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Esistono delle regole precise per quanto riguarda le misure minime e massime da tenere in considerazione in fase di progettazione ex novo oppure di ristrutturazione di una qualsiasi abitazione. I vincoli riguardano ovviamente gli spazi minimi per ogni ambiente, a seconda delle diverse funzioni che vi si svolgeranno, così come le dimensioni delle aperture vetrate per l'illuminazione naturale, l'altezza dei parapetti, l'altezza minima interna degli ambienti di servizio e non, eccetera eccetera.
Tra le misure da controllare in fase di progettazione ci sono quelle che riguardano le porte interne, considerando sia la luce utile di passaggio vera e propria, sia lo spazio necessario all'apertura dell'anta.
Il problema non è di poco conto, se si considerano tutte le casistiche, semplici e più complesse, come può infatti accadere nel caso di più aperture in un corridoio o in un disimpegno, laddove la soluzione alternativa di porte scorrevoli nel telaio a muro non sia possibile, oppure nel caso di presenza di persone con difficoltà motorie più o meno gravi.
Lasciando quest'ultimo riferimento ad articoli che hanno trattato l'argomento in maniera più specifica, mi occuperò invece di alcune tra le situazioni che più frequentemente si trovano in una comune abitazione, con la misura relativa della porta da adottare.
Si parte dal presupposto che un'apertura tra due ambienti deve consentire il passaggio comodo sia di una persona sia di un qualsiasi mobile. Inoltre, l'ampiezza interna utile deve contemplare l'eventualità che questa persona possa avere problemi di deambulazione, per cui necessita di una sedia a rotelle.
È questa la ragione per cui, alla vecchia casistica che prevedeva le misure standard per una porta basate su numeri quali 80 cm per porte d'ingresso e interne, 70 cm per porte di accesso a locali di servizio e 60 cm per le scorrevoli di accesso a cabine armadio e simili, si è sostituita la misura minima della luce netta di una porta pari a 75 cm (D. M. 14 giugno 1989 n. 236).Al netto dunque delle varie interpretazioni, a volte anche in senso più restrittivo, in sede di regolamenti edilizi locali (ad es. la Regione Lombardia chiarisce come le porte interne di accesso a zona giorno e servizio igienico debbano avere luce utile non inferiore a 80 cm), teniamo questa come misura di riferimento minima.
Tutto quanto stabilito dalla normativa vale ovviamente non solo nel caso di nuove costruzioni ma anche in caso di ristrutturazioni, quindi lavori di restauro, manutenzione straordinaria, eccetera.
Oltre alle misure relative alla porta in senso stretto, è importante tenere conto anche della distribuzione planimetrica degli ambienti in cui queste aperture vanno ad essere posizionate, in quanto l'ingombro dell'anta battente in fase di apertura va ad incidere sull'assetto stesso degli ambienti e sugli spazi a disposizione.Prendiamo il caso di un corridoio. È ovvio che avrà una misura in larghezza che terrà conto della posizione delle aperture, ma in ogni caso questa misura non sarà minore di 1 m, con spazi di manovra comodi vicino alle aperture stesse.
A maggior ragione se non è possibile prevedere delle porte scorrevoli nel muro, l'ingombro dell'apertura andrà ad influenzare anche la collocazione dei vari mobili negli ambienti coinvolti.
Tornando al discorso del corridoio, lo spazio di manovra, quindi l'apertura dell'anta della porta, è più comoda se si sviluppa all'interno dell'ambiente. In questo modo si eviterà che una porta eventualmente lasciata aperta crei problemi a chi stia procedendo nel corridoio, magari su una sedia a rotelle.È ovvio che nel caso di porte scorrevoli questo problema non esiste, così come può essere evitato nel caso di porte con chiusura a pacchetto, che sfruttano lo spessore del muro per il loro ingombro, quando aperte. In quest'ultimo caso l'apertura utile nel muro deve essere considerata un po' più ampia, per la natura stessa di queste ante.
Attenzione, quindi, in fase di progettazione, alla scelta del modello delle future porte. Se, infatti, le classiche porte battenti hanno dei vincoli in quanto ad ingombro in fase di apertura dell'anta, quelle scorrevoli oppure a pacchetto a due o più settori hanno il vincolo di ingombro maggiore nello spazio stesso di passaggio.
Si rischia, quindi, di avere sulla carta delle misure minime corrette e a norma per poi scoprire, dopo il montaggio della porta, che la luce netta utile si riduce perché abbiamo scelto un modello non previsto di porta scorrevole con maniglione (che non permette all'anta di scomparire del tutto nella parete) oppure a pacchetto.
Considerate anche le distanze, tra loro, di varie aperture poste in sequenza, come nel caso, ad esempio, della porta dell'antibagno e quella del bagno vero e proprio. Questo, ovviamente, se non è possibile prevederne almeno una scorrevole, come capita nel caso del corridoio in figura, dove non ci sarebbe lo spazio per far scorrere la porta sul muro o nel muro.
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