Si riaprono a Napoli i termini per la definizione di istanze di sanatoria non ancora evase e riguardanti tutti i condoni precedenti, per interventi realizzati in aree vincolate.
Grazie ad un protocollo d'intesa siglato lo scorso 28 gennaio tra il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino e le soprintendenze per i Beni culturali e Paesaggistici, Artistici e Etnoantropologici di Napoli, si riaprono per la citta' partenopea i termini per la definizione di istanze di sanatoria non ancora evase e riguardanti tutti i condoni precedenti, per interventi realizzati in aree vincolate.
Più precisamente si parla non solo dei condoni del 1985, del 1994 e del 2003, ma anche della L.R. n. 10 del 2004 e di un Dpr del 2010 che riguarda opere definite di lieve entità.
Naturalmente il provvedimento è rivolto ad immobili non di pregio ricadenti in aree che spesso sono state definite vincolate in epoca successiva alla presentazione dell'istanza e dove la presenza del vincolo ha posto un freno alla definizione della stessa.
Il Comune si è trovato infatti di fronte al blocco di migliaia di pratiche riguardanti piccoli abusi, come l'apertura di una finestra, che non potevano essere sanati a causa dei vincoli.
Per questo nel protocollo sono stati definiti alcuni parametri per i quali l'abuso è sanabile anche in zona vincolata, tra i quali il fatto che le opere abusive:
- non costituiscano ostacolo o limitazione per le visuali panoramiche godibili sia dai punti di belvedere accessibili al pubblico e dalle strade pubbliche;
- non risultino elemento detrattore del valore paesistico del sito e del contesto;
- non abbiano implicato e determinato alterazione delle aree libere pertinenziali sotto il profilo orografico per l'assetto idrologico originario del sito;
- non abbiano comportato alterazione e/o compromissione dei caratteri tipologici e figurativi di immobili di valore storico, architettonico, estetico e tradizionale;
- non devono costituire organismo in contrasto, per materiali e tipologia edilizia, ovvero per connotazioni di precarietà strutturale ed esecutiva, con le caratteristiche paesaggistiche del contesto, ovvero con le connotazioni specifiche della pre-esistenza di cui risultano eventuale ampliamento e/o modificazione.
Purtroppo, però, il condono riguarderà anche manufatti di maggiore consistenza, dove sarà sufficiente che l'abuso sia tale che l'edificio mantenga le caratteristiche preesistenti, tipo il colore della facciata o la tipologia degli infissi.
Il protocollo contiene anche prescrizioni per l'Ufficio Condono che dovrà dare indirizzo anche di modifica ai progetti di completamento presentati, in modo da assicurare che le caratteristiche tipologiche, di materiali impiegati e finiture non contrastino con il contesto storico, architettonico o paesaggistico, in cui si inserisce l'edificio.
In alcuni casi verrà richiesto anche di riqualificare le aree circostanti.
L'accordo è stato ritenuto necessario quindi per smaltire tutte le pratiche di condono ancora giacenti negli uffici del palazzo San Giacomo.
All'intesa ha fatto seguito la delibera di Giunta 106/2011, con la quale sono stati stabiliti i criteri per cui le opere possono definirsi sanabili, rispettati i quali la sovrintendenza di competenza dovrebbe pronunciarsi affermativamente nell'arco di 25 giorni.
In caso di mancata risposta, varrebbe il silenzio assenso e la risposta affermativa arriverebbe direttamente dagli uffici comunali, senza indire la conferenza dei servizi.
L'operazione porterà nelle casse comunali un gettito che è stato stimato tra i 10 e i 15 milioni di euro.
La prossima settimana partirà una campagna informativa nella quale saranno rese note anche le date di riapertura per completare il pagamento degli oneri e dei diritti di segreteria.