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L'anno 2009 ha fatto registrare un saldo negativo per quanto riguarda le esportazioni in tutto il settore commerciale del made in Italy, ma il trend negativo era gia' in atto, nel settore dell'arredamento, dal 2000.
Sono soprattutto le aziende meno competitive dal punto di vista dei contenuti progettuali a soffrire la concorrenza dei cosi' detti Paesi emergenti, cioè asiatici e dell'est europeo.
Qualita' e innovazione sono dunque le parole d'ordine per invertire questo trend. Le aziende italiane che piu' si affermano nei mercati esteri sono quelle che piu' hanno investito e investono nella ricerca, per esportare contenuti progettuali ed estetici di alta qualita', appunto, frutto pero' di politiche aziendali che hanno scelto l'ecocompatibilita' quale linea base nei processi produttivi.
Questo sta avvenendo soprattutto nel settore cucina, in cui le aziende di fascia alta, se da una parte offrono nuovi modelli a costi più accessibili per venire incontro all'utente in periodo di crisi, dall'altra sviluppano in maniera sempre più decisa il settore contract, soprattutto, ma non solo, nel mercato estero. Settore, questo, che permette ai designers di confrontarsi su un terreno stimolante e, per certi versi, senza troppi vincoli di tipo estetico.
Un ottimo modo, questo, per promuovere ulteriormente l'immagine del Made in Italy inteso come tecnologia e innovazione, non solo quindi come stile.
Importanti commesse nel comparto contract sono già da anni state appannaggio di aziende come Snaidero e Arclinea, per citarne solo alcune. Nel caso di Snaidero ciò sta avvenendo fin dagli anni novanta, soprattutto negli Stati Uniti, nel mercato immobiliare di fascia alta. In seguito a tali esperienze, si sono aperte altre frontiere, come Cina, Emirati Arabi, Singapore, Inghilterra.
Ultimi progetti in corso sono quelli intrapresi in Turchia e Corea, e questo sempre grazie alle caratteristiche che da sempre contraddistinguono l'azienda: capacità di coniugare esperienza industriale ormai consolidata negli anni con capacità di adattare i prodotti al mercato del posto. Tale flessibilità permette, ad esempio, di poter fornire un notevole numero di cucine, che abbiano però delle caratteristiche tecniche e di materiali che tengano conto delle particolari, eventuali, condizioni climatiche.
Un altro tipo di commessa, altrettanto interessante, che vede protagoniste aziende del made in Italy è quella che offre l'opportunità di allestire ambienti, nello specifico cucine, in residenze ufficiali di rappresentanti politici all'estero.
Arclinea, con Arclinea projects, oltre a realizzare i così detti multi housing projects, come nel caso di Boston, dove ha realizzato le cucine per i 54 appartamenti di lusso nel palazzo ristrutturato da Frank O. Gehry, che rappresenta solo uno dei tanti esempi del genere, si è occupata anche della progettazione della cucina nell'Ambasciata italiana in Washington D.C.
Questa residenza si trova nel quartiere residenziale di Columbia, all'interno del Rock Creek Park, un'estensione verde di quasi nove ettari. La costruzione risale agli inizi degli anni '20 e ha avuto nel corso degli anni inquilini illustri legati ai vari corpi diplomatici di ogni parte del mondo. Nel 1976 vi entra ufficialmente l'Ambasciata italiana.
Nell'ottica della promozione del meglio del made in Italy, si orientò la scelta su un ambiente cucina che testimoniasse tradizione e innovazione ad alti livelli. Il modello Italia di Antonio Citterio sembrò la scelta più appropriata, ad iniziare dal nome. Così Arclinea allestì ufficialmente la cucina, scegliendo come partner Scholtès per quanto riguarda i piani lavoro e gli elettrodomestici.
La progettazione ha ovviamente comportato non solo la fornitura della cucina, ma anche la supervisione dei lavori di demolizione di parti obsolete della struttura, così come il rifacimento degli impianti e la realizzazione di soluzioni ad hoc come, ad esempio, la indoor miniature greenhouse, una sorta di piccola serra interna, dove poter coltivare direttamente le spezie e le erbe da usare in cucina, oppure il warming top, un top riscaldante dove lo chef mantiene in caldo i piatti prima che vengano serviti.
Un progetto, insomma, che si è occupato dei minimi dettagli, per una cucina che possa poter servire cibi per 200/250 persone, ma che possa essere utilizzata anche semplicemente dalla famiglia dell'ambasciatore, in uno spazio previsto all'interno della cucina più grande. La cucina dei grandi eventi si può trasformare nell'accogliente ambiente familiare di tutti i giorni.
Un grande poster con l'immagine di Alberto Sordi nel film Un americano a Roma su una delle pareti della cucina testimonia con ironia il senso di italianità del luogo.
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