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Il mobile tarlato, se da un lato dimostra la sua età ed è, per questo, apprezzato dagli amanti dell'antiquariato, dall'altro lancia un grido d'allarme.
Infatti il legno tarlato, oltre ad imbruttirsi, perde consistenza e può arrivare addirittura a sgretolarsi.
Il legno preferito dagli insetti xilofagi non è né troppo giovane né troppo vecchio: è sufficientemente asciutto per consentire uno scavo agevole, ma non è eccessivamente duro.
I mobili molto antichi e tarlati non subiscono più l'attacco degli insetti.
Soltanto alcuni tipi di legno vengono assaliti dai tarli, mentre altri, come ad esempio il carrubbo e il pino marittimo, ne sono completamente (e fortunatamente) immuni.
Innanzitutto è necessario esaminare il mobile danneggiato dai tarli per verificare se essi sono sempre all'opera o se l'hanno abbandonato, in quanto ciascuna di queste situazioni richiede un intervento specifico.
Se su un mobile appaiono solamente fori vecchi significa che i tarli hanno ormai abbandonato il legno e non vi è necessità di ulteriore difesa, ma solo di un intervento di ripristino della superficie.
Se su un mobile appaiono anche fori “nuovi” vuol dire che alcuni tarli hanno abbandonato il legno ma altri sono ancora all'opera, in tal caso occorre combattere i tarli e rendere definitivamente “inospitale” il legno prima di procedere con il lavoro di ritocco finale.
Prima di qualsiasi intervento antitarlo bisogna esaminare il legno ed osservare i fori dei tarli con una lente di ingrandimento.
Se sono puliti all'interno e i bordi sono ben disegnati e continui (1) significa che i tarli sono fuoriusciti da poco e che, probabilmente, altri tarli stanno ancora agendo all'interno.
In questo caso è necessario procedere a un intervento di “avvelenamento” antitarlo.
Se, invece, i fori sono parzialmente occlusi da polvere e cera, ed i bordi sono sfrangiati (2), significa che i tarli hanno da tempo abbandonato il legno e si può passare direttamente all'opera di ripristino della superficie.
Vi sono diversi sistemi per combattere i tarli, ma occorre tenere presente che in ogni caso la lotta è lunga e difficile. Un intervento effettuabile da chiunque consiste nell'avvelenare uno strato di legno il più possibile profondo in modo da uccidere le larve o gli insetti adulti che vi fossero nascosti.
L'avvelenamento del legno, inoltre, impedisce che altri insetti, in seguito, possano nutrirsi delle fibre del legno. Per ottenere questo risultato sono disponibili in commercio liquidi di tipo diverso, ma con caratteristiche simili.
Questi prodotti non sono particolarmente pericolosi da maneggiare ma, trattandosi pur sempre di veleni, vanno utilizzati con attenzione e tenuti in posti non accessibili ai bambini.
Prima di procedere all'intervento, il legno va pulito accuratamente in modo da asportare eventuale sporco che impedirebbe un diretto contatto col liquido antitarlo. Il liquido può essere applicato sul legno a pennello, con passate successive, mentre una parte di esso può essere inserita all'interno del legno iniettandolo con una siringa, dentro ai fori dei tarli.
Questi fori, ricordiamo, sono di uscita, per cui all'interno l'insetto non vi è più, però queste gallerie vengono riutilizzate dagli insetti adulti per porvi altre larve, quindi l'intervento è particolarmente utile. Il foro raggiunge l'interno del legno e permette al liquido di essere assorbito dagli strati più profondi.
I materiali indispensabili per agire contro i tarli: veleno liquido, veleno spray, cotone, siringa, sacchi neri della spazzatura, stucco per chiudere i pori, naftalina, telo di nylon.
Si inserisce l'ago della siringa in tutti i fori presenti sul mobile e si agisce sullo stantuffo delicatamente fino a quando il liquido riempie il foro.
Non bisogna limitarsi solo ai fori:
spruzzare il veleno anche nelle fessure e nelle venature del mobile per garantire l'effetto del veleno del tempo.
Con un batuffolo di cotone pulite il liquido in eccesso che è fuoriuscito:
certi tipi di veleno antitarlo possono macchiare il legno.
Si completa l'operazione stendendo il veleno a pennello su tutto il mobile.
Due mani possono bastare.
Si può usare anche il veleno spray da iniettare direttamente nei fori tramite il comodo tubicino erogatore.
I fori più piccoli però sono difficili da trattare.
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