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Nel lasso di tempo che intercorre tra quello di costituzione di un rapporto obbligatorio e il tempo di adempimento dell'obbligazione il creditore può vedere compromesso il suo diritto di credito. Soccorrono a tal fine i mezzi di conservazione della sua garanzia patrimoniale.
A tutela delle esigenze del creditore soccorrono due diverse tipologie di azioni i cui requisiti e presupposti sono differenti. Si tratta dell'azione revocatoria e dell'azione surrogatoria. Vediamole più nel dettaglio come funzionano e quali sono le differenze.
L'Azione revocatoria è uno degli strumenti previsti dalla legge a tutela delle ragioni del creditore.
Per comprenderne l'essenza dobbiamo ricordare che l'intero patrimonio del debitore forma la garanzia patrimoniale dei suoi creditori. A costoro, infatti, il codice civile offre con l'azione revocatoria, un mezzo che consente la reintegrazione di questa garanzia qualora venga in qualche modo compromessa.
Qualora Il debitore compia atti di disposizione del suo patrimonio, a titolo gratuito o a titolo oneroso, che rechino pregiudizio alle ragioni del creditore, questi può chiedere al Giudice che l'atto di disposizione a lui pregiudizievole sia dichiarato inefficace nei suoi confronti e sia dunque revocato.
La conseguenza è che, ottenuta la dichiarazione di inefficacia dell'atto, il creditore potrà soddisfarsi sul bene che ne ha formato l'oggetto, come se esso non fosse mai uscito dal patrimonio del suo debitore.
Si tratta di una inefficacia relativa operante cioè solo a favore di chi ha agito per ottenerla.
Tra gli atti di disposizione suscettibili di revoca sono compresi il pagamento di debiti non scaduti; non invece quello di debiti già scaduti, essendo questo un atto dovuto e non quindi un vero e proprio atto di disposizione del patrimonio del debitore.
Il creditore che esercita l'azione revocatoria deve provare la sussistenza di alcune condizioni:
L'azione revocatoria si prescrive in cinque anni dalla data dell'atto di disposizione del patrimonio del debitore. Si ricorda, infine, che nel caso in cui il debitore sia un imprenditore commerciale insolvente dichiarato fallito si potrà esercitare l'azione revocatoria fallimentare.
Per meglio comprendere il meccanismo di funzionamento dell'azione revocatoria si rende opportuno fare qualche esempio in merito.
Poniamo il caso di chi ha debiti per 400.000 euro. Nel caso abbia un patrimonio del valore di un milione di euro, non sussiste alcun pregiudizio per il creditore se il debitore decide di donare o vendere la metà dei suoi beni.
Se invece egli dona o vende la totalità o i due terzi dei suoi beni il pregiudizio ci sarà. La lesione della garanzia patrimoniale sussiste anche qualora vendendo riceve il controvalore in denaro, essendo questo agevolmente occultabile.
In tal caso il patrimonio del debitore diventa meno facilmente aggredibile da parte dei creditori.
Altro tipo di azione esercitabile dal creditore a tutela della garanzia patrimoniale è l'azione surrogatoria.
Può accadere che il debitore trascuri di esercitare i propri diritti, ad esempio di esigere i propri crediti, di rivendicare la proprietà di cose che gli appartengono, ledendo così la garanzia patrimoniale dei propri creditori, che non troveranno nel patrimonio del debitore, come negli esempi fatti, il denaro corrispondente al diritto di credito non soddisfatto o la cosa non rivendicata.
Ciascun creditore può allora surrogarsi cioè sostituirsi al debitore in queste attività e per assicurare che siano soddisfatte o mantenute integre le sue ragioni, potrà esercitare i diritti e le azioni che al debitore spettano verso i terzi.
Sono esclusi unicamente i diritti e le azioni di carattere strettamente personale, come ad esempio quelle derivanti dai rapporti di famiglia.
Dopo aver descritto le due azione si può evidenziare quella che è la differenza tra azione revocatoria e surrogatoria:
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