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L'essere umano ha da sempre ricercato un rifugio confortevole dove vivere e difendersi delle inclemenze meteorologiche.
Se fino a pochi decenni fa chiedevamo alle nostre abitazioni di ripararci fondamentalmente dal freddo, attualmente è sempre più sentita la necessità di proteggerci dal caldo.
Questo legittimo bisogno andrebbe soddisfatto attraverso soluzioni progettuali, preferibilmente passive, basate su attenti principi di bioarchitettura, piuttosto che attraverso apporti impiantistici che sono, da una parte, rapidi ed efficaci, ma dall'altra insostenibili da un punto di vista energetico-ambientale.
In questo frangente, oltre ai costi ambientali, si cercherà di analizzare il costo in termini di impatto visivo che il proliferare dei condizionatori determina.
Si tenterà inoltre di suggerire soluzioni tali da attenuare tale impatto negli edifici esistenti, ferma restando l'idea che nelle nuove costruzioni debbano ricercarsi soluzioni bioarchitettoniche maggiormente sostenibili e, qualora un apporto impiantistico risultasse inevitabile, propendere almeno per sistemi di raffrescamento centralizzati e ad alta resa.
I centri storici in particolare risentono dello scempio architettonico rappresentato dall'invasione di rumorose scatole bianche e ventole refrigeranti sospese qua e là.
Un esempio significativo tra i tanti è la sede romana del Ministero delle attività produttive.
Trattasi di edifico storico, ubicato nel centro storico di una delle città più belle al mondo e per di più sede di un palazzo pubblico, la cui facciata è attualmente disseminata di elementi esterni di condizionamento.
In generale, per ridurre l'impatto visivo senza per questo ridurre l'efficienza dell'impianto, è buona norma dimensionare opportunamente il condizionatore in base all'ambiente da servire.
È inoltre conveniente ubicare il condizionatore in una zona fresca o almeno ombreggiata, ad esempio sotto balconi e su facciate orientate possibilmente a nord o nord-est, poiché tale collocazione determina un minor consumo di energia.
È infine sconsigliabile nascondere il condizionatore dietro a piante o tende, dal momento che tale soluzione risulta debole dal punto di vista formale e si compromettono l'efficienza dell'impianto, nonché l'incolumità delle piante.
Nel caso di unità immobiliari a piano terra o che si affacciano su terrazzi è possibile collocare il condizionatore al suolo inserendolo all'interno di appositi mobili in grado di contenerli ed integrarli. L'impatto dell'impianto sarà tanto minore quanto maggiore sarà l'integrazione del mobile contenitore medesimo col resto dell'edificio, in termini di finiture, materiale e colore.
Possono pertanto essere realizzati contenitori in muratura intonacata, piuttosto che in laterizio faccia a vista, sormontati da soglie di pietra, ma anche realizzati in legno o in ferro.
Più interessante e complesso è il caso di unità ubicate ai vari piani di edifici multipiano.
In questo caso, soprattutto in assenza di balconi, diventa fondamentale integrare i condizionatori che altrimenti resterebbero sospesi in facciata.
Il consiglio è quello di ricorrere a strutture metalliche simili ad inferriate, ossia a gabbie ancorate alla muratura e sufficientemente robuste da sostenere gli impianti di raffescamento e tali da permetterne la necessaria ventilazione dell'impianto e l'integrazione col resto dell'edificio.
Come in antichità un elemento meramente funzionale volto a garantire la sicurezza, quale l'inferriata, si è spesso trasformato in pretesto per affermare l'identità formale di un edifico, così una gabbia porta-condizionatore può diventare un'occasione non solo per preservare l'estetica di un edificio ma addirittura caratterizzarne fortemente l'identità.
Esempi di questo tipo sono molto frequenti nel mondo islamico dove i lunghi mesi caldi e le sempre maggiori esigenze di comfort hanno contribuito alla diffusione dei sistemi di condizionamento.
L'antica ed esuberante tradizione decorativa dei paesi islamici è stata recentemente riscoperta nel tentativo di integrare oggetti dal forte impatto estetico, come condizionatori, antenne o parabole, con l'immagine di edifici tradizionali.
Si è creato così un pretesto per rilanciare la maestria dei fabbri che attraverso la riproposizione dei motivi geometrici tradizionali, spesso rivisitati secondo schemi contemporanei, hanno donato nuova vitalità ad edifici in decadenza.
Analogamente nel nostro Paese si potrebbe tentare di coniugare esigenze impiantistiche con la salvaguardia del patrimonio immobiliare di pregio e la valorizzazione del parco abitativo di minor pregio.
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