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Nel corso di questi ultimi anni, gli studi sulle condizioni di sicurezza dei fabbricati, sono stati condotti non solo sotto il profilo normativo, ma anche nella realizzazione di strumenti adatti a eseguire delle diagnosi sui materiali, sulle strutture e su tutti gli elementi che interessano, di fatto, l'attività edilizia.
A seguire si pongono due argomenti tecnici che trattano in maniera distinta le analisi strumentali e di laboratorio eseguite per i terreni di fondazione, per la verifica di cavità nel sottosuolo e sulle caratteristiche dei paramenti murari, con prove di tipo non distruttivo.
Quest'aspetto mette l'accento sulle condizioni specifiche del terreno su cui saranno poggiate le strutture di fondazione, e delle conseguenti sollecitazioni poste in risposta ai carichi trasmessi dal fabbricato.
In quest'ambito il Laboratorio Betontest, presente nel settore geotecnico da oltre un decennio, offre un supporto basilare per la determinazione delle caratteristiche fisico-meccaniche di rocce e terreni di fondazione.
Questi valori sono indispensabili per una corretta fase progettuale e per la verifica di stabilità delle fronti di scavo.
Ciascuna analisi, così come peraltro prescritto dalle Norme tecniche per le Costruzioni emanate con D.M. Infrastrutture del 14 gennaio 2008 e relativa Circolare esplicativa del 2 febbraio 2009 n°617, è accompagnata da una certificazione, riconosciuta dalla legge.
Una condizione fondamentale, conseguente a queste analisi, riguarda la valutazione di carattere economico posta in funzione della tipologia strutturale di fondazione del singolo fabbricato.
Le singole prove sono eseguite su campioni di roccia o di terreno prelevati direttamente dal progettista in situ, o eventualmente da ditte specializzate nella geognostica.
Ciascuno di questi elementi deve riportare, una sigla di riferimento (riconoscibilità provino) oltre alla profondità e alla data di prelievo.
In seguito i campioni sono sottoposti a prove fisiche le cui più frequenti sono: l'analisi granulometrica, il peso di volume e i limiti di plasticità, o meccaniche del tipo taglio diretto, triassiale, edometrica, ecc, o a compressione nel caso di elementi rocciosi.
Da queste analisi si ricavano rispettivamente i seguenti dati: distribuzione granulometrica, peso di volume, campi di plasticità, resistenza al taglio, angolo di attrito in condizioni drenate e non, cedimenti e consolidazione, resistenza a compressione ecc.
Detti valori strumentali, riportati in un certificato di prova, saranno poi consegnati al professionista che, tramite programmi specifici, potrà ricavare il possibile rischio di liquefacibilità del terreno, la capacità portante (elemento importante per stabilire la tipologia e la dimensione delle fondazioni), i cedimenti possibili, la stabilità dei fronti scavo, ecc.
Nel caso di materiali lapidei, al paragrafo 6.2.3.1.2, la Normativa Tecnica asserisce quanto segue: per gli ammassi rocciosi e per i terreni a struttura complessa, nella valutazione della resistenza caratteristica occorre tener conto della natura e delle caratteristiche geometriche e di resistenza delle discontinuità strutturali.
Pertanto, il valore della Resistenza a compressione della roccia da solo non basta, ma occorre integrarlo con un rilievo di tipo Geomeccanico.
La resistenza a compressione di una roccia assume inoltre anche una valenza di carattere economico giacché, in funzione del valore, il progettista ha la possibilità di computare l'incidenza delle opere di scavo, in funzione della potenza della macchina operatrice e del relativo costo orario di noleggio.
Una successiva verifica infine può essere eseguita mediante la prova di carico su piastra.
Questa analisi consente di stabilire i cedimenti e la deformazione di rilevati eseguiti con materiale da riporto e posti alla base delle fondazioni.
All'interno di questo campo si colloca l'indagine geofisica di tipo SPR (Surface Probing Radar), un metodo più estensivo rispetto al GPR (Ground Penetrating Radar) o Georadar.
Quest'ultimo sistema (GPR), si è sviluppato dagli anni 80 come metodo di rilevazione di oggetti localizzati nel sottosuolo.
Il funzionamento del nuovo Radar SPR si basa sull'emissione d'impulsi a radiofrequenza nel sottosuolo e dalla registrazione degli echi riflessi dagli oggetti in esso contenuti.
Questi ultimi elementi, sono visibili dal Radar solo se hanno una dimensione sufficiente e proprietà elettromagnetiche differenti rispetto al terreno che li contiene (contrasto dielettrico).
Gli impulsi di fatto, sono trasmessi e ricevuti tramite una o più antenne che, scorrendo sul suolo oggetto d'indagine, consentono la ricostruzione di una sezione del sottosuolo.
L'acquisizione di questi dati, memorizzati ed elaborati in immagini radar, forniscono una visione delle sezioni verticali del sottosuolo perpendicolari alla direzione di scorrimento del radar.
Gli oggetti sono visualizzati secondo caratteristiche forme iperboliche, mentre la possibilità di rilevare uno di questi bersagli dipende anche da molti fattori.
Una delle Aziende da anni esperta in questo settore è la DIAGNOSIS, che offre servizi di diagnostica finalizzati alla risoluzione di problematiche inerenti alla costruzione e la conservazione di opere d'ingegneria civile e industriale e con diverse esperienze in campo nazionale.
Tra i nuovi sistemi radar a impulsi di tipo SPR, si cita il RIS, un'apparecchiatura che consente indagini su pavimenti, mappature archeologiche, riconoscimenti suoli, mappature di sottoservizi stradali, oltre ad essere impiegata in altri settori specifici quali: individuazione di ordigni esplosivi, analisi di strutture stradali e di massicciate ferroviarie.
Nel settore architettonico questa strumentazione consente anche svariate applicazioni per i beni culturali, così come per la mappatura di tubi e cavi all'interno di pareti, rivelazione di fratture e cavità all'interno dei paramenti murari, disomogeneità e discontinuità strutturali, valutazione di tipologie costruttive, ecc.
Caratteristiche salienti del sistema RIS sono dati dalla possibilità di osservare, su tre dimensioni, l'interno delle superfici indagate e di restituire, tramite una serie di passaggi numerici, i risultati direttamente su una cartografia CAD referenziata.
I dati, rilevati in forma grezza, sono in seguito gestiti ed elaborati all'interno di un framework, differito in ambiente misto DB-CAD.
Si ha, in questo modo, la possibilità di analizzare questi dati secondo successive scansioni radar parallele per ricostruire, con tecnica tomografica e in modo tridimensionale, la struttura indagata.
Questo sistema di mappatura è una soluzione necessaria per una corretta analisi preventiva degli interventi di recupero poiché permette diagnosi introspettive del sottosuolo e intramurarie.
Per informazioni consultare:
Betontest.it
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