I nuovi sistemi di facciata in EFTE propongono l'uso di un materiale leggero, performante e dalle estese possibilita' espressive.
L'Architettura non si ferma mai, per fortuna, e spinge costantemente i limiti della ricerca tanto nel campo formale quanto in quello dei materiali da costruzione. In questo ambito della ricerca, che diventa automaticamente un filone commerciale e produttivo, capita che a periodi di stasi, in cui si utilizzano le tecnologie collaudate perché note ed affidabili, si alternano periodi di sperimentazioni nei quali forma e sostanza innovativa vanno di pari passo.
Comprensibilmente, i primi tentativi di utilizzo di nuovi materiali, o di aggiornamenti e modernizzazioni di vecchi prodotti poco utilizzati, si effettuano nella costruzione di opere pubbliche e grandi infrastrutture, perché è la condizione economicamente più favorevole per i progettisti per proporre idee nuove e soluzioni alternative, e questa è una situazione ben evidente se si osservano le realizzazioni dei padiglioni dell'ormai prossimo Expo di Shangai oppure, tornando indietro di qualche anno sempre in Cina, le opere per le Olimpiadi del 2008.
Tra i materiali che nel prossimo futuro potrebbero ritagliarsi uno spazio sempre maggiore nel settore dell'edilizia c'è sicuramente l'EFTE, acronimo di Etilene Tetrafluoro Etilene, un fluoro-polimero termoplastico le cui peculiari caratteristiche di leggerezza e notevole permeabilità alla luce ne fanno una validissima alternativa al vetro nella realizzazione di rivestimenti esterni e varie tipologie di facciate continue, anche nei casi di geometria complessa e tridimensionale.
Per avere un ordine di paragone, in termini di leggerezza l'EFTE, a parità di dimensione unitaria, pesa solo l'1% di un equivalente elemento in vetro, trasmette più luce e può permettere un risparmio in termini di costi di istallazione che possono superare il 50%; inoltre, ha notevoli proprietà di resistenza chimica ed elettrica, è autopulente e riciclabile ed ha in particolare una resistenza meccanica alla rottura (resilienza) che gli permette di sopportare fino a 400 volte il proprio peso, senza contare che nella sua forma correntemente più disponibile di fogli può essere stirato fino a tre volte la lunghezza originaria senza perdere in elasticità.
L'uso più comune e diffuso dell'EFTE nelle più recenti opere d'Architettura è in pannelli o cuscini, cioè strutture in cui due strati esterni sono separati da uno spessore d'aria studiato sia per dare una valenza volumetrica ed espressiva sia per realizzare l'isolamento termico degli elementi di facciata. Da questo punto di vista tra le opere più belle ed innovative certamente si annoverano due impianti sportivi realizzati negli ultimi 5 anni la prima delle quali è lo stadio di calcio Allianz Arena, realizzato a Monaco di Baviera su progetto degli architetti svizzeri Herzog e De Meuron, in cui il sistema di rivestimento esterno è formato da elementi gonfiati inseriti in una maglia disegnata che esalta leggerezza e compattezza al tempo stesso, e funziona anche come elemento pubblicitario di richiamo grazie ad un modernissimo sistema di illuminazione che varia tonalità ed intensità a seconda della squadra che gioca nell'impianto.
Altro bellissimo esempio di architettura moderna in EFTE è indubbiamente lo stadio nazionale per gli sport acquatici di Pechino, meglio noto come WaterCube, che mostra un bellissimo sistema di facciata esterna che simula una serie di enormi bolle di sapone, di dimensioni differenti, con un effetto grafico di trasparenza rarefatta ma volumetricamente consistente, che crea un gioco di luci, sia internamente sia esternamente, sempre cangiante e mutevole, senza rinunciare all'importantissima funzione di coibentazione termica che riduce considerevolmente i costi di riscaldamento dell'impianto. Il progetto del WaterCube è stato redatto dallo studio australiano PTW con l'indispensabile consulenza ingegneristica del gruppo Ove Arup and partners, leader mondiale dei servizi di ingegneria.
Per maggiori informazioni:
www.allianz-arena.de
www.ptw.com.au