I consigli delle associazioni dei consumatori per i clienti raggirati dal mobilificio Aiazzone e per evitare l'insorgere di altri casi simili.
In questi ultimi giorni le pagine dei giornali riportano la notizia di un'indagine aperta da circa un mese dalla Procura di Torino, sul noto mobilificio biellese Aiazzone, divenuto famoso negli anni Ottanta grazie ad uno dei primi successi di marketing televisivo, una campagna pubblicitaria che aveva per protagonista Guido Angeli al grido dello slogan Provare per credere.
L'inchiesta è partita grazie all'esposto di alcuni tra i tanti clienti che, in tutta Italia, hanno ordinato ed iniziato a pagare mobili dell'azienda e che, a distanza di mesi, non ne hanno visto la consegna o essa è stata solo parziale.
Si tratta di clienti che hanno pagato di solito una caparra del 30% e stipulato un finanziamento e che, quindi, si ritrovano a pagare una rata mensile nonostante la mancata consegna, perché la società di finanziamento (Fiditalia) si dichiara estranea ai rapporti tra mobilificio e clienti.
Al di là dell'attuale fatto di cronaca, situazioni simili possono verificarsi, soprattutto quando le aziende promettono tanto a fronte di vantaggi e prezzi di mercato molto bassi.
Cosa fare, quindi in questo caso e in situazioni simili, per poter riavere quanto versato? Vediamo quali sono i consigli delle associazioni dei consumatori che si stanno attivando, nello specifico del caso Aiazzone, ipotizzando il reato di truffa nei confronti della società.
Per il caso in questione, bisogna dire che per chi ha già versato i soldi, sarà molto difficile riaverli indietro, poiché l'attuale società che gestisce il mobilificio versa in cattive acqua, mentre la precedente è già fallita.
In ogni caso la legge prevede che chi ha effettuato il finanziamento può far riferimento al Testo Unico Bancario che, all'art. 125 quinquies (Inadempimento del fornitore), stabilisce che se i beni pagati non vengono consegnati, il contratto si scioglie, le altre rate non devono essere pagate e quanto già versato deve essere restituito.
Questi sono i passi da seguire per cercare di riavere il maltolto:
- inviare al mobilificio tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, una diffida ad adempiere alla consegna;
- comunicare (sempre per iscritto con raccomandata a/r) alla finanziaria che la diffida non ha avuto seguito, chiedendo la risoluzione del contratto di finanziamento;
- nel caso si riceva risposta negativa, o nessuna risposta, dalla finanziaria, si può ricorrere all'Arbitro Bancario Finanziario della Banca d'Italia, che ha un costo accessibile e decide nel giro di due mesi. Ci sono già stati casi in cui l'arbitro si è pronunciato in favore di clienti raggirati, anche prima dell'entrata in vigore dell'art. 125 quinquies sopra citato.
Poiché Fiditalia ha già annunciato che non intende restituire le rate versate, il CODACONS ha dichiarato che farà ricorso ad una normativa europea per evitarle.
Inoltre l'associazione intende aprire un'azione inibitoria nei confronti delle condizioni espresse nel contratto di compravendita, che appaiono non a norma, perché, ad esempio non indicano tempi precisi di consegna, né eventuali penali.
Il consiglio, quindi, per situazioni in cui si stipula un contratto con un'azienda per la fornitura di mobili, è quello di verificare attentamente tutte le clausole previste.
www.casadelconsumatore.it
www.codacons.it