L'uso di telloruro di cadmio al posto del silicio consente la produzione di moduli fotovoltaici a costo inferiore.
Finalmente anche l'Italia, il paese del sole, dimostra di essere in prima linea nella produzione di pannelli fotovoltaici altamente innovativi.
Se da un lato, infatti, sono da tempo previsti incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, dall'altro manca una produzione industriale adeguata a coprire il fabbisogno impiantistico con soluzioni avanzate, facendo correre al nostro paese il rischio di diventare terreno di conquista per aziende straniere.
La novità è rappresentata da un progetto dal Ministero dell'ambiente della Regione Lombardia e prevede la produzione automatizzata di moduli in film sottile di telloruro di cadmio (CdTe).
A realizzarli sarà la Arendi, una ditta che fa capo al Gruppo Marcegaglia Energy.
L'obiettivo è quello di una sensibile riduzione dei costi, da portare dagli attuali 5 euro per watt, fino a 0,5 euro per watt, avvicinando quindi i costi di produzione con quelli delle fonti tradizionali.
Di solito le celle solari che compongono i pannelli fotovoltaici sono realizzate in silicio, un materiale molto utilizzato nell'industria elettronica e disponibile solo a costi molto elevati.
La ricerca scientifica italiana si è indirizzata, invece, verso nuovi materiali, come il telloruro di cadmio o il diseleniuro di indio e rame, che riducono i costi e che richiedono processi produttivi più veloci.
La stessa Arendi spiega che, adoperando il telloruro di cadmio per realizzare i moduli, la quantità di materiale necessario risulta inferiore di oltre 100 volte, rispetto alla quantità di silicio mono o policristallino solitamente usato, risultando il suo costo trascurabile sul totale del modulo, mentre il processo produttivo può essere completamente automatizzato, portando alla realizzazione di un modulo al minuto.
I pannelli fotovoltaici con film sottile sono costituiti da pellicole trasparenti come quelle per gli alimenti, poste tra due lastre di vetro.
Quindi presentano una certa versatilità di impiego perché, oltre che sui tetti possono essere posizionati, ad esempio, nei vetri delle finestre o sulle facciate.
Pannelli di questo tipo sono già diffusi in Germania e in California, ma quelli prodotti da Arendi sono un brevetto esclusivo frutto di una ricerca dell'Università di Parma.
Per quanto riguarda il processo di smaltimento, le celle al telloruro di cadmio, una volta terminato il loro uso, vengono recuperate e completamente riciclate e il costo di questo procedimento è già compreso in quello iniziale del modulo, comunque inferiore ai moduli tradizionali.
Ci sono, però, delle preoccupazioni dovute al fatto che il cadmio è riconosciuto come materiale cancerogeno.
Tuttavia l'uso di questo materiale, dannoso se inalato, non è proibito, in quanto si tratta di un composto sostanzialmente stabile, che non evapora a temperatura ambiente e che non è solubile in alcun prodotto con cui potrebbe venire a contatto impiegato in una cella solare.
Il pericolo potrebbe venire in caso di incendio, ma in questa circostanza il vetro fonderebbe e incapsulerebbe il cadmio prima che possa disperdersi in atmosfera.
Qualche piccola quantità potrebbe fuoriuscire dai bordi del vetro, ma si tratterebbe comunque di quantità sicuramente inferiori a quelle della diossina che si sprigiona dalla plastica contenuta in un edificio, a seguito di un incendio, evento che, fortunatamente, non si verifica di frequente.