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Capita fin troppo spesso di vederla sugli alberi e nei vialetti, e spesso diventa un problema notevole per la vegetazione: l'ifantria, o bruco americano.
Si tratta di un insetto appartenente alla famiglia dei lepidotteri, molto insidioso per diverse tipologie di piante.
Nella sua forma adulta è simile ad una farfallina, ma diventa problematica quando si trova allo stadio larvale, in quanto è proprio in quel momento che provoca danni agli alberi. Le larve sono bruchi pelosi di colore bianco-grigiastro, ricoperti di setole biancastre.
L'Ifantria cunea è un lepidottero che arriva dal Nord America e che ha raggiunto l'Europa intorno alla metà del secolo scorso e l'Italia intorno agli anni Ottanta.
Oggi è molto diffuso soprattutto nelle regioni del Nord: Piemonte, pianura padana, Friuli Venezia Giulia, ma anche Marche e Toscana.
L'adulto ha la forma di una farfalla ed è lungo circa 15 mm, con ali bianche a macchie nere. Queste farfalline depongono le uova sulle foglie, formando delle placche coperte di peluria bianca.
Le larve hanno invece un colore verdastro, mentre crescendo raggiungono circa 30 mm e sono coperti di peli biancastri: sono queste le principali nemiche degli alberi.
A renderla particolarmente dannosa è la sua polifagia: questo bruco attacca svariate tipologie di alberi, a partire dal Gelso e dall'Acero. Ma a rischio sono anche Tiglio, Pioppo, Sambuco, Noce, Platano, Frassino, Olmo, Salice e tante altre latifoglie.
Ma l'ifantria può infestare anche molti alberi da frutto. Essa vive delle foglie di queste piante, che un po' alla volta vengono mangiate, finché non rimane solo lo scheletro.
Gli attacchi possono concentrarsi su singoli rami oppure nell'intera chioma.
Questo rappresenta un danno importante per l'albero. Inoltre, se l'invasione si verifica nei pressi di abitazioni o edifici si rischia che le larve formino dei nidi sotto i tetti in legno, che richiederanno una disinfestazione.
La prima azione da mettere in atto per contrastare le infestazioni di ifantria e il monitoraggio: è necessario monitorare le proprie colture, soprattutto nei periodi più critici, ossia primavera ed estate, fino all'inizio di agosto.
Questo può consentire di individuare da subito l'eventuale presenza delle larve, prima che abbiano fatto grossi danni. In questo caso sarà sufficiente rimuovere i nidi, tagliando con le cesoie la parte della pianta che risulta infestata, e bruciarla.
In ogni caso esistono aziende specializzate che si occupano di monitorare le infestazioni in modo da poter intervenire ad hoc in base alla tipologia e all'estensione del problema, come la BioConsult e il Gruppo Indaco, che si occupano della difesa del verde con svariati sistemi.
Tra i rimedi più utilizzati per fronteggiare un'invasione di ifantria, ci sono le trappole a feromoni. Si tratta di dispositivi particolari, in grado di rivelare la presenza degli insetti, ma anche di monitorare l'andamento dell'infestazione.
Queste trappole catturano inoltre gli esemplari maschi, in modo da non consentirne l'accoppiamento. In alternativa si può realizzare una sorta di trappola casalinga, posizionando delle strisce di paglia o di cartone alla base dei tronchi, dove le larve si rifugeranno nella fase del loro passaggio a crisalide.
In questo modo si potranno eliminare velocemente.
Un altro possibile rimedio contro il bruco americano sono i prodotti a base di Bacillus thuringiensis, insetticida biologico che viene perlopiù utilizzato in ambito agricolo professionale, ma che è consentito anche nell'agricoltura biologica.
Si tratta di un rimedio efficace nei confronti di diversi insetti, quindi va usato soltanto se necessario.
Questo prodotto ha però il pregio di non danneggiare gli insetti utili.
Qualora invece vi fossero degli attacchi molto intensi si potranno usare dei prodotti fitosanitari specifici, che andranno però utilizzati con grande cautela, in quanto possono essere dannosi per gli animali e anche per l'uomo.
Un'alternativa più ecologica è l'utilizzo di insetti antagonisti, ossia in grado di contrastare l'ifantria. Tra i parassiti più efficaci, ci sono i Ditteri Tachinidi di alcune specie, come la Compsilura concinnata, la Nemoraea pellucida, l'Exorista lavarum e la Xarcelia bombylans.
Ma non ci sono solo gli insetti: anche diverse specie di uccelli si nutrono dei bruchi americani, come ad esempio i cuculi, i picchi, le tortore e gli storni.
Potrebbe quindi risultare utile, ad esempio, mettere sulle piante infestate delle casette per i picchi, o più in generale casette per uccelli di vario tipo, sperando che vi prendano dimora e che si occupino di ripulire la pianta dai parassiti.
Ad esempio Naturdecor propone diverse tipologie di casette per picchi o più in generale per uccelli, ma anche su Amazon è possibile trovarne di diverse tipologie.
Responsabili dei danni alle piante sono solitamente le larve di ifantria, che avvolgono le foglie delle piante in una sorta di ragnatela, andando poi a eroderla del tutto.
Questi bruchi si nutrono infatti della lamina delle foglie, senza intaccarne però le nervature. Tuttavia, i filamenti con cui vengono rivestite le rovinano completamente.
Quando sono presenti in numero particolarmente elevato, vanno a compromettere l'intera vita della pianta, defogliandola completamente.
La loro azione si ripercuote sulla crescita dell'albero, mentre sulle piante da frutto il danno è più limitato, sebbene in alcuni casi le larve arrivino ad erodere anche il frutto.
Un altro problema relativo all'ifantria è che, raggiunta la maturità, al termine della stagione estiva, spesso abbandona la vegetazione per andare a svernare vicino alle case. I bruchi trovano rifugi sotto le tegole degli edifici, nelle grondaie, negli infissi, o addirittura all'interno delle abitazioni lasciate aperte.
Tuttavia questo insetto non risulta essere pericoloso né per l'uomo e per gli animali domestici, a differenza della processionaria, un altro bruco simile, ma che attacca principalmente le conifere, e i cui peli sono molto urticanti.
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