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27 Agosto 2018 ore 13:20 - NEWS Impianti idraulici |
Con il termine autoclave si intende generalmente l'impianto utile a incrementare la pressione dell'acqua potabile rispetto alla rete di distribuzione.
Molto spesso il termine pompa e il termine autoclave vengono utilizzati indistintamente, ma in realtà sono due cose diverse: la pompa autoclave è una apparecchiatura che serve a far aumentare la pressione in un liquido mentre l'autoclave è un impianto più complesso del quale la pompa fa parte.
Gli impianti autoclave vengono solitamente utilizzati per servire in maniera efficiente tutti gli utenti che abitano ad una certa altezza e ovviare agli inconvenienti dati dalla scarsa pressione dell'acqua proveniente dalla rete.
L'acqua potabile, infatti, raggiunge gli utenti a una pressione variabile, che dipende dal punto di consegna ma anche dal periodo della giornata e dall'andamento del consumo, responsabile delle perdite di carico nelle tubazioni. Solitamente, la pressione è nell'ordine di alcuni bar e poiché un bar, ovvero 1 kg/cm², equivale alla pressione esercitata da una colonna d'acqua alta poco più di 10 m, con la sola pressione di rete l'acqua può raggiungere un'altezza pari ad alcune decine di metri.
In palazzi di altezza superiore, ma anche in un palazzo di altezza minore, è dunque necessario l'utilizzo di un impianto autoclave per garantire a tutti una pressione dell'acqua al rubinetto sufficiente per il corretto funzionamento di alcuni apparecchi ed evitare un flusso d'acqua limitato e instabile.
Gli impianti di distribuzione dell'acqua potabile impiegati nelle costruzioni civili si distinguono sostanzialmente in due categorie:
- impianti a caduta o a serbatoio aperto;
- impianti autoclave.
Gli impianti a caduta sono costituiti da una pompa che riceve acqua dall'acquedotto e la invia a serbatoi direttamente collegati con l'atmosfera, che sono quindi aperti.
Questi serbatoi vengono posizionati al disopra dell'ultima utenza da servire così da poter distribuire l'acqua esclusivamente per gravità. In tal modo, ovviamente, la pressione di uscita dell'acqua dai rubinetti sarà direttamente proporzionale alla differenza di quote tra il serbatoio e il rubinetto.
Gli impianti autoclave sono caratterizzati, invece, da serbatoi chiusi contenenti aria in pressione. Precisamente, gli elementi di cui è costituito un autoclave sono:
Quando l'acqua, inviata dalla pompa, entra nel serbatoio, l'aria presente si comprime facendo aumentare così la pressione. Raggiunta la pressione massima stabilita, la pompa automaticamente si spegne. In tal modo, nel momento in cui si apre un rubinetto collegato con il serbatoio, si ha un piccolo aumento di volume dell'aria compressa e di conseguenza una piccola diminuzione di pressione che consente l'uscita dell'acqua dal rubinetto.
Al raggiungimento del valore minimo di pressione stabilito la pompa si riaccende e il ciclo ricomincia.
Negli edifici a più piani si installano in genere più di un impianto autoclave a diversa pressione, necessario a servire i piani più bassi o quelli più alti. Gli impianti condominiali sono inoltre dotati di un interruttore orario che provvede a spegnere l'impianto nelle ore notturne per evitare rumori molesti.
Lo spegnimento notturno dell'impianto raramente causa disagi agli utenti sia perché di notte l'utilizzo dell'acqua è limitato, quindi le perdite di carico nell'acquedotto pubblico sono limitate, sia perché la pressione di consegna è maggiore che di giorno. Negli impianti autoclave più moderni, l'aria compressa è sostituita da una membrana in materiale elastico che consente di realizzare serbatoi più piccoli.
Determinare il volume e la capacità dell'autoclave è una operazione da affidare senza dubbio a un tecnico esperto, il quale, dopo aver valutato lo stato dell'impianto idraulico esistente, proceda a dimensionare l'impianto in base alla quantità di acqua necessaria alle utenze, alla portata che il dispositivo deve generare e alla pressione da sviluppare per il corretto funzionamento.
I modelli disponibili sul mercato sono numerosi e si caratterizzano per peso e dimensioni differenti in base al numero di utenze da rifornire e alla capacità totale necessaria.
In commercio esistono, inoltre, soluzioni da ingombri e peso ridotti, in modo tale da poter essere installati anche in soli 2 m3.
Il posizionamento dell'impianto autoclave è uno degli aspetti fondamentali al buon funzionamento dello stesso, il quale deve avvenire sempre in condizioni di sicurezza. Solitamente quando l'autoclave è utilizzata per soddisfare le esigenze di un intero condominio, si ritiene opportuno collocarla nel seminterrato affinché:
- possa poggiare su una base idonea a sorreggere il peso dell'impianto stesso;
- non ci sono particolari problemi di spazio;
- il rumore generato dal funzionamento può essere attutito dal locale di installazione.
Nel caso si verifichino guasti o perdite è sempre opportuno prevedere un invaso attorno al serbatoio, dotato di pompa idrovora di emergenza automatica, destinata allo svuotamento dell'acqua in eccesso in caso di malfunzionamento del sistema di troppo pieno.
Nei casi in cui l'autoclave debba servire solo gli inquilini posizionati ai piani superiori è possibile installare l'autoclave anche sul terrazzo, sempre dopo aver verificato, tramite un tecnico qualificato, la reale capacità portante del solaio, al fine di evitare pericolosi dissesti.
In questi casi è possibile scegliere autoclavi monoblocco, che contengono tutto l'impianto in un'unica struttura. Per garantire all'impianto lunga durata, ottimizzarne l'utilizzo e scongiurare il verificarsi dei cosiddetti colpi d'ariete, è sempre fortemente consigliato controllare periodicamente sia l' impianto elettrico sia l'impianto autoclave.
L'utilizzo degli impianti autoclave rispetto a quelli a caduta presenta numerosi vantaggi tra cui:
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