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Uno dei gesti abituali che compiamo con maggior frequenza, nel corso di una giornata, a casa come sul luogo di lavoro, è azionare l'interruttore della luce.
Una semplice pressione (quando non sostituita da sofisticati dispositivi di rilevamento automatico) è sufficiente a illuminare un ambiente buio e a rendervi possibile un soggiorno piacevole, sicuro e confortevole.
Il 1880 è l'anno che stabilisce un crinale decisivo per l'illuminazione artificiale: Thomas Edison e Joseph Wilson Swan brevettano la lampada a incandescenza con filamento in carbonio, precorritrice di ogni sviluppo scientifico e tecnologico successivo.
Se contiamo che prima ci si poteva avvalere solo del tenue chiarore offerto dal fuoco o dalle tanto diffuse lampade a gas, dobbiamo ammettere che la svolta fu davvero epocale.
Attualmente l'illuminazione artificiale, attraverso lo studio, l'elaborazione e la produzione di corpi illuminanti e di lampade vere e proprie, è campo di interesse di molti designer e non passa giorno in cui non venga portata alla ribalta una proposta innovativa e suggestiva.
Nuovi materiali, associati a posizioni variabili a parete, a soffitto, a pavimento o in appoggio su superfici varie, e a forme più o meno chiuse e compatte, danno luogo a un'infinita gamma di prodotti.
Ciascuno di noi ha in mente, ne sono sicura, il suo preferito, pescato tra le creazioni dei più grandi designer contemporanei. Per parte mia, ammetto senza riserve di avere una predilezione per la sensibilità e la spregiudicatezza alla base dei progetti dei fratelli Castiglioni, che tanto hanno arricchito la qualità della produzione di aziende del calibro di Flos e Kartell.
La vera trasformazione associata alla distribuzione di massa dell'elettricità e dell'illuminazione artificiale in ambito privato è stata, comunque, il poter estendere anche alle ore tardo - pomeridiane, serali e notturne lo svolgimento di attività che prima venivano compresse in momenti nei quali la luce del sole le illuminava.
L'interazione tra le persone e tra le persone e gli oggetti presuppone sempre una valutazione preliminare delle diverse circostanze attraverso la vista. Quando questa viene a mancare è facile che si inneschino situazioni di diffidenza, disagio o, peggio, di paura.
Anche nelle ore diurne, quando la luce naturale scarseggia per avverse condizioni atmosferiche o per posizione sfavorevole, è frequente procedere a un'integrazione dell'illuminazione attraverso dispositivi artificiali.
La locuzione tecnica che rende chiara la necessità di associare a ogni tipo di attività il giusto grado e tipo di illuminazione è compito visivo.
I due termini nascono dalla traduzione dell'inglese visual task e stabiliscono la direzione verso la quale va affrontato, da parte dei progettisti, il delicato compito di controllare la luce.
Quest'ultimo deve essere frutto di una collaborazione tra le diverse professionalità che operano nell'ambito dell'edilizia e dell'interior design: architetti, ingegneri, fisici e tecnici specialisti.
Potersi avvalere di un team interdisciplinare così variegato e competente non è certo alla portata di tutti ed è un lusso che viene riservato a opere di particolare importanza. In contesti più piccoli, come un'abitazione o un piccolo spazio frequentato dal pubblico, accade spesso che una stessa figura professionale si trovi a fronteggiare la questione illuminazione da sola e a dover mediare le richieste del committente con esigenze impiantistiche, normative e architettonico - ingegneristiche.
Nella definizione delle caratteristiche dei diversi ambienti il rapporto tra i volumi, i colori delle superfici e degli arredi va coordinato con un sistema di illuminazione artificiale che determini un'efficace e armonica alternanza tra zone chiare e zone scure.
In questo senso è importante sottolineare che anche la luce ha un colore (oltre che un'intensità) e che persino una superficie bianca e perfettamente liscia può rinascere a nuova vita e prendere corpo se sottolienata dal fascio luminoso di una lampada su di essa diretta.
Il ripiano della scrivania, che ha bisogno di una luce diretta e circoscritta in grado di non stancare la vista durante la scrittura e la lettura, deve essere trattato diversamente rispetto allo spazio per ricevere gli amici.
Qui un'illuminazione morbida e diffusa può favorire la conversazione, favorire la confidenza e far trascorrere qualche ora in completo relax.
Calcolare la variazione delle ombre rispetto allo spostamento delle persone e degli oggetti può essere infine difficile, anche se, insieme all'antipatico fenomeno dell'abbagliamento, può causare problemi di fruibilità dello spazio.
Un tema circoscritto e specifico è quello dell'illuminazione diretta di oggetti in esposizione: quadri, sculture o spazi trattati con finiture particolari. In questo caso l'illuminazione viene a far parte della scenografia d'insieme e, puntiforme e radente o piena e diffusa, può far percepire la stessa cosa in modi completamente diversi.
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