Esperienze moderne e di qualita' che dovrebbero essere prese ad esempio in Italia per combattere l'emergenza abitativa ed il degrado delle periferie.
Il concetto di Housing Sociale, versione aggiornata e moderna delle italiane case popolari, è piu' che mai all'ordine del giorno di questi tempi, in considerazione del fatto che all'emergenza abitativa gia' evidente da tempo si è aggiunta la crisi mondiale che ha leso e continua a ledere le certezze gia' risicate di tante persone che lavorano con contratti a tempo determinato o, addirittura, con altre forme contrattuali anche meno garantiste.
Importanti valutazioni in merito erano state già alla base di alcune prescrizioni inserite dal governo nel recente Piano Casa, laddove si prevedevano determinate percentuali di volumetria, la cui specifica era demandata ai singoli Enti Locali, da destinare all'edilizia sociale e trasferire alla proprietà dei Comuni al completamento di determinati interventi di riqualificazione edilizia, in particolare di quelli per la riconversione di aree industriali dismesse.
A quanto sembra, allo stato attuale delle cose, le previsioni non hanno avuto le conseguenze che si sperava avessero e gli interventi di una certa dimensione, che potessero fornire quote di edilizia sociale, sono in percentuale veramente molto bassa, probabilmente perché gli operatori del settore edilizio non hanno trovato convenienza negli indici urbanistici assegnati a queste iniziative. Intanto, dal punto di vista della qualità delle realizzazioni, l'esito è legato, ovviamente, alla capacità dei progettisti incaricati dalle imprese di dare forma e qualità alle somme modeste messe a disposizione per queste operazioni.
Una considerazione sulla qualità architettonica delle realizzazioni in campo di Housing Sociale va certamente fatta, se valutiamo il fatto che, oltre a garantire prestazioni funzionali e spazi a norma, le abitazioni di tipo economico devono comunque essere piacevoli, ben fatte, essere luoghi di vita e non di sopravvivenza per non ricreare l'effetto di ghettizzazione di tanti interventi sbagliati del passato. Qualche buon esempio, in Italia, ci viene dal passato ed in particolare dai primi interventi del Piano INA-Casa di Amintore Fanfani, che vide coinvolti alcuni dei nomi più interessanti della cultura architettonica dell'epoca, da Mario Ridolfi ai BBPR, da Ignazio Gardella a Franco Albini e diversi altri.
Termini di paragone di sicura qualità con i quali confrontarsi sono, certamente, le recenti realizzazioni di questo tipo in Spagna, che in merito esprime un approccio vivo e mai banale da valutare con attenzione. In particolare a Madrid esiste l'EMVS, acronimo che sta per Empresa Municipal Vivienda y Suelo, una società comunale che costruisce e cura la gestione del patrimonio residenziale pubblico della capitale iberica, che nella selezione degli architetti a cui affidare i progetti per nuove abitazioni sociali è aperta a qualunque soluzione formale sia in grado di garantire gli standard previsti, senza preclusione verso nessun progettista in particolare.
È così che le unità abitative realizzate negli ultimi anni, oltre ad essere realizzate secondo idee progettuali e scelte formali radicalmente opposte e differenti, si fregiano della firma di architetti di sicuro valore mondiale, che sono riusciti a proporre, nei limiti di budget stabiliti, idee nuove e per nulla banali per l'annoso problema delle abitazioni a basso costo e/o a basso canone locativo. Tra i tanti progetti, tutti validi ed interessanti da svariati punti di vista, possiamo suggerire di confrontarsi con due in particolare, che affrontano in maniera intelligente e moderna la tipologia dell'edificio a blocco con molte unità abitative.
Iil primo è quello realizzato nella zona di Carabanchel su progetto dello studio britannico Foreign Office Architects, un blocco per 93 appartamenti caratterizzato in particolare da un sistema di schermi esterni che fungono da rivestimento e da schermo solare e variano costantemente l'immagine e la percezione dell'edificio; l'altro esempio è il singolare edificio a torre per 156 appartamenti, costruito nella zona di Hortaleza su progetto dell'architetto spagnolo Blanca LLeo Fernandez e dello studio Olandese MVRDV, nel quale si è voluto realizzare in verticale un isolato con corte interna, che in questo caso diventa un enorme vuoto al centro dell'edificio a metà altezza.
Per ulteriori informazioni:
www.emvs.es
www.f-o-a.net
www.blancalleo.net
www.mvrdv.nl