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Anche se per un architetto non esiste un atto pubblico come, ad esempio, il Giuramento di Ippocrate che medici, odontoiatri e veterinari devono prestare per iniziare la professione, l'introduzione al mondo lavorativo è comunque formalizzata dalla prima iscrizione all'ordine professionale che, oltre a tutelare l'iscritto, lo obbliga all'osservanza delle cosiddette norme deontologiche.
In un momento storico in cui tutto, a volte, sembra procedere senza una regola, alla continua e unica ricerca del soddisfacimento del solo interesse economico, penso che possa essere utile e illuminante fare un cenno al profondo significato etico sotteso alla professione di architetto, che si concretizza nell'assunzione di responsabilità dei propri atti, nell'autonomia culturale, nell'indipendenza di giudizio, nella preparazione tecnica e nell'adempimento degli impegni assunti.
Un risvolto più pratico della questione potrebbe essere rappresentato, per chi non è del mestiere, dal poter dare uno sguardo a chi è dall'altra parte della barricata e, con il suo lavoro, può contribuire a migliorare l'ambiente individuale, familiare e collettivo. In altre parole, sapere cosa è tenuto a fare un architetto, soprattutto nei riguardi dei suoi committenti, può renderci consapevoli di cosa aspettarsi quando ad uno di essi si affida, ad esempio, l'incarico di ristrutturare la propria abitazione o di progettarne una ex novo.
Come iscritta all'Ordine degli Architetti di Roma, posso fare riferimento alle norme da esso emanate, in vigore, nella nuova stesura, dal 2007, confidando nel fatto che, a parte lievi discordanze formali, siano pressoché omogenee anche per gli altri Ordini italiani.
Prima di passare al sodo, non posso esimermi dal citare una premessa, fondamentale per comprendere appieno quello che dirò in seguito: l'architettura si fonda su un insieme di valori etici ed estetici che ne formano la qualità e contribuisce, in larga misura, a determinare le condizioni di vita dell'uomo e non può essere ridotta a un mero fatto commerciale regolato solo da criteri quantitativi.
Evitare di accaparrare clienti mediante espedienti contrari alla dignità professionale, calibrare l'intervento secondo le proprie effettive possibilità, capacità e competenze, definire con precisione termini e contenuti della prestazione e i relativi compensi: da una parte, regole che un architetto è tenuto a seguire, dall'altra, criteri utili per valutare la serietà di un professionista a cui affidare un incarico.
È inoltre importante che durante l'intero svolgimento della prestazione tutto sia uniformato al gradimento di entrambe le parti, tecnico e committente, e che ogni questione venga uniformata alla massima chiarezza di intenti. La collaborazione tra più professionisti e l'eventuale compartecipazione del professionista nell'impresa incaricata dell'esecuzione dei lavori sono sempre comportamenti da valutare insieme e per procedere con i quali è necessario che venga espresso un parere univocamente positivo.
Bando alle imposizioni, dunque, e profonda attenzione alle esigenze individuali, anche qualora il professionista intenda recedere dall'incarico a prestazione non ultimata; questo potrà essere fatto a patto di non danneggiare né il committente, né eventuali colleghi coinvolti.
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