Irrigazione disidratazione

In generale le piante sono tanto più resistenti al fred­do quanto più il terreno è asciutto ed alcune specie non hanno necessità di essere irrigate durante il riposo.
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In generale le piante sono tanto più resistenti al freddo quanto più il terreno è asciutto ed alcune specie che perdono il fogliame non hanno necessità durante il riposo di essere irrigate, mentre quelle sempreverdi, la cui attività vegetativa continua è più o meno rallentata a seconda del clima, si avvantaggiano di una moderata umidità, che deve essere assicurata quando si osservano palesi segni di risveglio. Comunque, al di sotto dei 10 °C tutte le piante in piena terra non hanno necessità di rifornimento idrico, essendo sufficiente l'accumulo di umidità notturna.

Quando la temperatura è molto bassa infatti i vegetali non consumano praticamente acqua perché sono allo stato di quiescenza e l'atmosfera non stimola l'evaporazione; l'acqua piovana che ristagna, per difetti del terreno, intorno alle radici che non la utilizzano può gelare provocando danni irreparabili alle piante.

In caso di necessità (per evitare per esempio una disidratazione eccessiva del terreno quando non piove da lungo tempo) si bagna molto moderatamente in pieno giorno, con il sole alto, in modo che l'acqua venga assorbita o smaltita prima di trasformarsi in ghiaccio.

Con temperature miti o elevate si annaffia al mattino presto o nelle ore serali e notturne, sia per annullare il divario tra temperatura del suolo e temperatura dell'acqua, sia per ottenere la massima utilizzazione di quest'ultima, che durante il giorno viene sottratta in gran parte dall'evaporazione.



Quando spira il vento è buona norma non bagnare poiché l'acqua, evaporando rapidamente, sottrae calore al terreno. In caso di necessità urgente, occorre evitare in assoluto di bagnare le foglie, che maggiormente risentono degli sbalzi termici.

L'acqua distribuita con getto violento scalza le radici, sposta la terra e viene solo in minima parte assorbita, specialmente nei terreni compatti o che comunque presentano crosta superficiale, dei quali anzi peggiora i difetti. La massima utilizzazione si verifica nei terreni la cui superficie viene mantenuta smossa e suddivisa in piccoli glomeruli con frequenti lavorazioni.

Il sistema ideale per la distribuzione dell'acqua è quello a pioggia, attuato con semplicissimi tubi forniti di apposito distributore o con dispositivi semimeccanici o meccanici, statici o mobili, oppure con veri e propri impianti fissi che prevedono la posa di una rete irrigatoria lungo la quale vengono installati, a distanze studiate a seconda delle esigenze, degli ugelli erogatori regolabili sia nella portata sia nell'ampiezza del getto e comandabili da un programmatore orario.

In quest'ultimo caso si parla più propriamente di pluvi-irrigazione, che consente anche la distribuzione di concimi solubili, fertilizzanti fogliari, antiparassitari, disinfettanti, erbicidi, limitando eventualmente l'irrorazione al solo terreno.

La tecnologia moderna prevede infatti di poter programmare in ogni momento la distribuzione dell'acqua sulla superficie del giardino. Per questo motivo, al momento della progettazione, conviene valutare la messa in atto di un impianto di irrigazione sotterraneo, più o meno computerizzato.

Prima della messa a dimora delle piante e della semina del prato si possono interrare i tubi irrigatori formando una rete al di sotto del piano del terreno di coltivazione che porterà l'acqua in ogni punto del giardino.

Per la distribuzione degli erogatori in superficie è necessario che il progetto sia completamente predisposto in modo da poter coprire con un numero limitato di ugelli (a scomparsa o fissi sul terreno) tutta la superficie.

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