Dibattito politico sulla richiesta da parte dell'Italia alla Comunità Europea di una maggiore flessibilità rispetto ai limiti stabiliti dal cosiddetto Pacchetto Clima.
Gli ultimi giorni hanno visto incentrarsi il dibattito politico sulla richiesta da parte dell'Italia alla Comunità Europea di una maggiore flessibilità rispetto ai limiti stabiliti dal cosiddetto "Pacchetto Clima".
Per capire meglio la questione, facciamo un passo indietro e vediamo quali sono i contenuti previsti da questo provvedimento in materia ambientale.
Il piano europeo viene detto del 20-20-20, perché prevede i seguenti obiettivi da conseguire entro il 2020:
- riduzione del 20% delle emissioni di CO2;
- miglioramento dell'efficienza energetica del 20%;
- produzione di energia per almeno il 20% da fonti rinnovabili.
Tali obiettivi, fondamentali per porre un freno ai problemi dovuti ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale del pianeta, impongono alle industrie dei costi, in termini economici, piuttosto elevati, che per l'Italia paiono particolarmente difficili da sostenere, soprattutto in questo periodo di crisi economica internazionale.
Sono queste le ragioni per cui ieri, al Consiglio dei Ministri dell'Ambiente dell'Unione Europea, la titolare del nostro dicastero Stefania Prestigiacomo, si è presentata facendosi latrice delle richieste italiane avanzate nei giorni scorsi da un preoccupato Ministro delle Politiche Europee, Andrea Ronchi, di posticipare di un anno l'adozione delle misure relative alle questioni energetiche.
Il premier Berlusconi era già intervenuto per ribadire che quella assunta dall'Italia non è una posizione isolata, ma è sostenuta da altri otto paesi membri, tutti dell'est europeo.
È indubbio che l'adozione delle misure richieste comporterà dei costi notevoli per le imprese italiane, ma questi medesimi costi non spaventano allo stesso modo i paesi dell'Unione più economicamente sviluppati, che si sono già da tempo preparati, incrementando notevolmente l'utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia, creando posti di lavoro e favorendo il risparmio energetico, oltre che limitando le emissioni di CO2.
Al termine dei lavori, il Commissario UE all'ambiente, Stavros Dimas ha ribadito che non ci sarà alcun rinvio e pertanto l'on. Prestigiacomo ha dichiarato che, senza le modifiche richieste, l'Italia non aderirà all'accordo.
Il piano europeo viene detto del 20-20-20, perché prevede i seguenti obiettivi da conseguire entro il 2020:
Sono queste le ragioni per cui ieri, al Consiglio dei Ministri dell'Ambiente dell'Unione Europea, la titolare del nostro dicastero Stefania Prestigiacomo, si è presentata facendosi latrice delle richieste italiane avanzate nei giorni scorsi da un preoccupato Ministro delle Politiche Europee, Andrea Ronchi, di posticipare di un anno l'adozione delle misure relative alle questioni energetiche.
È indubbio che l'adozione delle misure richieste comporterà dei costi notevoli per le imprese italiane, ma questi medesimi costi non spaventano allo stesso modo i paesi dell'Unione più economicamente sviluppati, che si sono già da tempo preparati, incrementando notevolmente l'utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia, creando posti di lavoro e favorendo il risparmio energetico, oltre che limitando le emissioni di CO2.
