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Siamo agli sgoccioli. Manca ormai davvero poco all'apertura della XXX edizione dei Giochi Olimpici, che si terranno a Londra dal 27 luglio al 12 agosto prossimi e che, in grandi strutture progettate all'insegna delle più avanzate tecnologie strutturali, architettoniche e impiantistiche, offriranno uno spettacolo meraviglioso a decina di migliaia di spettatori provenienti da ogni parte del mondo.
Mentre gli atleti potranno perfezionare la loro preparazione, in vista delle gare, nella Handball Arena, luminescente ed ecologica grazie al suo rivestimento in strati di rame riciclato, l'Olympic Stadium sarà il vero e proprio palcoscenico dei Giochi; la sua capacità di ben 80.000 posti sarà utilizzata, alla chiusura della manifestazione, per ospitare altri eventi di carattere sportivo, musicale e culturale.
La storia e le immagini dell'Olimpiade saranno invece raccontate e trasmesse a partire dalle mura dell'International Broadcasting / Main Press Centre, che si presta ad accogliere, 24 ore su 24, un folto numero di operatori televisivi, fotografi e giornalisti.
La riconversione dell'edificio, dopo il 12 agosto, estenderà a ben 80.000 metri quadrati la possibilità di creare posti di lavoro nell'ambito di nuovi spazi commerciali.
Alle grandi strutture descritte fa da cornice, come sempre avviene in queste occasioni, una vasta schiera di edifici dalla più varia destinazione d'uso: appartamenti per circa 17.000 atleti e personale variamente impiegato nel corso dei Giochi, negozi, ristoranti, centri di assistenza medica e spazi dedicati allo svago.
Anche per questi, gli avveduti progettisti hanno previsto, nel corso dei prossimi anni, una progressiva trasformazione da allestimenti temporanei a residenze di carattere permanente.
Il presupposto del recupero e della riconversione, che lega come un fil rouge tutte le opere realizzate nel contesto di Londra 2012, ha reso d'altra parte obbligatoria un'estrema cura nella fase di progettazione, di scelta dei materiali e di realizzazione.
In nome dell'imperativo del risparmio energetico e della qualità e del comfort ambientale degli ambienti indoor, risorse consistenti sono state indirizzate nell'impiego delle migliori soluzioni per l'isolamento termico delle coperture che, nei diversi edifici, possono assumere anche configurazioni complesse in relazione alle necessità d'uso e di manutenzione.
La DOW, azienda statunitense che vanta una storia risalente al 1897 (l'anno della sua fondazione come Chemical Company), ha dimostrato, con la sua serie Styrofoam in polistirene estruso, di saper dare una risposta efficace a tali esigenze progettuali.
Vi illustro in breve le caratteristiche principali di ROOFMATE™, il prodotto DOW più utilizzato negli edifici olimpici in virtù della sua alta capacità di protezione dei rivestimenti impermeabili.
Questo materiale a lastra infatti, disponibile in una gamma di spessori che varia da 100 a 200 mm, va collocato in copertura al di sopra dello strato tecnologico posto in opera per impermeabilizzare la struttura sottostante rispetto all'azione della pioggia, della neve e degli altri agenti atmosferici.
Assicura inoltre un'elevata resistenza a repentine variazioni di temperatura e, nel corso del tempo, a ripetuti cicli di gelo e disgelo, fattori climatici dei quali, soprattutto nel contesto ambientale londinese, era importante tenere conto.
Efficienza termica e resistenza all'umidità si configurano qui come due traguardi costruttivi ottenuti con l'impiego di un solo materiale.
Il mantenimento delle prestazioni promesse a lungo termine, ovviamente, sarà oggetto di specifiche valutazioni da condurre man mano, anche in relazione alle mutate esigenze funzionali che si manifesteranno nel ciclo di vita degli edifici equipaggiati con l'isolante ROOFMATE™.
Parte da tutti altri presupposti, invece, la tecnologia ecofriendly sottesa a Isopassiv, marchio sviluppato dalla friulana DomusGaia per rispondere all'esigenza di isolare un edificio sotto due specifici aspetti: termico e acustico.
Prima di tutto, cambia, rispetto a quanto detto sopra, la scala di intervento. Se prima immaginavamo, leggendo tra le righe, la magnificenza e il carattere avanguardistico di edifici pensati per accogliere una vasta collettività di persone, ora torniamo un po' con i piedi per terra; senza rinunciare alla qualità, però.
In pratica, torniamo tra le nostre amate mura domestiche.
Il sistema Isopassiv si avvale dell'utilizzo di un materiale di recupero innovativo ed ecologico, nato dagli studi condotti presso il Politecnico di Torino: i fiocchi di cellulosa Nesocell.
Si tratta di isolanti di elevata qualità, dalle ottime prestazioni termiche e acustiche, che derivano dalla lavorazione degli scarti provenienti dalla filiera industriale delle cartiere.
I fiocchi, messi in opera attraverso specifici macchinari utilizzati da tecnici formati in azienda, vengono semplicemente insufflati nelle intercapedini di pareti, tetti e sottotetti.
Prima di procedere, però, deve essere verificato lo stato di conservazione delle superfici interne dell'intercapedine stessa; il volume d'aria, infatti, dev'essere contenuto all'interno di un involucro integro e continuo.
I fiocchi di cellulosa, accertata l'idoneità dell'alloggiamento, vengono poi inseriti al suo interno attraverso fori del diametro di 4 cm, praticati mantenendo un passo di circa 1,5 metri.
Lo spazio dell'intercapedine viene saturato dal materiale isolante e i fori, al termine della lavorazione, vengono chiusi con tappi in sughero o stuccati fino al pareggiamento della superficie.
Chi decide di sposare il sistema Isopassiv per riqualificare la propria abitazione dal punto di vista energetico gode di un duplice vantaggio.
Da una parte, in ogni stagione dell'anno, vede abbassarsi i costi per la climatizzazione degli ambienti interni; le necessità di raffrescamento e riscaldamento dipendono infatti, essenzialmente, da quanto l'involucro dell'edificio è isolato rispetto all'esterno e da quanto, dunque, sono efficienti i materiali utilizzati per implementare la qualità del tetto, delle pareti e dei pavimenti.
Dall'altra, i fiocchi, provenendo dagli scarti di raffinazione della cellulosa di cartiera ed essendo privi di inchiostri e di composti a base di boro, sostengono un'ecologia a 360°, fatta di recupero e di mancata generazione di nuovi rifiuti dannosi per l'ambiente.
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