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L'importanza di cucinare e mangiare in modo responsabile ha dei risvolti non solo sulla nostra linea, sulla nostra salute e sulla nostra bilancia, ma anche sulla gestione ecosostenibile delle risorse e sulla progettazione di spazi, arredi e attrezzature adatti ad accogliere le tendenze del vivere all'insegna del verde.
Spesso abbiamo parlato del riuso, del recupero e del design che rende protagonisti vecchi oggetti e materiali sottratti al triste destino della discarica; meno frequentemente ci siamo addentrati nell'esplorazione di sistemi di arredi e impianti domestici pensati nel rispetto delle risorse naturali.
Vale la pena vedere qualche proposta nata intorno alle esigenze di uno degli spazi nei quali viviamo un gran numero di ore della nostra giornata: la cucina.
La sostanza sta nello spalmare di sostenibilità ciò che ci accompagna nelle nostre azioni quotidiane e di combinarlo, attraverso tecnologie e materiali opportuni, a ciò che tradizionalmente è accettato come utile e funzionale.
Quest'istanza è raccolta in pieno, ad esempio, dalla giovane designer norvegese Alexandra Sten Jørgensen, che già nel 2007 si faceva promotrice di un'Ethical Kitchen a perfetta misura di appartamento; niente di concretamente irrealizzabile, dunque, a discapito dei soliti scettici.
Questa cucina innovativa è tanto semplice quanto efficiente e nasce a partire da un tradizionale piano di lavoro in legno, al di sotto del quale è disposta una serie di vani ricavati da vecchie cassette per la frutta, uno dei quali è destinato al recupero di imballaggi in carta, cartone, plastica e alluminio.
Lo scarico del lavello alimenta invece, a goccia, una rigogliosa pianta collocata in vaso a un estremo del blocco funzionale.
La crescita e lo sviluppo di quest'ultima, inoltre, è incrementata dall'autoproduzione di compost a partire dagli scarti organici della cucina e rappresenta, in ogni momento della sua vita, l'indice tangibile della bontà del processo.
In un insieme di elementi che sono per noi familiari, fin da ciascun pasto che prepariamo in famiglia, si realizza dunque un mini ciclo produttivo che si basa sul riutilizzo e sul recupero e che, opportunamente esteso, può essere il punto di partenza di sperimentazioni più complesse, da sviluppare anche a livello di produzione per il grande pubblico.
La via dell'autosufficienza e del ciclo chiuso è anche quella percorsa dal laboratorio francese Faltazi che opera una reinterpretazione del concetto di cucina a partire da questi assunti:
- ogni rifiuto è una nuova risorsa;
- ogni goccia d'acqua che scende dal rubinetto deve essere utilizzata al massimo e non andare persa inutilmente per lo scarico;
- è possibile liberarsi dalla schiavitù delle energie prodotte con combustibili fossili e valorizzare ogni watt che il sole e il vento ci regalano ogni giorno senza che quasi ce ne accorgiamo.
Il mezzo per operare la trasformazione è rendere più consapevole il consumatore, anche nelle azioni che abitualmente compie nella sua casa, di quali risorse stia impiegando e di come possa riutilizzarle.
Il risultato dello studio, lungo e complesso, è la Ekokook, approccio sperimentale al tema della cucina, intesa come nucleo vitale della casa in relazione al bisogno di produrre, consumare e generare inquinamento.
Spiegarne nei dettagli il funzionamento, assai complesso e oggetto di una specifica sezione presente sul sito dei progettisti, sarebbe impossibile e inutile nelle poche righe di questo articolo.
Quello che vi basterà sapere per una conoscenza superficiale dell'argomento è che il funzionamento della Ekokook si basa su alcuni principi fondamentali:
- il risparmio energetico ottenuto attraverso una diversa organizzazione e conformazione dei tradizionali elettrodomestici (la lavastoviglie e il frigorifero in primis);
- l'adozione di metodi di cottura sani e meno impattanti sull'ambiente;
- la selezione, l'elaborazione e l'archiviazione di tutti i tipi di rifiuti: organici, solidi e liquidi.
Ma l'ecosostenibilità può essere la componente di base anche di quei piccoli aiutanti che solitamente popolano le nostre cucine, sovraffollate di ogni genere di elettrodomestico che, a solo qualche giorno dall'acquisto, viene spesso relegato a uno scaffale polveroso e dimenticato.
Parlo di questo con coscienza di causa; mi dichiaro pentita acquirente di una macchina per il pane che avrò usato, al massimo, tre o quattro volte.
Rimango comunque assolutamente affascinata dall'aspetto e dalla tecnologia retrò di R2B2, robot da cucina alimentato da un volano che tanto ricorda una vecchia macchina da cucire a pedale e che, invece, è assolutamente nuovo nel concept e nella pura ispirazione green.
Ideato dallo Studio Montag, che ha sedi in Germania e in Svezia e si fa promotore di un design giovane e attento ai bisogni della contemporaneità, l'elettrodomestico di nuova generazione accoglie quanto c'è di buono nella tecnologia tradizionale e la reinterpreta secondo nuovi bisogni e nuove aspettative.
Con un robot così, possiamo sentirci buoni anche quando maciniamo il caffè o sminuzziamo le verdure per il minestrone; la nonna ne sarebbe orgogliosa.
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