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Si è parlato molto in questi giorni dell'aumento dell'energia dovuta alla ripresa economica dopo l'emergenza sanitaria, che a detta di quasi tutti i Media, comporterà inevitabilmente un aggravio di spesa aggiuntiva del 40%, sulla bolletta elettrica e un esborso di 500 € /anno per famiglia.
Tutti i giornali, le emittenti televisive e radio hanno ripreso le dichiarazioni del ministro Roberto Cingolani che ha anche sostenuto la riscrittura del metodo di calcolo delle bollette energetiche, con la revisione delle voci per la spesa della materia prima (elettrica o gas), la spesa per il trasporto e la gestione del contatore, gli oneri di sistema e le altre voci come le imposte che, come vedremo in seguito, incidono molto sul costo annuo della fornitura anche con consumi pari a zero.
Proprio su quest'ultimo punto che riguardano le voci in bolletta, ci soffermeremo per dare risposta a moltissimi utenti, che in virtù di questi aumenti, si domandano se è conveniente passare all'impianto fotovoltaico di nuova generazione come la tecnologia Back contact.
Questa nuova tecnologia, Trienergia, che utilizza gli MWT-Metal Wrap Through, ovvero elettrodi posizionati nella parte posteriore del modulo fv, è caratterizzata da pannelli fotovoltaici con moduli provvisti di contatti elettrici esclusivamente sul retro, che permettono di sfruttare l'intera superficie esposta del pannello.
Anche se la nuova tecnologia MWT Back Contact è più efficiente in termini di resa rispetto ai vecchi pannelli, dimostreremo che non è ancora conveniente, per i normali impianti su abitazioni o singole villette, passare al fotovoltaico, anche con la prospettiva degli aumenti del 40% sulla materia prima della fornitura di energia elettrica.
Il consumo medio annuale di una famiglia Italiana si aggira intorno ai 2.700 KW con una spesa di circa 550 €/anno.
I costi fissi in bolletta per un contatore da 3KW di potenza, anche con zero consumi, si aggirano sui 140 €/anno, mentre la restante parte riguardano le voci sui consumi il cui importo si attesta sui 410 €/anno.
Il palesato aumento del 40% sulle sole materie prime, quindi con un costo medio di 8,5 centesimi di euro a kW, un incremento medio di 3,4 centesimi di euro a kW comporterebbe una spesa aggiuntiva di poco più di 90,00 €/anni oltre IVA al 10%.
La parte variabile, ammonterebbe a 500 €. (€. 410 + € 90).
In effetti, anche con l'aumento del 40% del costo medio della materia prima, la spesa aggiuntiva per ogni famiglia si aggirerebbe sulle 90 € l'anno e non come affermazioni di alcuni media hanno pubblicato in questi giorni con il raddoppio della bolletta.
Naturalmente l'aumento ipotizzato dal ministro Cingolani varia dal 25% al 40% per cui il rincaro potrebbe risultare ancora più basso con percentuali ridotte.
Orbene, adesso verifichiamo se il costo medio per l'installazione di un impianto fotovoltaico con tecnologia Back Contact possa risultare conveniente anche in funzione dell'aumento della bolletta da parte del Gestore.
Bisogna tener conto che per un impianto fotovoltaico di 3 KW occorre una superficie di esposizione di 15/17 mq per tetti a falde e di 19/21 mq per tetti piani, con un costo medio che potrebbe attestarsi intorno ai 2.500 €/KW.
Se si riuscisse a usare l'intera autoproduzione media di 4.000 KW /annui, (cosa quasi impossibile e vedremo di seguito il perché) il costo complessivo dell'impianto si aggirerebbe intorno ai 7.500 € che verrebbe ammortizzato in 15 anni (costo medio impianto 7.500 € / 500 € = 15 anni).
Non riuscendo a usare l'intera auto-produzione, per motivi di perdita nel tempo di efficienza dei pannelli e sia per la riduzione della produzione nei mesi invernali, il costo dell'impianto fotovoltaico lieviterebbe anche in considerazione della necessità di prevedere degli accumulatori tali da sopperire alle mancate produzioni per i motivi di cui sopra.
Il costo dei sistemi di accumulo è mediamente pari a un costo dello stesso impianto e quindi ci si rende subito conto che aggiungendo 5.000-7.500€ il tempo di ammortamento raddoppierebbe.
Anche la vendita del surplus di energia prodotta dal nostro impianto, del mancato utilizzo e immissione in rete o compensata con quella prelevata, non ci aiuterebbe molto.
Lo scambio sul posto (GSE), questo è il tipo di contratto che il titolare di un impianto a energie rinnovabili può stipulare con il GSE (Gestore Servizi Elettrici), non è a nostro favore, in quanto, ci viene purtroppo ripagata a un valore inferiore di circa 2/3 del costo dell'energia che preleviamo dalla rete e paghiamo in bolletta.
Infine, c'è da considerare la manutenzione dell'impianto fotovoltaico, dei relativi pannelli e dei sistemi di accumulo che nel corso degli anni risulterebbe molto dispendiosa e quindi a tutto svantaggio della transizione ecologica.
A nostro vantaggio la possibilità di usufruire degli detrazioni fiscali del 50% o del 110% se associato ad altri interventi di ristrutturazione ed isolamento.
Ma anche in questo caso è bene calcolare il costo restante dell'impianto e la durata del recupero delle spese portate in detrazione, (cosa non sempre facile da prevedere), anche in funzione delle alternative che nel lungo periodo di ammortamento dell'impianto potrebbero essere migliorate e/o sostituite con sistemi più efficienti e che inevitabilmente rimpiazzerebbero le tecnologie attuali.
Concludendo, se non si procede con la prossima transizione ecologica in maggiori investimenti volti alla ricerca di una migliore efficienza dei pannelli e degli impianti fotovoltaici e con incentivi da ammortizzare in pochi anni, non crediamo che il passaggio possa risultare conveniente.
La transizione ecologica è una realtà ancora lenta e dispendiosa.
Vanno offerti modelli comportamentali e di consumo che indirizzino le masse verso uno stile di vita ecosostenibile.
La politica deve sostenere prontamente questo processo con interventi mirati, atti a rendere rapidamente visibile il cambiamento epocale che ci aspetta sia in termini pratici che economici.
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