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A cominciare dalla Bauhaus di Walter Gropius e Mies van der Rohe, passando per gli studi di Le Corbusier, solo per citarne alcune, l'influenza che ancora esercitano le opere di quelle Scuole sul design contemporaneo è fondamentale.
Stiamo parlando di periodi limitati nel tempo, legati spesso a vicissitudini storiche particolari che nulla avevano a che fare con l'arte o con le scuole di design, anche se ne hanno spesso condizionato l'esistenza.
La scuola di Weimar, infatti, ebbe in realtà vita breve, meno di 15 anni, a cavallo tra la fine della grande guerra e l'avvento del nazismo, eppure segnò un periodo di grande interesse culturale.
Alla base di tutto il lavoro della scuola fu il tentativo, riuscito, di conciliare due tendenze: produzioneindustriale in ascesa grazie al progresso tecnico, e al contempo l'esigenza di recuperare il lavoro e l'esperienza artigianale intesa come rapporto più diretto dell'uomo con l'oggetto della produzione.
Artista e artigiano nella nuova concezione dovevano convivere in un'unica figura, nuova per certi versi, in quanto doveva tenere conto di tutti quei nuovi processi produttivi industriali dai quali non si poteva più prescindere; dall'altra parte mantenere sempre presente l'oggetto nella sua complessità e unicità, legandolo alla sua funzione e studiandone i materiali con le loro potenzialità espressive.
Secondo Gropius: La Bauhaus vuole contribuire allo sviluppo di un modo di abitare al passo con i tempi: i suoi interessi vanno dalla semplice suppellettile all'abitazione completa...trovare la forma di ogni oggetto a partire dalle sue funzioni e dalle sue determinazioni naturali.
Ovviamente tutto ciò andava contro i principi degli ambienti conservatori dell'epoca, per cui non fu facile agli inizi mettere in pratica tutte queste idee, e si rimase essenzialmente in ambito teorico. Fu grazie alla presenza di personaggi del calibro di Mies van der Rohe e di Marcel Breuer e di tanti altri che fu possibile poi mettere in pratica queste idee e tradurle in oggetti di design presenti ancora oggi sul mercato.
Il risultato, non sempre felice, di tali teorizzazioni furono tessuti, lampade, oggetti in generale, ma soprattutto mobili con strutture in acciaio. Scopo era quello di raggiungere la standardizzazione della produzione di oggetti a livello industriale senza rinunciare all'essenza formale dell'oggetto stesso: le proprietà di resistenza ed elasticità del tubolare d'acciaio curvato insieme all'uso di forme geometriche semplici avrebbero dato una soluzione a molte di queste idee, soprattutto quando la fabbrica Thonet produsse il tubo in un unico pezzo (1926).
Le sedie di Breuer, come la famosa Wassily, o di Mies, come la MR prodotta da Thonet nel '26 e la Barcelona del 1929 in cui utilizza la fascia d'acciaio, ancora oggi sono prodotte senza perdere un briciolo della loro modernità.
Anche l'attività di Le Corbusier nel campo del design fu di grande importanza, sebbene limitata rispetto alla sua attività come architetto. La sua realizzazione più conosciuta è senz'altro la ChaiseLongue disegnata nel 1928 insieme a C. Perriand e P. Jeanneret.
Realizzata in ferro e tubolare in acciaio, rivestita in pelle, è ad inclinazione regolabile. La struttura in acciaio del sedile, dal profilo anatomico, poggia su una base in ferro dipinto. Tutta la struttura è studiata in modo che si possano assumere tutte le posizioni, da quella seduta alla sdraiata, cambiando semplicemente il punto d'appoggio sui supporti.
Rappresenta la sintesi ideale di quei principi di funzionalità ed estetica che Le Corbusier afferma fin dagli inizi della sua attività. Assume una valenza particolare nella storia del mobile moderno anche perché innovativa in quanto a soluzioni tecniche e di uso dei materiali adoperati, in un contesto di lavorazione industriale.
Per Le Corbusier: i mobili sono l'equipaggiamento interno di una casa. Di conseguenza, forma e funzione erano legati indissolubilmente, come dimostrò nel 1925 nel padiglione del'Esprit Nouveau, in cui il suo modello di cellula abitativa presentava un numero di mobili limitato all'essenziale, in modo da lasciare il più possibile spazio libero da vivere. Possibilità di vivere nello spazio e non invece tra i mobili.
Apprezzò molto, a questo proposito, i lavori di Breuer e i prodotti di Thonet, e si interessò in seguito ancor più al settore arredamento realizzando la poltrona Grand Confort. L'aspetto è di un cubo compatto fatto di morbidi cuscini rivestiti in pelle avvolti in una struttura rigida in tubolari d'acciaionichelato piegati ad angoli retti. Non ha la stessa flessibilità formale delle realizzazioni di Breuer, ma lo schienale basculante che permette varie posizioni ne fa una soluzione molto più originale.
Anche i Casiers Standard, anche se meno famosi, riflettono le concezioni di spazio e arredamento di Le Corbusier, con la loro modularità che ne permette varie combinazioni e utilizzo. Sta proprio in questo la modernità di queste ed altre realizzazioni del Maestro: non solo molti articoli sono tuttora presenti nelle collezioni di molti produttori, ma, come nel caso dei casiers standard, queste soluzioni di arredamento sono riconoscibili nel design contemporaneo, come ad esempio nelle pareti attrezzate o nei mobili componibili in genere.
Citiamo in particolare il sito: www.fondationlecorbusier.fr per l'immagine del modello per la tappezzeria per l'Haute-Cour di Chandigarh (© FLC-ADAGP)
www.vam.ac.uk
www.wikipedia.org
www.athenaeum.ch
www.img.alibaba.com
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