Nei prossimi giorni sara' portato in Consiglio dei Ministri il DL che blocca i provvedimenti di demolizione in Campania e riapre i termini per il condono edilizio del 2003.
Il tema del condono edilizio rimane un argomento delicato e dalle mille implicazioni e sfaccettature in Italia, giacchè è sempre stato presentato, dai governi che lo hanno promulgato, come provvedimento una-tantum nato dalla necessita' di sanare situazioni di necessita' sociale e, al tempo stesso, utilizzare l'opportunita' per rimpinguare le casse dello Stato e degli Enti Locali, sempre in cerca di forme di finanziamento.
Nonostante gli esiti dei precedenti tre condoni, che, ricordiamo, sono stati promulgati con le leggi dello Stato n. 47/1985, n. 724/1994 e n. 326/2003, le polemiche, comprensibilmente, non si sono mai placate perché l'argomento è delicatissimo e riguarda il concetto del rispetto delle leggi e delle normative in maniera urbanistica ed ambientale e, al tempo, la protezione e la salvaguardia del territorio e delle bellezze paesaggistiche e naturali, elemento, quest'ultimo, di valore assoluto in un paese come l'Italia.
Ricordiamo in tanti le scene di rivolta popolare, trasmesse qualche mese fa dai telegiornali nazionali, correlate alle procedure di abbattimento di immobili abusivi sull'isola di Ischia, dove le demolizioni si effettuavano in esecuzione di sentenze passate in giudicato; il clamore popolare suscitato da quegli episodi ha generato, anche qui, reazioni contrastanti tra chi vorrebbe il rispetto delle leggi e chi vorrebbe giustificare l'esecuzione di abusi edilizi con condizioni di necessità abitativa non altrimenti espletabili, e tra questi ultimi diversi esponenti politici dell'attuale governo, che in quella situazione proposero una riapertura a tempo determinato dei termini del condono edilizio del 2004, specificatamente per la regione Campania, per accogliere almeno le domande di chi al tempo non ebbe modo di completare la pratica per via del conflitto di attribuzioni sorto tra la regione Campania ed il Governo.
In questi giorni questo argomento è balzato nuovamente all'attenzione della cronaca, e dell'Agenda del Parlamento, perché nei prossimi giorni sarà portato in Consiglio dei Ministri il disegno di legge per la riapertura dei termini del condono, promosso dal Senatore Pdl Carlo Sarro, di professione Avvocato; intervistato da diversi quotidiani, il Senatore Sarro ha motivato il provvedimento richiamando il fatto che nel 2003 la Regione Campania, dopo che il Governo votò il 3° condono, approvò una delibera di Giunta che dichiarava inapplicabile il provvedimento in Campania, dopo di ché, a seguito di ricorso del Governo in merito a conflitto di attribuzione accolto favorevolmente dalla Corte Costituzionale, il governo regionale campano promulgò la Legge Regionale n. 10/2004, nella quale si stabilirono parametri di applicazione che non comprendevano gli abusi in aree vincolate.
Secondo quanto dichiara il Senatore Sarro, anche la L.R. Campania 10/2004 sarebbe stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta nel 2006, quando, di fatto, erano già scaduti i termini stabiliti dalla stessa Legge regionale per l'accoglimento delle domande di concessione in sanatoria, e quindi questo avrebbe determinato una disparità di trattamento dei cittadini campani rispetto al resto degli italiani; lo schema del Decreto Legge, varato con procedura d'urgenza nella speranza di bloccare le demolizioni già in programma in virtù di sentenze passate in giudicato, vorrebbe, nelle intenzioni del suo primo firmatario e delle parti politiche che lo appoggiano, sanare solo ed esclusivamente le reali situazioni di necessità abitativa identificabili in immobili, realizzati entro il 31 marzo 2003, occupati in pianta stabile da persone che non abbiano altra abitazione.
Le reazioni al DL Sarro sono naturalmente molto forti e critiche, tra le voci del dissenso in prima fila non può che esserci Legambiente insieme alle varie associazioni che hanno a cuore la tutela e la valorizzazione del territorio, senza contare le decise valutazioni negative dei politici dell'opposizione, per anni al governo regionale fino alle recentissime elezioni che hanno visto la fine dell'era Bassolino, e, giustamente, quelle dei magistrati coinvolti nelle azioni di repressione degli abusi, i quali vedono vanificato il proprio lavoro di applicazione delle leggi in rispetto delle norme statali; tra gli esponenti dei partiti di sinistra che, apparentemente, non si scagliano a muso duro contro il provvedimento ma invitano ad una pragmatica valutazione dei fatti spicca, secondo quanto riportato nell'articolo di Fabrizio Geremicca sul Corriere del Mezzogiorno del 22 Aprile u.s., la figura di Vincenzo De Luca, Sindaco di Salerno e candidato del PD alle ultime elezioni regionali, che ragiona sulle obiettive difficoltà materiali di procedere alla demolizione di oltre 60.000 alloggi.
Ora non resta che aspettare e vedere l'iter del Decreto Legge, come sarà affrontato in particolare dalla maggioranza del Pdl che vive in questo momento la spaccatura con il gruppo parlamentare guidato da Gianfranco Fini, e farsi una domanda semplice ma fondamentale: in un paese che vive uno stato di dissesto idrogeologico allarmante, come dimostrato da tanti episodi recenti che hanno recato lutti e danni innumerevoli in tutta Italia (compresa l'isola di Ischia, dove è forte il movimento di dissenso di tanti che hanno commesso abusi edilizi e vorrebbero vederseli condonati), aldilà dello scempio paesaggistico perpetrato da certi immobili, se si dovessero verificare casi di dissesto che coinvolgessero i manufatti condonati in zone vincolate, è giusto che lo Stato si faccia poi carico dei danni causati al territorio ed anche dell'eventuale rimborso di quelli occorsi alle (consapevoli) vittime?