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Il melograno (Punica Granatum) è una pianta che ha origine nell'Asia sud-occidentale dove è ancora ampiamente coltivata. Storicamente pare sia stato diffuso dai Fenici nel bacino mediterraneo e poi via via, da altre popolazioni nel corso dei secoli in tutta l'Europa.
Il nome Punica deriva dal nome romano perché venne importato nell'Impero dai territori dei cartaginesi (o Punici). È importante sottolineare che il melograno è il nome dell'albero e il suo frutto (o bacca) invece si chiama la melagrana.
La pianta di melograno è un piccolo albero o un arbusto che può arrivare a misurare fino a 6 metri di altezza. I frutti, a seconda delle varietà, raggiungono la maturazione nel periodo di ottobre/novembre.
Bisognerà ovviamente iniziare a prendere i semi dalla melagrana. Queste piante a volte possono saltare la fase giovanile e iniziare a fornire frutti già dal secondo o terzo anno di vita.
La pianta che uscirà dai semi che si utilizzeranno non si può prevedere se avrà le stesse caratteristiche della pianta madre. Questo perché il melograno viene impollinato con tutte le altre piante vicine, quindi, ci potrà essere una variazione di sapore se non anche di colorazione dei frutti.
Il seme del melograno, una volta piantato, germinerà dopo appena 20 giorni.
Non occorre quindi di attendere che passi l'inverno (la cosiddetta vernalizzazione o stratificazione). Però è sicuramente meglio piantarlo quando le temperature si aggireranno tra i 20° e i 25° C.
Prendere quindi un bel frutto maturo, lo si può capire guardandolo dall'alto.
Se il frutto presenta delle leggere gobbe alternate a fossette vuol dire che è al giusto grado di maturazione. A differenza di altri frutti la colorazione della buccia esterna non è assolutamente indicativa.
Prendere quindi i chicchi che sono all'interno (tagliado come da foto sopra), in un numero pari a circa il doppio delle piantine che vogliamo far nascere perché la germinazione di questi semi è un po' bassa, circa di 50%.
Ora bisognerà togliere la polpa che circonda i semi premendoli in un panno o con della carta assorbente. Fare molta attenzione durante questo passaggio perché il succo della melagrana macchia moltissimo.
Per togliere tutti i residui di polpa, mettere i semi in un bicchiere d'acqua attendendo 24 ore per poi seminarli.
Questa pianta si adatta molto bene anche a substrati pesanti come quelli prevalentemente argillosi. Ovviamente, però, meglio puntare su di un terreno ideale che dovrà avere un pH prossimo alla neutralità.
Anche il drenaggio del terreno non è assolutamente da sottovalutare, infatti soffre moltissimo i ristagni idrici. Per questo motivo al momento dell'impianto sarà necessario incorporare uno strato di argilla espansa infondo al vaso di circa 4 centimetri.
Per il terriccio andrà benissimo quello universale di buona qualità.
Il melograno è una pianta originaria di latitudini molto calde, alcune varietà crescono anche sulla costa somala, quindi non temono il caldo. Per questo motivo va molto bene sia un vaso in plastica che trattiene molto il calore, sia un vaso in terracotta.
L'importante è che sotto presenti i fori di drenaggio. Questi, prima di inserire il terriccio, andranno coperti ma non ostruiti con una retina o dei cocci per evitare perdite.
Una volta riempito il vaso con argilla espansa e terriccio, sistemare i semi distanziati circa 2 cm l'uno dall'altro. A questo, punto aiutandosi con un ram,o premerli delicatamente dentro il terreno fino a interrarli per circa mezzo centimetro.
Innaffiare regolarmente per 20 giorni fino a quando non spunteranno assicurandosi che il terreno rimanga sempre umido.
Le prime foglie che spunteranno avranno una forma arrotondata poi pian piano dopo circa 35/40 giorni assumeranno una forma lanceolata.
È molto importante porre le piantine in una posizione luminosa, molto soleggiata e continuare a bagnare la terra per circa due volte al giorno. Solo quando le piante saranno più grandi e resistenti si potrà procedere al travaso in un alloggiamento più grande o in terra.
Un altro metodo per riprodurre il melograno è con l'utilizzo delle talee.
In questa maniera si potrà ottenere una pianta che è esattamente il clone del melograno madre. Il periodo migliore per quest'operazione è la primavera dal mese di marzo in poi.
Procedere prendendo un ramo da una pianta adulta di circa 25 o 30 cm effettuando un taglio obliquo. Togliere tutte le foglie lasciandone solamente due in cima. Preparare un vaso esattamente come quello descritto in precedenza.
Prendere più di un ramo perché la percentuale di successo è inferiore al 50 per cento.
Praticare quindi dei buchi nel terreno per alloggiare successivamente le talee. Prima però bisognerà immergerle in acqua per un minuto e poi nell'ormone radicante, una sostanza di origine chimica che facilita la riproduzione di radici nelle talee.
A questo punto inserire il ramo nei fori e comprimere il terreno intorno alle talee.
Per il primo mese mantenere le talee lontano dai raggi solari diretti altrimenti si seccheranno e tenere sempre il terreno umido. Quando attecchiranno infine, spostarle in un vaso più grande.
Come detto sopra il melograno è molto resistente ma soffre temperature al di sotto dei -10 C°. Viene spesso anche attaccato dagli afidi (o più comunemente pidocchi delle piante) che provocheranno danni a foglie e rami, trasmettendo anche diverse malattie.
Tra le soluzioni naturali è possibile intervenire con un macerato di ortica, utilizzato nell'agricoltura biologica per tenere lontani gli insetti. Inoltre, utilizzato come pacciamatura può anche migliorare la resistenza della pianta. In alternativa, si potrà intervenire con un pesticida chimico.
Tra le malattie invece c'è la cercosporiosi, di origine fungina. Si riconosce per via delle macchie che si vengono a formare sulle foglie e sui frutti. Per contrastarla è necessario intervenire con la poltiglia borolese, un fungicida ramenico molto utilizzato sia in agricoltura che in giardinaggio. Già utilizzato ai tempi dei romani è composto da una base di rame e calcio diluiti successivamente in acqua.
Al melograno piace crescere a cespuglio ma con molti interventi di potatura potrà anche diventare un piccolo alberello. Bisognerà quindi procedere eliminando tutti i polloni che crescono alla base.
Prima però è necessario fare una distinzione per evitare di tagliare i rami sbagliati.
Il melograno produce due tipi di fiori. Il primo è quello presente sui rami più giovani, un fiore sterile (foto sopra) da cui non nascerà nulla. Il secondo invece, crescerà su rami più anziani, sarà un fiore di melograno ermafrodita (si impollina da solo) e da quello successivamente, nascerà il frutto.
È bene quindi inidividuare prima i rami secchi, malati e improduttivi e i polloni basali e poi successivamente potarli. Inoltre, bisognerà anche tagliare i due o tre grossi rami centrali improduttivi che tenderanno a incrociare e a danneggiare quelli laterali che invece daranno i frutti.
Il periodo adatto alla potatura è l'autunno tra ottobre e novembre, poco prima del riposo vegetativo. Il melograno infatti è una pianta caducifoglia.
I tagli, come in ogni potatura, andranno effettuati in maniera netta e decisa in modo da minimizzare lo stress da ferita per la pianta.
In ogni caso per questa pianta sono sconsigliate potature radicali. In generale è meglio eliminare soprattutto i rami centrali che andranno a inficiare la produzione della pianta.
C'è un'eccezione nel caso di piante giovani perché è possibile anche effettuare potature in primavera in modo da rafforzarne la crescita.
Infine, esiste una varietà nana di melograno che andrà potata solo prima della ripresa vegetativa tra febbraio e marzo eliminando solamente i rami grani e improduttivi.
Lo strumento ideale per effettuare questo genere di operazioni sarà la cesoia a manico lungo e un paio di forbici robuste.
Una volta ottenute tante melagrane, ecco tutti i benefici di questo frutto può dare.
Ha qualità vermifughe, già conosciute ai tempi degli antichi egizi. In molti geroglifici, infatti, appare il frutto del melograno simbolo di grande abbondanza.
Considerato anche ai giorni nostri una grande panacea, contiene dei potenti antiossidanti come tanniti e antociani, che sono utilissimi per la prevenzione dei tumori. Sono anche ideali per rallentare l'invecchiamento della pelle.
Ha anche qualità anti-infiammatorie, e un altissimo contenuto di grassi essenziali oltre a promuovere la rigenerazione cellulare. Contengono inoltre vitamina E e C oltre a selenio e beta-carotene. Infine, è utile soprattutto a chi ha intolleranze al lattosio perché contiene molto calcio per il rafforzamento osseo, soprattutto per le donne in menopausa.
Tutto considerato visto anche l'ottimo sapore e le calorie veramente scarse, farne una buona scorta non può che portare ottimi benefici.
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