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A caratterizzare fortemente le case in stile giapponese ci sono la semplicità delle linee, la flessibilità degli spazi e il rispetto per la natura, che aiutano la creazione di spazi per la meditazione e la pace dell'animo.
Sono proprio tali qualità ad aver riportato questo stile tra quelli di tendenza negli ultimi tempi, grazie al fatto che, nel marasma delle nostre giornate stressanti, siamo sempre più alla ricerca della serenità, a cominciare dagli ambienti che viviamo.
Quali sono gli elementi attraverso cui si esplicitano queste peculiarità?
Scopriamolo insieme.
Le case tradizionali giapponesi sono costituite da una sequenza di spazi fortemente simbolici, pensati geometricamente in modo che le loro dimensioni siano multipli e sottomultipli di un modulo di base.
Il modulo per eccellenza è il tatami, una stuoia di paglia sottile bordata con stoffa scura, con la misura di un metro per due, che richiama le dimensioni di un uomo sdraiato.
Con il tatami viene realizzato il pavimento di tutte le stanze.
Ed è questo elemento a dettare le proporzioni degli ambienti.
Inoltre, il tatami è morbido al tatto e perfetto per poterci camminare scalzi o appoggiarci il materasso per dormire, il futon.
Ma partiamo dall'ingresso.
In realtà si deve partire da quanto accade poco prima dell'ingresso: uno spazio anticamera in cui il pavimento è diverso sia da quello della strada sia da quello della casa, in quanto questo spazio deve segnare il passaggio tra i due.
Poi troviamo il genkan, il luogo in cui bisogna togliersi le scarpe e indossare le pantofole, rigorosamente fornite dai padroni di casa, per poter accedere alla casa vera e propria.
Il pavimento in questo caso è in pietra grigia naturale, mentre le pantofole sono su un gradino in legno e, sopraelevato sorge poi l'inizio della casa.
Già da questo primo ambiente si vede una delle caratteristiche della casa giapponese: le porte scorrevoli in legno, che contornano l'ingresso. Esse sono chiamate shoji, hanno un telaio in legno e pannelli in carta di riso.
Dall'ingresso si entra poi nella stanza tradizionale giapponese, washitsu, in cui troviamo i tatami, i fusuma e gli engawa.
I fusuma sono presenti in tutta la casa per dividere gli spazi interni in maniera non definitiva, in quanto basta un leggero tocco della mano, per spostarne uno e trasformare gli ambienti secondo le esigenze.
La flessibilità degli spazi è, come si è detto, un altro attributo tipico delle case in stile giapponese, con pareti scorrevoli sia interne, presenti dovunque a eccezione di quelle su cui sono gli armadi a muro, sia esterne, fisse solo in corrispondenza dei servizi.
Quello che si può vedere subito è che in queste stanze non ci sono mobili, ma gli spazi sono del tutto liberi.
Lungo le pareti ci sono degli armadi a muro, in cui vengono riposti i vari oggetti, compreso il futon, che viene tirato fuori solo al momento del bisogno.
Il tutto per poter dare agli spazi molteplici usi ottimizzandoli.
L'irori è il cuore della casa, in genere il focolare per riscaldare la casa e cucinare.
Altro luogo sacro molto importante è il tokonoma, una nicchia posta in una stanza senza nessun arredo, con pavimento sopraelevato, costruita con materiali della vecchia casa.
In essa si appende uno scritto calligrafo o una stampa giapponese, unico quadro della casa. Lateralmente è posto un pilastro ligneo in cui vengono posizionati fiori.
Intorno agli ambienti della casa è posizionato l'engawa, un corridoio coperto da un tetto spiovente molto sporgente, lo yane, sotto cui si può passeggiare d'estate.
Da questo si ha accesso al giardino esterno, il tipico giardino zen.
I giardini giapponesi hanno la particolarità di essere spazi per la meditazione, dove nulla viene lasciato al caso, ma anzi, si fa tutto ciò che si può per favorire la crescita naturale delle piante.
Ci sono giardini in cui vengono riprodotte piccole colline (tsukiyama), quelli senza arbusti, ma solo con ghiaia e sassi (kare sansui) e, infine, i giardini da tè (chaniwa).
La sala da tè riveste un ruolo fondamentale, in quanto qui si celebra la cerimonia del tè.
Si tratta di un piccolo spazio all'interno del giardino in cui la cerimonia ha un rituale ben preciso, fatto di segni particolari che accompagnano l'esperienza della degustazione di tè e cibo.
Le case in stile giapponese sono fatte di materiali che vengono lasciati al naturale: il legno, la pietra, la paglia, il bambù, la corteccia.
La natura è molto presente in una casa giapponese, sia attraverso i materiali, sia con le composizioni floreali, ikebana, unici elementi decorativi ammessi in questi ambienti, combinazione di rami lunghi, che rappresentano il cielo, rami di lunghezza media, l'uomo, e rami corti, la terra.
Il risparmio energetico qui è assicurato, in quanto la circolazione dell'aria viene regolata naturalmente con la modulazione di fessure poste in alto nelle parti più fredde e più calde della casa, facendo entrare aria fresca e uscire quella calda.
In inverno, quando fa più freddo, le pareti mobili aiutano a rimpiccolire gli spazi e basterà un piccolo braciere per riscaldare il tutto.
Le finestre sono protette da una eccessiva insolazione grazie alla forte sporgenza del tetto.
Gli ambienti hanno colori neutri, dettati dalla naturalità dei materiali.
Fatta eccezione per quegli elementi che sono tipici di una cultura diversa da quella occidentale, possiamo impiegare lo stile giapponese anche nelle nostre case con piccoli accorgimenti.
Innanzitutto, bisogna preferire degli spazi minimalisti, molto ampi, dei veri e propri open space, da dividere in modo flessibile con l'impiego di porte e pareti scorrevoli.
In secondo luogo, bisogna preferire materiali e colori molto naturali, anche nell'acquisto degli arredi, che in realtà dovrebbero essere molto pochi perché gli spazi vanno lasciati liberi il più possibile.
E infine, se si ha un giardino, portare in esso le semplici regole dei giardini zen, con l'impiego di elementi semplici come ciottoli, fontane e arbusti, con percorsi in pietre e pedane in legno.
Molte aziende propongono poi arredi in stile giapponese.
Al classico letto occidentale possiamo preferire un tatami con futon, come la proposta Heyia di Vivere Zen che di giorno, se si sceglie di riporre il futon, consente di camminare a piedi nudi su una morbida isola creata dal tatami appunto.
Il legno impiegato proviene dalla Val di Fiemme, colpita da tragici eventi nel 2018.
Tutti i materiali usati da questa azienda sono naturali, provenienti da filiera controllata, biodegradabili al 100%, per bioarredi sostenibili.
Sempre Viverezen propone anche Separè Shoji Tatami, un tatami pieghevole in fibra di cocco e giunco intrecciato, che, proprio come quelli originali, si presta ad un uso versatile, letto, ma anche divisorio.
Anche CINIUS Srl propone Tatami, un paravento in perfetto stile giapponese e Shojii, pareti scorrevoli ispirate alle tradizionali porte giapponesi.
Queste pareti sono realizzate in massello lamellare di faggio, ideali sia per armadi a muro, sia per cabine armadio sia, infine, come divisori ambientali.
Lo scorrimento avviene su binari montati a soffitto per le ante piccole, o a soffitto e a pavimento per ante più grandi. Il rivestimento può essere realizzato con tessuti di cotone trattato antimacchia o altri materiali su misura, anche carta di riso come quelle tradizionali.
LAGO Spa invece realizza Chama, un divano letto matrimoniale o poltrona letto singola che prende vita da un futon e da cuscini, che all'occorrenza si possono ripiegare o distendere per formare una chaise longue a terra.
Molto minimal è anche il divano letto futon di Arpel
A completamento dei nostri spazi meditativi giapponesi possiamo decorare una parete con una carta da parati in stile, come Drops from Heaven di Wall & decò carta da parati su misura in tessuto non tessuto e vinile.
In alternativa abbiamo anche la carta da parati Essence di Inkiostro Bianco carta da parati panoramica in stile giapponese in taffetà, in vinile, in fibra di vetro EQ Dekor.
Se non vogliamo occupare un'intera parete, molto più minimal può essere una stampa giapponese, come quelle proposte da Viverezen.
E le luci?
Ci sono molte case che producono lampade in carta di riso, che ricordano le tipiche lanterne giapponesi. Vitra produce le lampade Akari dal 1951, quando l‘artista americano di origini giapponesi Isamu Noguchi iniziò a progettare le Akari Light Sculptures, con carta di riso.
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