un alloggio popolare: in particolare, saranno 405 alloggi in vendita a prezzo convenzionato, 265 in affitto con la possibilità di riscatto della proprietà all'ottavo anno ed i restanti 182 in affitto a canone cosiddetto sostenibile.
Importante è il dispositivo di finanziamento dell'iniziativa, che vede l'istituzione di un fondo immobiliare, denominato Parma Social House, le cui quote sono state sottoscritte dal Fondo investimenti per l'Abitare (gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti), dalla Fondazione Cariparma, dal soggetto promotore-attuatore Parma Social House Scarl e dal fondo di promozione cooperativa di LegaCoop, senza dimenticare che il Comune di Parma partecipa in maniera diretta cedendo in diritto di superficie 7 aree di trasformazione urbana.
I primi 852 alloggi, che vedranno l'edificazione entro il 2012 di una superficie lorda pari a circa 63000 mq, sono solo una parte di un più ampio progetto, che vedrà, a seguire, la costruzione di altri 1100 alloggi inclusi nel Piano Sociale Comunale. Il costo di costruzione stimato per tutto l'intervento, ad opere concluse, è stato valutato intorno ai 105 milioni di Euro.
Le critiche espresse da alcune parti sulla presunta bontà dell'iniziativa riguardano, da una parte, il fatto che gli indici di realizzazione vadano in deroga alle norme del PSC permettendo costruzioni con volumetrie maggiori di quelle previste ed in parte sfruttando fondi pubblici per un'iniziativa che dovrebbe risultare, alla fine, in ogni caso ben remunerativa per i costruttori; dall'altro, una giusta osservazione fatta da alcuni critici è relativa al consumo di suoli agricoli per la realizzazione dell'intervento, quando vi sarebbero diversi siti militari in disuso che potevano essere convertiti a tal fine.
Considerando che, oltre alla cessione del diritto di superficie per 99 anni, le aziende costruttrici godranno dell'esenzione dal contributo di costruzione, in virtù dell'elevato interesse pubblico stabilito dall'amministrazione comunale, nonché dell'esenzione dall'ICI per gli alloggi così realizzati, valutando che il 70% almeno degli appartamenti realizzati sarà venduto o affittato a canoni da edilizia convenzionata, per i critici dell'iniziativa ciò configurerebbe un intervento di tipo pubblico che nei risultati pubblico non lo sarà affatto, perché lontano dalla tipologia di accesso alle abitazioni tipica delle case popolari.
Naturalmente, i criteri di assegnazione degli alloggi, che qui non analizziamo perché richiederebbero un approfondimento a sè stante, già sono e saranno oggetto di controversie e di aspre critiche, come sempre capita in interventi di tale natura. C'è da sperare soprattutto che, ad opere completate, i nuclei familiari che godranno dei nuovi alloggi in progetto siano realmente rientranti tra le categorie bisognose e che, comunque vada, l'intervento abbia valenze architettoniche ed urbanistiche di pregio, indipendentemente dai costi.
Link alla pagina del sito istuzionale del Comune di Parma dedicata all'iniziativa: