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Demolire significa distruggere. Ma ci sono diverse modalita' per farlo. È possibile infatti progettare razionalmente la fase della demolizione di un edificio. Per ottimizzare la raccolta, aumentare il riciclo e riutilizzare il piu' possibile i materiali edilizi. Che possono essere valorizzati al massimo e gestiti in modo intelligente. In poche parole, salvati.
Ma procediamo con ordine. Innanzi tutto è bene ricordarsi che la demolizione è una fase importante del processo edilizio.
In passato nei cantieri edili la demolizione a mano, ossia quella eseguita con il martello da fabbro, il piede di porco e, in seguito, la fiamma ossidrica, consentiva un più facile riutilizzo delle parti costituenti l'edificio.
Successivamente sono stati introdotti macchinari più sofisticati – martelli pneumatici, esplosivi, gru, ruspe – ma anche più invasivi. Questi infatti se da un lato riducono di gran lunga i tempi necessari per la demolizione, dall'altro trasformano gli edifici in macerie. Si crea insomma una massa indistinta di detriti, più difficili da catalogare ed eventualmente riciclare.
Pensare alla demolizione in termini di ecosostenibilità significa invece adottare una progettazione intelligente. Un metodo valido è quello della demolizione selettiva, anche definito smontaggio selettivo degli edifici. Lo scopo è quello di aumentare concretamente il livello di riciclabilità degli scarti generati nel cantiere di demolizione, qualunque sia la configurazione di partenza dell'edificio. Si utilizzano quindi parti di una vecchia costruzione per dar vita a una nuova. Analizziamole singolarmente.
Muri. Con la demolizione selettiva, i muri più alti degli edifici si abbattono con i metodi tradizionali, ovvero con mezzi meccanici dotati di braccio sufficientemente lungo. In questo modo molti mattoni si mantengono integri e, dopo essere stati selezionati e separati dai calcinacci, possono essere riutilizzati. Le parti più basse del muro, non demolite con l'uso di una ruspa, vengono smontate manualmente e i mattoni risultanti ripuliti e accatastati.
Pavimentazioni. Per la demolizione delle mattonelle della pavimentazione avviene la stessa cosa: dopo averle rimosse con appositi strumenti, vengono ripulite ed accatastate.
Copertura. Della copertura, se attentamente demoliti, si possono riutilizzare travi, correnti, tavolato e coppi. Si parte dai coppi, ovvero dallo strato superiore della copertura, che vengono demoliti manualmente. Si provvede poi allo smontaggio delle travi, da rimuovere necessariamente con l'ausilio di un mezzo meccanico.
I restauratori e, più in generale, tutti coloro che operano su edifici storici cercano di preservare travi e materiali antichi, magari trattandoli, per evitare di sostituirli cancellando così una testimonianza storica. Si tratta quindi di adottare queste tecniche anche nelle costruzioni più recenti.
Paesi come Belgio, Olanda e Danimarca già si distinguono per aver introdotto politiche che promuovono il riciclo e di fatto l'80% dei materiali C&D, ovvero provenienti da attività di costruzione e demolizione. In Italia, invece, complice la possibilità di reperire materie prime ad un costo contenuto, la percentuale dei rifiuti riutilizzati e riciclati non arriva neanche al 9%. Eppure il risparmio, secondo uno studio condotto negli Stati Uniti sul costo della demolizione selettiva calcolata su sei edifici, si aggira intorno al 37% rispetto a quella tradizionale.
Certamente per realizzare la demolizione selettiva è necessario coinvolgere committenti, progettisti, enti pubblici ed ogni altro soggetto interessato. Insomma, un lavoro di team che non risparmia nessuno. Ma una strada assolutamente da percorrere per rispettare l'ambiente e ottimizzare le risorse.
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