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Con l'avvento alcuni anni fa dei miscelatori monocomando, si è posta una rivoluzione (di ordine funzionale) nel settore impiantistico che ha soppiantato, in numerosi fabbricati, i tradizionali rubinetti con manovra a vite.
La differenza sostanziale tra i due dispositivi è necessariamente individuata su alcune caratteristiche costruttive e sul corretto funzionamento dovuto alla pressione dell'acqua che viaggia all'interno della rete idrica.
In epoche passate, e per fabbricati di modeste dimensioni, la pressione interna degli acquedotti, era determinata (per un fenomeno fisico), dall'altezza delle grandi cisterne comunali poste in prossimità del perimetro cittadino.
Questa sistema, almeno per le semplici condizioni di impiego dell'epoca, permetteva il regolare funzionamento dell'impianto idrico all'interno delle abitazioni.
Rispetto a quel periodo, le caratteristiche funzionali dei nuovi prodotti industriali, richiedono una maggiore pressione dell'acqua, all'interno dei circuiti.
Da questa esigenza, sorge la necessità di collocare apparecchiature che consentono, tramite una pompa ad azionamento elettrico, di aumentare questo valore.
In commercio esistono due strumenti, studiati per questo impiego, come il Presscontrol o l'Autoclave con vaso di espansione.
Il primo dispositivo (controllato da un sistema di controllo), si compone di una parte elettronica e una meccanica, ed entra in funzione non appena la pressione dell'impianto idrico si abbassa.
Non appena si determina questa condizione, un segnale consente l'accensione della pompa che, spingendo l'acqua con maggiore intensità, ristabilisce la perdita di tensione all'interno del circuito.
Solitamente quest'apparecchiatura, specie per chi non è del settore, è ritenuta tutt'una con la pompa, ma, nella realtà, sono due cose ben distinte.
L'autoclave con vaso di espansione, è uno strumento molto semplice dal punto di vista meccanico, ma che, rispetto al primo, richiede uno spazio maggiore all'interno del locale idrico.
È composto di un contenitore ermetico (vaso di espansione), dove si trova una camera d'aria posta a pressione e ripiena d'acqua.
Se all'interno di un alloggio è aperto un rubinetto (cucina e servizio igienico), o entra in funzione la lavatrice, lavastoviglie, ecc., la differenza di pressione tra l'interno del vaso di espansione e quella esterna (dal punto di erogazione), determinerà lo scorrimento dell'acqua all'interno della rete idrica.
All'origine di questo meccanismo, vi è una pompa che ha il compito di riempire l'interno del contenitore ermetico e di ristabilire, di volta in volta, le precedenti condizioni di pressione.
Questa caratteristica, molto semplice dal punto di vista meccanico, pone delle problematiche circa la perdita di tensione della membrana interna (con il trascorrere del tempo), e da qui la necessità di monitorare questo valore con la lettura periodica del manometro.
In ultimo, riagganciandosi a quanto detto poc'anzi, le dimensioni di questo contenitore e il materiale metallico di cui è costituito obbligano a collocare l'autoclave in spazi interni e ben protetti dalle intemperie.
Questi aspetti hanno comportato, per i nuovi impianti idrici, a una maggiore attenzione sull'argomento, non solo per ciò che riguarda la rete di distribuzione interna e delle dorsali impiantistiche, ma anche nella definizione della riserva idrica e del sistema di approvvigionamento alle singole unità abitative.
Nei moderni stabili, ma anche nei piccoli fabbricati, in genere è predisposto un locale idrico separato, contenente i singoli serbatoi (uno per utente e solitamente in polietilene) e collegati, tramite linee di trasmissione, alle pompe (distinte per alloggio).
Con questa soluzione, ogni famiglia avrà una propria dorsale impiantistica (con serbatoio e pompa) e quindi nessuna condotta in comune (condominiale) con gli altri occupanti dello stabile.
Per un'ulteriore precauzione è possibile prevedere anche due elementi (per solo utente) per consentire, in caso di guasto di una singola pompa, di attivare l'altra apparecchiatura.
In alternativa a questo sistema, vi è la possibilità di collocare un gruppo pressurizzato (autoclave) ed una linea principale cui saranno collegate tutte le varie diramazioni degli alloggi.
Vi sono tuttavia dei vecchi stabili, realizzati negli anni '60, dove vi era la consuetudine di prevedere una cisterna interrata e dei semplici motori che rinviano l'acqua a un serbatoio posto in sommità (terrazza o sottotetti).
In questi casi la pressione è determinata dall'altezza di questo contenitore rispetto ai punti di erogazione collocati alle varie quote.
Considerate le nuove esigenze domestiche (differenti rispetto al passato), e per ovviare a questo inconveniente, anche in considerazione di difficoltà operative, alcuni proprietari hanno risolto autonomamente il problema collocando, all'origine del punto di allaccio alla rete condominiale e su spazio privato (locali interni e ballatoi), delle pompe munite di presscontrol.
Con questa soluzione è possibile aumentare la pressione interna dell'impianto e consentire, tra l'altro, di utilizzare efficacemente i rubinetti con miscelatori monocomando oltre ad altre apparecchiature.
È evidente che, la maggiore difficoltà, rimane il punto dove collocare questa apparecchiatura all'interno degli alloggi, che comporta, evidentemente, vibrazioni e rumori trasmessi anche alle altre unità abitative.
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