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Creare e imbrigliare la luce in forme e materiali sempre originali e innovativi è lo sport preferito di molti designer. Vetro, metallo, plastica, legno e ritrovati della tecnologia contemporanea a volte, pero', non riescono a soddisfare in pieno l'esigenza di attribuire all'oggetto un significato e un valore che trascendano dalla pura e semplice funzionalita'.
Sebbene frugalità sia un termine che, già al primo accenno, ci riporta ad una scarsità di mezzi da clima di dopoguerra, ci sono periodi storici come il nostro in cui l'attenzione ad un uso ponderato delle risorse non può non coinvolgerci.
Spreco e ambiente non vanno a braccetto e le discariche sono sempre più sature di oggetti o parti di oggetti che in realtà di inutilizzabile hanno ben poco.
Secondo una recente indagine dell'AMA, la municipalizzata romana che si occupa della gestione dei rifiuti cittadini, nei cassonetti vengono sempre più recuperati beni nuovi o seminuovi, tristemente abbandonati perché giudicati un inutile e obsoleto surplus rispetto a nuovi acquisti appena introdotti in casa. Ed è forse anche inutile ribadire che, oggi, riparare è meno conveniente che ricomprare.
Torniamo però al binomio luce/recupero e parliamo di una lampada, la White Flare (bagliore bianco), realizzata dal giapponese Toshihito Okura, forte dell'insegnamento impartito dallo tsunami, pura natura violentemente scatenata.
Un semplice appendiabiti in plastica bianca, un supporto filiforme in metallo, un cavo elettrico, dei LED e qualche rivista patinata sono ricombinati in un complemento inedito e insolito che deve la propria forza proprio alla eterogeneità e chiarezza formale dei suoi componenti, non snaturati ma riportati a nuova dignità.
Elementi che di solito, con una lampada, non hanno nulla a che fare, sposano invece una luce candida e diffusa, adatta ad illuminare efficacemente ed ecologicamente un piano di lavoro.
Il concetto di ritrasformare oggetti di uso quotidiano in qualcos'altro da sé non è però nuovo al mondo del design e, per esteso, dell'arte. Il ready-made, termine coniato dal dadaista Marcel Duchamp, identifica una tendenza che, seppure nata ai primi del ‘900, è pienamente in linea con le istanze contemporanee volte al recupero e al riuso creativo degli oggetti.
Il coreano Shungo Lee è solo uno dei designer aderenti e le sue creazioni, che fluttuano in un universo in bilico tra scultura e oggetto di uso comune, possono davvero far rimanere a bocca aperta per genialità e semplicità inventiva. Le sue LED pins e LED clips rimangono semplici mollette da bucato e graffette metalliche, ma diventano lampade (o piccole torce) in compagnia di corpi illuminanti e batterie celati in punti critici o in piena evidenza formale.
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