Autoriparandosi, la plastica diventa anche più ecologica perché non sarà più necessario buttarla o ripararla
Sempre più spesso si sente parlare di sostenibilità ambientale e, di conseguenza, di riciclo ed economia circolare.
Il sistema più efficace per evitare sprechi inutili e spesso anche l'inquinamento, è quello di adottare la tecnica del riciclo, ovvero, dare ad alcuni prodotti più vite.
Sappiamo bene che la plastica è uno di quei materiali più dannosi e inquinanti.
Proprio pochi giorni fa, in Italia, è entrato ufficialmente in vigore il decreto attuativo della direttiva europea sulla riduzione della plastica monouso non biodegradabile e non compostabile. Probabilmente, però, le cose potrebbero ulteriormente migliorare grazie ad una recente scoperta fatta in Australia. Si è infatti visto che la plastica può ripararsi da sola.

Nathalie Corrigan e Michael Zhang, ricercatori presso il dipartimento di Chimica dell'Università di New South Wales, hanno infatti scoperto un additivo che, inserito all'interno delle resine per le stampanti 3D, dona al materiale una proprietà rigenerante molto particolare. Nel caso in cui l'oggetto si rompesse, basterà sistemare i vari pezzi uno vicino all'altro e, dopo un'ora di illuminazione attraverso dei comuni led, questi torneranno ad essere uniti, creando legami addirittura più resistenti rispetto alla situazione originaria.
Il prodotto inserito all'interno della plastica è il tritiocarbonato. Questo, attraverso l'illuminazione, è in grado di svolgere un processo chiamato polimerizzazione radicalica controllata. Si tratta di un processo ideato nel 1988 dall'azienda Dupont, in collaborazione con l'organizzazione per la ricerca scientifica e industriale del Commonwealth.
Illuminato dalla luce, il tritiocarbonato, dona ai polimeri della plastica la capacità di ricostruire a livello nanoscopico le varie connessioni, un processo che potremmo raggiungere con la tradizionale fusione, che però richiede 24 ore di tempo e consumi energetici molto alti.
Il processo scoperto dagli scienziati australiani renderebbe quindi la plastica più ecologica perché non sarebbe più necessario buttarla o ripararla. Inoltre, questo processo, non richiede il classico dispendio energetico.