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Con l'inizio del nuovo anno sarà obbligatorio riportare l'indice di prestazione energetica negli annunci immobiliari, ai sensi del D.Lgs 28/2011: praticamente, chi ha intenzione di vendere un immobile dovrà necessariamente indicare nell'annuncio di vendita i dati relativi alla prestazione energetica dello stesso.
Questo nuovo obbligo, assieme alla proroga dell'ecobonus del 55% per i lavori di riqualificazione energetica di edifici e appartamenti, rientra nelle misure per incentivare l'edilizia sostenibile: in questo modo, infatti, gli edifici a bassa efficienza energetica tenderanno a perdere valore, mentre andranno a rialzo quelli che consentiranno consumi ridotti grazie ad una buona coibentazione ed alla dotazione di efficienti impianti di produzione di energia.
L'indice di prestazione energetica è il valore che misura il consumo di energia primaria all'anno per mantenere 20 gradi di temperatura negli ambienti, riferito per le abitazioni ad ogni metro quadrato ed espresso in chilowattora (kWh/m2). In pratica, più basso è il valore, più alta sarà l'efficienza energetica.
Tale indice è contenuto nell'Ace, l'Attestato di Certificazione Energetica, documento redatto da un tecnico abilitato, che definisce la prestazione energetica dell'edificio e i parametri energetici che lo caratterizzano. Si parte dalla classe A, in cui l'immobile in oggetto è ad altissima efficienza energetica, fino alla G, la classe più bassa unica autocertificabile.
È il valore di tale indice che andrà pubblicato, come recita il Decreto, sia nel caso di annunci di vendita, sia nel caso di trasferimento a titolo oneroso, ovvero permuta di immobili.
Cosa si rischia se nell'annuncio ci si limita ad indicare posizione, superficie e quant'altro senza l'indice di prestazione energetica? In realtà la normativa nazionale non fa riferimento ad alcun tipo di sanzione: sarà pertanto compito delle Regioni stabilire eventuali multe.
La Regione Lombardia, sempre attenta e sensibile alle tematiche relative all'ecosostenibilità, è stata la prima a provvedere con una legge regionale che punisce gli inadempienti con sanzioni che vanno da 1.000 a 5.000 euro.
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